Scontro totale nella maggioranza sullo Ius scholae. Se il rinvio di sette giorni di tutti i provvedimenti, quello che riforma la cittadinanza e quello sulla Cannabis, aveva fatto pensare a un calo della tensione, sono bastate poche ore per capire che la questione tra i partiti che sostengono il governo non sarà archiviata molto in fretta. Il primo segnale di ostilità è arrivato dal Carroccio che ha annunciato il deposito di 1500 emendamenti alla proposta di legge. Un modo per bloccare il testo e farsi sentire, proprio mentre in contemporanea, sul fronte opposto, i 5 stelle minacciano di uscire dall’esecutivo. A replicare ai leghisti è stato il segretario dem Enrico Letta: “Rimango senza parole”, ha detto nell’intervento in direzione Pd, “se si pensa di fare cadere un governo se non si vogliono dare diritti. Sullo Ius scholae non arretriamo di un millimetro. Il metodo della Lega e di Salvini è incomprensibile: è un tema parlamentare non di governo. Cosa avremmo dovuto fare noi quando cadde il ddl Zan? Non subiremo ricatti sulla testa di queste famiglie, di questi ragazzi”. La replica del Carroccio prende spunto, addirittura, dal vecchio hashtag di Matteo Renzi: “Spiace che il Pd, che una volta rappresentava i lavoratori, adesso abbia come priorità droga e immigrati. Le minacce di Letta? Non spaventano nessuno, Enrico stia sereno“.

Poco prima, interpellato dall’agenzia Ansa, aveva parlato anche il presidente M5s della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia: “In Parlamento si discute di tutto”, ha detto. “È surreale chiedere lo stop dello ius scholae dopo aver occupato i lavori della commissione per circa 30 ore. La verità è che questo testo può essere approvato e la Lega non ha argomenti validi. Il governo ha dato in commissione e darà in aula solo pareri tecnici. Non ha senso metterlo in mezzo”.

La dichiarazione di guerra dei leghisti è chiara. Dopo il deposito della mole spropositata di emendamenti, sono iniziate a uscire le note dei parlamentari per condannare in maniera compatta il provvedimento: prima i deputati bresciani, poi quelli bergamaschi. “Faremo di tutto”, ha detto il capogruppo in Affari costituzionali Igor Iezzi, “per evitare che l’attuale legge sulla cittadinanza italiana venga stravolta da questo scempio. La sinistra sa fin troppo bene che nel nostro Paese i minori stranieri godono già di tutti i diritti previsti e garantiti dalla Costituzione. Perché tanta insistenza invece di pensare ai veri problemi del Paese come caro vita, caro bollette e prezzi del carburante alle stelle?”. Ecco perché il deputato del Pd Emanuele Fiano ha chiesto il rinvio della discussione. Una richiesta accolta poi dall’Aula a larghissima maggioranza. Contrari alla richiesta Fratelli d’Italia, a favore il Carroccio. Il leghista Edoardo Ziello in Aula ha ribadito che argomenti come Ius scholae e Cannabis “non sono assolutamente la priorità per il nostro paese. La speranza è che vengano totalmente tolti da ogni calendario”. E poco dopo pure Matteo Salvini ci ha messo il cappello: “Mentre gli italiani hanno problemi di stipendi troppo bassi e bollette troppo alte, la sinistra blocca il Parlamento con leggi per legalizzare le droghe e regalare cittadinanze agli immigrati. Una follia, un insulto non solo alla Lega ma soprattutto ai milioni di cittadini in difficoltà”, ha detto il leader del Carroccio ad Affaritaliani.it.

Già stamani, in un’intervista al Corriere della Sera, il capo del Carroccio aveva detto che ritirare il sostegno al governo Draghi è l’ultima cosa che la Lega vorrebbe, ma osserva con preoccupazione “le continue provocazioni di Pd e 5 Stelle“. Tra queste proprio la legge sulla cittadinanza e la disciplina di stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, in materia di coltivazione, cessione e consumo della cannabis e dei suoi derivati, come recita il titolo del progetto di legge. Significativo che a rimorchio di Salvini siano arrivati oggi due suoi presidenti di Regione, quello lombardo (Attilio Fontana) e quello del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga. “Mi auguro che non vengano portati in Aula temi di discussione divisivi” ha sottolineato il presidente della Conferenza delle Regioni. Dall’altra parte Graziano Delrio, per il Pd, ha ribadito alla Stampa che “lo Ius scholae è una legge del Parlamento e non c’entra niente con l’agenda di governo, e chi dovesse mischiare le due cose se ne assumerebbe la responsabilità”.

In mezzo sta Carlo Calenda che si dice “molto favorevole allo Ius scholae” che definisce “un provvedimento di buon senso” ma avverte che “bisogna stare molto attenti a non mettere in crisi il governo, bisogna evitare battaglie che diventano di bandiera. Dunque se c’è la maggioranza per farlo, ben venga, siamo d’accordo, ma attenzione a non costruire artificiosamente tensioni nella maggioranza che poi si scaricano su Draghi che in questo momento deve affrontare problemi che vanno dal caro bollette all’inflazione, ai salari”.

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