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Nucleare, il centrodestra insiste sull’energia atomica “sicura e pulita” e sugli impianti “di ultima generazione”. Che non esistono

L'ultimo punto del capitolo dedicato all'energia del programma del centrodestra sta particolarmente a cuore a Matteo Salvini, che più volte si è speso in pubblico per un ritorno all'atomo, nonostante i due referendum con cui l'elettorato si è espresso in senso contrario. Il "nucleare di ultima generazione, sicuro e pulito", però, ancora non esiste: “Al momento non c’è soluzione al problema delle scorie, i costi sono altissimi, la sicurezza è un’illusione”, spiegano gli esperti

“Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro“. L’ultimo punto del capitolo dedicato all’energia del programma del centrodestra sta particolarmente a cuore a Matteo Salvini, che più volte si è speso in pubblico per un ritorno all’atomo, nonostante i due referendum con cui l’elettorato si è espresso in senso contrario (e all’ultimo, nel 2011, la Lega aveva lasciato libertà di scelta). “La prima nuova centrale nucleare italiana? Fatela a Milano, nel mio quartiere, a Baggio”, ha detto il Capitano per dimostrare di fare sul serio, magnificando il “nucleare di ultima generazione, sicuro e pulito”. Che però, come ha spiegato al fatto.it l’ingegnere nucleare Angelo Tartaglia, professore emerito al Politecnico di Torino, ha una caratteristica principale: non esiste.

“Al momento non c’è soluzione al problema delle scorie, i costi sono altissimi, la sicurezza è un’illusione”, spiegava l’accademico commentando la decisione della Commissione Ue di includere la produzione di energia nucleare nella tassonomia verde, l’elenco delle attività economiche “sostenibili” verso cui incoraggiare gli investimenti. Una scelta che Tartaglia definiva “un suicidio“, spiegando che i “mini-reattori” sparsi sul territorio e immaginati dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ancora non esistono in natura: “La quarta generazione di nucleare non c’è. Abbiamo un’emergenza climatica che ci chiede di dimezzare le emissioni di Co2 entro dieci anni. Non so come il nucleare possa rappresentare uno strumento utile, se richiede decenni per sviluppare le nuove tipologie”, avvertiva. Sottolineando che “l’energia nucleare non emette Co2, ma non si può definirepulita“, perché ha impatti negativi sull’ambiente circostante”, e che “non esistono macchine sicure o che non si guastano mai”.

A sdoganare il “nuovo” nucleare è stato anche il premier uscente Mario Draghi, che in un intervento in Parlamento lo scorso 7 marzo ha sponsorizzato la tecnologia della “fusione a confinamento magnetico“, l’alternativa alla fissione, “l’unica via possibile per realizzare reattori in grado di fornire energia elettrica in modo economico e sostenibile”, sviluppata dal consorzio Eurofusion (co-finanziato dall’Ue) che “prevede l’entrata in funzione del primo prototipo di reattore a fusione nel 2025-28”. Eppure proprio il direttore del programma Eurofusion, Tony Donné, ha affermato che “alla fusione nucleare mancano dieci anni da sempre” spiegando come, realisticamente, i tempi saranno molto più lunghi. Il progetto più serio e avanzato, a cui partecipano 35 paesi, è il reattore Iter nel Sud della Francia. che – se tutto andrà bene – si allaccerà alla rete nel 2035, quando riuscirà a fornire energia pari a quella di una piccola centrale a carbone.