Una vittoria annuncia, ma mai così faticosa e in una Francia mai così spaccata. Emmanuel Macron è stato rieletto presidente in Francia con il 58,54% dei consensi: è il terzo dopo Mitterrand e Chirac a ottenere un secondo mandato e a restare all’Eliseo. Ha vinto in un momento storico di grande instabilità, nonostante le grandi divisioni che non è riuscito a sanare nel Paese e sotto gli occhi di una dirigenza europea terrorizzata dall’ipotesi di una sconfitta. A non farcela invece, è stata Marine Le Pen. Ha perso, proprio come cinque anni fa, ma questa volta si è presentata sorridente davanti ai suoi: l’estrema destra ha ottenuto il 41,46% dei consensi, 13 milioni di voti e un risultato che nella Quinta repubblica, ovvero dal 1958, mai era stato così alto. “Per noi è un’eclatante vittoria”, ha proclamato. E nessuno può davvero smentirla. Macron, poco dopo, davanti ai sostenitori riuniti sotto la Torre Eiffel ha annunciato l’inizio di una nuova era, ma prima di tutto ha dovuto riconoscere quella parte di Paese che non l’ha voluto: “Dovrò rispondere alla rabbia”, ha detto.

Al di là delle promesse, ora per i partiti francesi il pensiero è già alle elezioni legislative dei prossimi 12-19 giugno: perché con un Paese così spezzettato, è possibile pensare alla coabitazione, ovvero a una maggioranza in Parlamento che non sia di diretta emanazione del presidente della Repubblica. L’obiettivo fa gola a tanti. Intanto al Rassemblement National di Le Pen, che sogna la rivincita. Ma non è la sola forza ad ambire al colpo. E lo ha detto chiaramente, non appena chiuse le urne, proprio Jean-Luc Mélenchon: il leader della sinistra radicale può dare il via alla sua di campagna elettorale dopo il risultato sorprendente al primo turno. “Macron è stato mal rieletto in un oceano di astensione“, ha dichiarato. “Ora eleggetemi primo ministro, il terzo turno comincia stasera“. E a pensarci non sono solo i leader, ma anche i francesi: secondo un sondaggio Opinionway per Cnews e radio Europe 1, il 63% degli intervistati auspica una coabitazione (di questi il 46% con Le Pen, 44% per Mélenchon e 8 per cento per Pécresse). Insomma il leader di En Marche è riuscito nella difficile riconferma in una delle fasi più complesse a livello mondiale, ma ora per lui si aprono tante partite. Anche perché questo è il suo ultimo mandato possibile all’Eliseo e da domani, si inizierà a pensare (piano piano ma non troppo), alla sua successione.

I numeri: – Macron e Le Pen si erano già sfidati cinque anni fa: il presidente vinse con il 66,1% per cento dei consensi contro il 33,9 della candidata del Rn. Un distacco che si è assottigliato in questa tornata e che, un po’ peggio di come anticipato dai sondaggi, ha visto il primo vincente con circa 8 punti di differenza dalla seconda candidata. Ma che la sfida era più serrata si era capito già al primo turno di due settimane fa quando il leader di En Marche ha ottenuto il 27,8% dei voti, contro il 23,1% dell’avversaria. L’altro dato significativo di questa tornata elettorale è sicuramente l’astensione. Era previsto, ma fino alla fine le forze di governo avevano sperato in uno scatto. Il ballottaggio si chiude invece con il record in negativo: il 28,8 per cento degli aventi diritto al voto non si è presentato alle urne. Peggio di così era successo solo nel 1969 quando supero il 31 per cento. Cinque anni fa non era andata molto meglio, ma almeno l’astensione si fermò al 25 per cento. Non è un caso che Macron, nel suo primo discorso dopo la vittoria, abbia citato chiaramente chi ha scelto di non andare alle urne. Dare risposte a quella parte della popolazione è una delle priorità che, volente o nolente, il presidente dovrà darsi.

Marine Le Pen rivendica il record di voti per l’estrema destra – Marine Le Pen ci ha messo meno di mezz’ora a presentarsi davanti ai suo sostenitori per il discorso della sconfitta. Anche se “sconfitta” non è di certo la parola che può rappresentare questa serata. La leader dell’estrema destra ottiene un risultato mai visto in Francia dalla Quinta Repubblica e che era tutt’altro che scontato: ha ottenuto 13 milioni di voti, aumentando quelli presi nel 2017 (furono quasi 11 milioni) e più che doppiando quelli del padre Jean-Marie nel 2002 (5 milioni e mezzo). Ormai ce lo siamo dimenticati, ma questa campagna elettorale era iniziata mesi fa con lo spauracchio della cavalcata di Eric Zemmour, l’estremista di destra che faceva paura a tutti. Le Pen sembrava destinata a doversi fare da parte. Invece, la sua strategia della “credibilità empatica” (come l’ha chiamata il comunicatore Raphael Llorca intervistato da ilfattoquotidiano.it) e la campagna elettorale di basso profilo le hanno permesso di portare a casa un risultato senza precedenti. E soprattutto di poter dettare le condizioni nel suo campo. Il “nostro”, ha detto “è un risultato storico”. “Questa è una forma di speranza”, ha detto. E soprattutto “un’eclatante vittoria”. E ancora: “L’aspirazione al cambiamento non può essere ignorata“. Ora Le Pen sogna di capitalizzare il risultato alle prossime legislative: “Continuerò a essere impegnata per la Francia e per i francesi con tutte le mie energie e con tutta la dedizione che voi conoscete. Lancio stasera la grande battaglia delle legislative”. Quindi ha lanciato “un appello a tutti quelli che vogliono unirsi a noi per opporsi alla politica di Emmanuel Macron”. Il primo destinatario del messaggio? Proprio Zemmour, lui sì che ora è costretto ad inseguire Le Pen.

Mélenchon: dopo l’aiuto, la sfida a Macron – Ha tenuto duro per due settimane, poi nel giro di pochi minuti ha tolto la maschera del candidato responsabile che fa votare (in qualche modo) Macron e ha lanciato la sua campagna elettorale per “il terzo turno”. Jean-Luc Mélenchon, il leader della sinistra radicale e la vera sorpresa di queste elezioni presidenziali, punta ad avere il controllo dell’assemblea nazionale e chiede di essere eletto primo ministro. Quello che sembrava lunare fino a pochi mesi fa, oggi è uno scenario possbile. E se nei giorni scorsi il candidato aveva schierato i suoi apertamente contro Marine Le Pen, pur sapendo che molti dei suoi elettori non avrebbero mai ceduto al voto “di salvezza nazionale” per Macron, oggi ha fatto capire molto chiaramente che non intende lavorare ad accordi a sinistra: “Macron è il presidente della V Repubblica eletto peggio e questo in un oceano di astensionismo“, ha dichiarato. “Le urne hanno deciso. La signora Le Pen è battuta. La Francia ha rifiutato chiaramente di offrirle il suo futuro ed è una ottima notizia per l’unità del nostro popolo”. Musica cambiata, ora Mélenchon si toglie dai responsabili e lavora per la vittoria della sua Union Populaire. “Non rassegniamoci. Al contrario. Entrate nell’azione massicciamente. La democrazia ci può dare l’opportunità di cambiare direzione. Il terzo turno inizia oggi. Il 12 e il 19 giugno si svolgeranno le elezioni legislative e potete battere Macron e scegliere un’altra strada. Un altro mondo è ancora possibile se saranno eletti a maggioranza i deputati della nuova Unione popolare che deve ampliarsi”.

Le reazioni europee – In attesa di vedere cosa succederà nelle prossime settimane, di certo la vittoria di Macron fa tirare un sospiro di sollievo a tutta la classe dirigente europea. E che in un momento così drammatico era terrorizzata di dover affrontare anche l’arrivo al potere dell’estrema destra francese. La prova sono le decine di dichiarazioni arrivate a pioggia subito dopo il risultato. Il primo è stato il presidente della commissione Ue Charles Michel, al quale si è associata poco dopo Ursula Von der Leyen. In Italia ha parlato il presidente del Consiglio Mario Draghi: “Una splendida notizia per l’Europa”. I nostri Paesi “sono impegnati fianco a fianco, insieme a tutti gli altri partner, per la costruzione di un’Unione Europea più forte, più coesa, più giusta, capace di essere protagonista nel superare le grandi sfide dei nostri tempi, a partire dalla guerra”. Ma il coro unisce tutte le alte cariche degli Stati Ue: dal presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier al premier spagnolo Pedro Sánchez fino al premier ucraino Zelensky: “Felicitazioni a Emmanuel Macron, un vero amico dell’Ucraina. Gli auguro nuovi successi per il bene del popolo francese. Apprezzo il suo sostegno e sono convinto che insieme avanzeremo verso nuove vittorie comuni. Verso un’Europa forte e unita“. Proprio quello ucraino è per Macron (e per il mondo) il dossier più urgente di tutti. Sempre che non venga distratto dalla nuova ed ennesima campagna elettorale francese.

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