A Gerusalemme sono scoppiate violenze nel corso della processione funebre di Shireen Abu Akleh, la giornalista americano-palestinese di al Jazeera rimasta uccisa mercoledì mentre documentava uno scontro a fuoco fra israeliani e palestinesi a Jenin. Secondo la polizia israeliana, centinaia di partecipanti alla processione hanno protestato lanciando sassi contro gli agenti. Fonti palestinesi affermano che la polizia israeliana ha lanciato granate stordenti. Le immagini diffuse da al Jazeera mostrano gli agenti caricare il corteo funebre, con la bara portata a spalla che, a un certo punto, rischia di cadere a terra. L’emittente in un tweet scrive che la polizia chiede la religione dei presenti: cristiani o musulmani. “E nel secondo caso non sei autorizzato a prendere parte alla cerimonia”. Sempre secondo la televisione, all’uscita dall’ospedale St. Joseph alcuni agenti di polizia hanno caricato un gruppo di persone che intendevano trasportare la bara sulle spalle.
Una violenza che ha portato anche la Casa Bianca a esprimere “rammarico” e a definire quanto accaduto “un’intrusione in una processione pacifica”. La portavoce Jen Psaki ha parlato di avvenimenti “inquietanti”. Dura anche la linea dell’Unione Europea, espressa attraverso l’Alto rappresentante della politica estera: “L’Ue condanna l’uso sproporzionato della forza e il comportamento irrispettoso della polizia israeliana nei confronti dei partecipanti al corteo funebre”, ha detto Joseph Borrell ribadendo la richiesta di “un’indagine approfondita” sulle circostanze della morte e aggiungendo che “consentire un commiato pacifico” e “lasciare che i partecipanti al lutto piangano in pace senza subire molestie e umiliazioni” è il “minimo rispetto umano”.
"The Israeli army is asking people if they are Christian or Muslim. If you’re Muslim you weren’t allowed in." – @ajimran
Israeli occupation forces are attacking Palestinians during the funeral of killed Al Jazeera journalist Shireen Abu Akleh. pic.twitter.com/Xq3VkeOCqn
— Al Jazeera English (@AJEnglish) May 13, 2022
La polizia israeliana afferma di aver lavorato per assicurare la sicurezza nel corso dei funerali, anche attraverso contatti con membri della sua famiglia “per coordinare tutti gli aspetti del suo svolgimento in maniera legale”. “Sfortunatamente – si legge in un comunicato del portavoce della polizia israeliana a Gerusalemme – centinaia di rivoltosi hanno iniziato a turbare l’ordine pubblico, anche prima dell’inizio del funerale”. Secondo la polizia, “centinaia di persone si sono riunite davanti all’ospedale francese a Sheikh Jarrah (Gerusalemme est, ndr) e iniziato a scandire slogan nazionalisti”. Quando la bara è uscita dall’ospedale, “i rivoltosi hanno iniziato a lanciare pietre contro i poliziotti”, continua il comunicato, affermando che gli agenti sono stati costretti ad agire. “La polizia – si legge ancora – continuerà ad agire durante il funerale in base alle legge e agirà in maniera risoluta contro chi la violerà e i rivoltosi che tenteranno di approfittare del funerale per incitare alla violenza”. Il comunicato lamenta la diffusione di fake news e mezze verità tese ad incitare agli scontri e distorcere la realtà. I funerali, conclusi, si sono svolti nella chiesa greco-melchita alle porte di Jaffa della Città Vecchia. Hanno preso parte migliaia di persone. Il feretro è stato poi portato al vicino cimitero del Monte Sion.
Intanto, venerdì mattina sono scoppiati scontri a fuoco fra soldati israeliani e attivisti palestinesi nell’area di Jenin, la stessa città in cui, appunto, è stata uccisa la giornalista di al Jaazera. Secondo il ministero della sanità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) ci sono 13 palestinesi feriti, di cui uno grave. L’esercito israeliano ha confermato che sul posto c’erano soldati, oltre a uomini dei servizi interni dello Shin Bet e di una unità di elite dell’antiterrorismo della polizia. Un poliziotto israeliano è morto: lo ha reso noto la polizia. Si tratta di Noam Raz, 47 anni. Era un veterano da 23 anni dell’unità d’élite antiterrorismo Yamam. Il Times of Israel scrive che gli scontri sono avvenuti nell’ambito di un raid contro l’abitazione di un sospetto terrorista a Burquin (vicino a Jenin, appunto), nel nord della Cisgiordania. Secondo fonti palestinesi, gli israeliani hanno circondato la casa di Mohammad al-Dab’i, membro dell’ala militare del Jihad Islamico e intimato agli occupanti di arrendersi. Un video mostra un soldato israeliano che spara contro la casa con un razzo a spalla. Altre immagini mostrano la casa in fiamme, ma non è chiaro se vi siano persone all’interno, e palestinesi col volto scoperto che sparano con i fucili contro i soldati israeliani. Scontri sono avvenuti anche nel vicino campo profughi di Jenin.