Quattro anni e mezzo per corruzione, truffa, peculato e falso. E’ la pena patteggiata da Antonino Nucera, ex sindaco di Opera, in provincia di Milano. Esponente di centrodestra, l’ex primo cittadino era finito ai domiciliari nell’aprile dello scorso anno per una vicenda di presunti appalti truccati e tangenti: dall’indagine era emerso anche un presunto peculato su alcune forniture di mascherine. L’inchiesta era coordinata dai pm Stefano Civardi e Silvia Bonardi ed è stata condotta dai carabinieri. Il patteggiamento di Nucera, invece, è stato deciso dal gup di Milano Massimo Baraldo.

Secondo le accuse l’ex sindaco, nelle prime fasi della pandemia, aveva preso parte delle mascherine fornite dalla Protezione civile e destinate ad anziani e Rsa per poi distribuirle a parenti, amici e funzionari del Comune. Non solo. Nucera avrebbe anche favorito imprese compiacenti nelle gare d’appalto bandite dal Comune per il rifacimento delle strade e la ristrutturazione di scuole, centro civico e stadio. L’ex sindaco, che era stato circa 6 mesi ai domiciliari, ha patteggiato per corruzione, truffa, peculato e falso e ha messo a disposizione, tra risarcimenti e confische, circa 110mila euro. Oltre alle prime ipotesi di reato già emerse con l’arresto, con la chiusura delle indagini all’ex sindaco era stata contestata un’accusa di truffa aggravata ai danni della pubblica amministrazione perché, nel corso del suo mandato, si sarebbe adoperato, scriveva la Procura, “per continuare a ricevere lo stipendio come dirigente amministrativo di una scuola di Milano” dove lavorava prima di essere eletto, benché avesse “ottenuto un lungo periodo di aspettativa non retribuita, causando un danno erariale di circa 59.000 euro”.

Ventidue erano gli indagati in totale nell’inchiesta (funzionari pubblici, imprenditori e cinque società), ma alcuni avevano già patteggiato. Tra i 14 imputati rimasti in udienza preliminare in cinque hanno scelto la strada dei patteggiamenti accolti dal gup, come Nucera, altri 3 il rito abbreviato (condanne dagli 8 mesi ai 2 anni e 8 mesi) e altri 6 il rito ordinario e sono stati mandati a processo (anche se i pm avevano chiesto proscioglimenti). Il Comune di Opera nel procedimento era parte civile, assistito dal legale Alessandro Bastianello.

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