Chi non ha ascoltato chi? Una dichiarazione del presidente Usa Joe Biden ha spinto Kiev a chiedere un chiarimento e a rilanciare. Oggetto della querelle tra i due Capi di Stato sono le settimane che hanno preceduto l’attacco russo all’Ucraina del 24 febbraio scorso. Secondo il presidente statunitense, il collega ucraino non avrebbe ascoltato gli avvertimenti di Washington sull’imminente invasione di Mosca. Ma in poche ore è arrivata la smentita di Kiev, col portavoce presidenziale che chiede un chiarimento e conto dell’inascoltata richiesta ucraina di sanzioni preventive per spingere i russi, allora già schierati lungo il confine, a ritirare le truppe: “E in questo caso possiamo dire che i nostri partner ‘non vollero sentircì'”.

“Molti pensavano che esagerassi, ma sapevo e avevamo dati”, ha detto Joe Biden a Los Angeles, durante un evento di raccolta fondi per beneficenza. Il presidente degli Stati Uniti torna alle settimane che hanno preceduto il conflitto. Ma rivendicando il primato degli Usa nella comprensione di quanto stava per accadere, l’inquilino della Casa Bianca assegna all’Ucraina la responsabilità di non aver ascoltato. “Volodymyr Zelensky non ha voluto sentire, in molti non hanno voluto sentire”. Binden ha spiegato come gli Usa si aspettassero l’attacco del 24 febbraio scorso: “Sapevamo che Putin avrebbe superato la frontiera. Non c’era alcun dubbio, e Zelensky non volle ascoltare, così come molte altre persone. Capisco il motivo, ma alla fine (Putin) lo ha fatto”. Kiev però non sembra gradire, e sulle settimana prima dell’attacco ha un’altra versione della storia. Che affida al portavoce presidenziale Sergei Nikiforov: “Il presidente ha chiesto ai partner occidentali sanzioni preventive contro la Russia prima che questa invadesse l’Ucraina”. E proprio su quella richiesta di sanzioni ritiene di non essere stata ascoltata dai partner occidentali. Secondo Nikiforov, infatti, Zelensky ebbe tre o quattro conversazioni telefoniche con Biden, dove i leader si scambiarono opinioni e valutazioni sulla situazione in merito alla minaccia dell’invasione russa. “Pertanto, la frase “non voleva sentire” probabilmente necessita di chiarimenti. Inoltre, se ricordate, il presidente invitò i partner a introdurre un pacchetto di sanzioni preventive per spingere la Russia a ritirare le truppe e ridurre la tensione. E in questo caso possiamo dire che i nostri partner ‘non vollero sentirci”.

Il portavoce si riferisce probabilmente al terzo colloquio telefonico tra Biden e Zelensky, al quale seguì la precisazione del Pentagono che escluse “sanzioni preventive”. Da gennaio gli Stati Uniti avevano avvertito Mosca che un’invasione militare avrebbero innescato immediate sanzioni, e così avevano fatto altri Paesi, come la Germania. Ma a metà febbraio il portavoce del Pentagono, John Kirby, intervistato da Fox News aveva escluso le sanzioni preventive che Zelensky andava chiedendo: “Se le usi prima perdono il loro effetto deterrente, se punisci qualcuno per qualcosa che non ha ancora fatto, allora potrebbe anche andare avanti e farlo”, ha detto Kirby. E precisava: “Crediamo che ci sia un effetto deterrente finché le teniamo come riserva, e siamo stati molto chiari con la comunità internazionale e con il presidente russo Vladimir Putin sulla gravità delle conseguenze economiche che potrebbero comportare”. Ha ragione Zelensky, dunque? In parte. Perché, sempre a metà febbraio, il presidente ucraino aveva più volte ridimensionato gli avvertimenti degli Stati Uniti su una possibile, imminente invasione da parte russa, dicendo che deve ancora “vedere prove convincenti”. “Comprendiamo tutti i rischi”, disse prendendo parte a una trasmissione televisiva, “e se voi o chiunque altro avete informazioni aggiuntive su un’invasione russa al 100 per cento a partire dal giorno 16, per favore inoltrateci queste informazioni”. E negli stessi giorni il leader ucraino lanciava messaggi rassicuranti, invitando la popolazione alla calma nel tentativo di ridurre i danni economici legati alla crisi.

Intanto, nel corso dello stesso evento benefico di ieri a Los Angeles, il presidente Biden ha affermato che il suo omologo russo Vladimir Putin “sta cercando non solo di cancellare la nazione dell’Ucraina, ma anche la sua cultura”. E ha spiegato che Putin vede la capitale Kiev come “la sede della Madre Russia”. Biden continua il suo lavoro per allargare il fronte internazionale anti-russo, ma non senza difficoltà. Il tentativo della Casa Bianca sembra infatti scontrarsi con la resistenza di molti paesi che preferiscono rimanere neutrali rispetto al conflitto. Tra questi ci sono India, Brasile, Israele e le nazioni del Golfo Arabo. Per sbloccare l’impasse, riporta il New York Times, Biden ha incontrato il presidente brasiliano Jair Bolsonaro al vertice delle Americhe. Ma solo per incassare il suo “ho un paese da gestire”. E la conferma della posizione prudenziale di un Paese che “è disposto ad aiutare perché la guerra finisca, ma che vista la dipendenza da certi attori stranieri deve rimanere cauto”. Biden si sta giocando anche la carta dell’Arabia Saudita, con la quale gli Usa si dicono pronti a “resettare i rapporti”. Poca fortuna anche in India, dove Biden ha incontrato il muro di una partnership decennale che vede il Paese dipendere da Mosca per fertilizzanti e apparecchiature militari.

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