Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a margine dell’iniziativa della CGIL su ‘donne e lavoro’ bolla le affermazioni di Elisabetta Franchi come “stereotipi e prassi purtroppo ancora presenti, parole da condannare”. “Ma c’è anche da domandarsi quanto siano solo la punta di un’iceberg”, dice.

Al termine della legislatura e dell’esperienza di governo guidata da Mario Draghi mancano dieci mesi e sul fronte del lavoro ancora tante questioni, salari, taglio dei contratti pirata, precarietà, le emergenze. “Il mio impegno è impegnarmi su tutti questi punti, poi su cosa porterò a casa francamente non lo so, nel senso che dipenderà molto dal dialogo sociale e dalle maggioranze che matureranno nel quadro di questa maggioranza così complicata. Del resto – sottolinea ancora il ministro – il ‘salario minimo’ se fosse stato semplice portarlo a casa lo si sarebbe fatto quando c’era una maggioranza più omogenea di questa (durante il governo Conte due, ndr)”.

Per Orlando lo scoglio per approvare il provvedimento dipende sia da un problema politico all’interno della maggioranza, sia dai contrasti tra i sindacati e Confindustria, ma spiega, “un accordo tra le parti sociali aiuterebbe molto anche un accordo di carattere politico, proprio per questo abbiamo avanzato un’ipotesi che non è quella di un ‘salario legale minimo’, cosa che spero potrà arrivare quando ci saranno maggioranze omogenee, ma proposto l’idea di utilizzare i contratti comparativamente e maggiormente rappresentativi come parametro per definire il salario minimo dei singoli settori”. “Abbiamo fatto un passo avanti perché su questo c’è un accordo con i sindacati – aggiunge – mi auguro che si apra anche una disponibilità da parte delle rappresentanze datoriali”.

Sul tema delle polemiche degli imprenditori nel reperire giovani lavoratori stagionali, spesso legate a critiche al Reddito di cittadinanza, mentre iniziano a circolare dati sulla fuga della manodopera straniera dall’Italia, attratta da salari più alti negli altri Paesi europei, Orlando dice: “Bassi salari e qualità del lavoro sono il nodo, tanto più se altri Paesi offrono salari e possibilità di carriera più elevati. Il punto è come tratteniamo forza lavoro in questo Paese, anche migliorando la qualità del lavoro stesso”. “Se gli imprenditori devono fare di più? – risponde – Senza generalizzare, ma ci sono contesti nei quali possono fare di più. E poi c’è una cosa che va fatta se vogliamo poi tirare delle somme: una seria lotta al lavoro nero”.

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