Bucha è occupata ma c’è chi spera che possa arrivare presto una liberazione. Il sindaco, Anatolii Fedoruk, in una intervista all’Adnkronos parla di orrori da seconda guerra mondiali: stupri, fosse comuni, cadaveri senza sepoltura in pasto ai cani. Una città distrutta. “Purtroppo Bucha, come anche le confinanti Hostomel e una parte di Irpin sono occupate, ma nella zona continuano a lavorare le forze armate ucraine, la difesa territoriale e i volontari. Ci sono forti combattimenti e quindi noi crediamo nella liberazione” spiega il primo cittadino della località a 30 chilometri a nord ovest di Kiev che da oltre un mese è uno dei fronti più caldi del conflitto. “La comunità di Bucha – ricorda – è stata tra le prime attaccate perché sul nostro territorio si trova la pista di decollo dell’aeroporto di Hostomel. Questo è il varco di Kiev da cui Putin voleva far scendere le truppe aviotrasportate, per prendersi la capitale, ma siamo riusciti a rovinare il suo piano. A costo delle vite e delle distruzioni, il nemico è stato fermato ai confini di Bucha e Irpin, e non è stata permessa la guerra lampo“.

Per questo il 25 marzo la città – insieme a Irpin, Mykolaiv e Okhtyrka – ha ricevuto dal presidente Zelensky il titolo di “Hero city of Ukraine“. “Un’onorificenza che ci è stata data per il coraggio, per la resistenza e per le sofferenze che il nemico ha portato sul nostro territorio: ormai sono 33 giorni che il nostro popolo difende la propria terra dagli occupanti russi”, rivendica Fedoruk, che insieme ad appena un decimo dei 50mila residenti di Bucha, si trova ancora in città. E alla domanda su come stia, risponde secco: “In guerra, come tutto il Paese”. Una guerra che in zona ha colto tutti di sorpresa: “In pochi credevano a un’invasione su vasta scala. Quando l’aeroporto di Hostomel il 24 febbraio è stato attaccato è stato un vero shock per gli abitanti di Bucha. La pista di decollo si trova sul nostro territorio. Vedevamo gli elicotteri sorvolare il parco”.

La risposta della Difesa di Kiev non si è fatta attendere: “Già il 28 febbraio l’esercito ucraino ha iniziato i combattimenti nelle strade di Bucha, distruggendo le colonne dei carri armati degli occupanti”, racconta il sindaco. A quel punto “i russi si sono fermati per qualche giorno mentre aspettavano i rinforzi da Nord: in pratica il nemico, non riuscendo a entrare a Kiev da nord-ovest, è rimasto incastrato nella nostra zona”. E se negli ultimi giorni giungono notizie di un arretramento delle posizioni dell’esercito russo, il sindaco invita però alla cautela – “la verità è che ci sono continui combattimenti. Ora siamo in una fase intermedia, meglio attendere le informazioni ufficiali sui risultati” – e fa appello all’Occidente: “Chiudete lo spazio aereo. Gli ucraini resistono eroicamente nei combattimenti, ma i lanci dei razzi sull’Ucraina li deve fermare la comunità mondiale”.

Tutti gli orrori di cui noi abbiamo sentito parlare come di crimini compiuti dai nazisti durante la seconda guerra mondiale ora li vediamo qui a Bucha, dove è in atto un piano del terrore contro la popolazione civile – afferma Fedoruk – È difficile credere che una cosa del genere possa accadere nel XXI secolo”, dice Fedoruk, riferendo di brutali uccisioni di civili, stupri e saccheggi delle case da parte dei soldati russi. “I russi, col pretesto di cercare i nazisti, irrompono nelle case e le saccheggiano e poi uccidono i civili senza motivo. Il 17 marzo Ruslan Nechyporenko, padre di tre figli, è stato ucciso con un colpo a bruciapelo davanti a suo figlio di 14 anni, con cui stava andando a prendere aiuti umanitari”, racconta il sindaco. Gli occupanti – prosegue – “stuprano ragazze, feriscono e uccidono i bambini, non hanno pietà neanche per gli anziani. Ai medici non permettono di portare fuori i feriti e prestare soccorso a chi ne ha bisogno”. A questo si aggiunge la necessità assoluta di beni di prima necessità “Alcune persone hanno perso tutto. Abbiamo un quartiere particolarmente problematico nei pressi della vetreria, dove ci sono decine di famiglie, con molti anziani, che attendono aiuto. Servono medicine, cibo, vestiti, ma consegnare gli aiuti umanitari è molto difficile”.

Anche quando Mosca e Kiev si accordano, “i russi non rispettano i patti: hanno sparato alle auto con a bordo i civili che si erano uniti alla colonna degli autobus e hanno bloccato le colonne di aiuti umanitari. Abbiamo anche il caso di un autista dell’autobus ferito che portava gente da Hostomel e Bucha”. Anche i corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili “un paio di volte non hanno funzionato e agli autisti non è stato permesso di passare per il percorso precedentemente stabilito”. Nonostante le difficoltà della fuga, “in città sono rimaste circa 5-6 mila persone delle quasi 50 mila ufficialmente residenti a Bucha prima della guerra. Quindi la maggior parte ha lasciato le proprie case, migliaia di persone sono state evacuate con corridoi umanitari. Se non l’avessimo fatto in tempo ci sarebbero state molte più vittime…”.

“I russi devono far entrare nei territori temporaneamente occupati una missione internazionale affinché si fermi lo spregio dei morti. Gli occupanti non consentono ai parenti di recuperare i corpi dei loro cari morti. Alcuni cadaveri sono lì dall’inizio dell’occupazione, li stanno mangiando i cani affamati”, racconta il primo cittadino. “Nella fossa comune vicino alla chiesa di Bucha – riferisce – abbiamo seppellito più di 120 persone, mentre altri cinquanta corpi attendono la sepoltura. E questa è soltanto la parte centrale della città. Nei quartieri periferici gli addetti dei nostri servizi non riescono a recuperare le salme, perché li uccidono. Molte persone seppelliscono i propri cari dove possono: nei cortili, nei parchi, nei campi e vicino agli alberi”.

“Quasi tutto ciò che abbiamo costruito in 30 anni, tutto ciò che le persone amavano, è stato distrutto. Le condutture idriche e del gas sono distrutte. Le linee della corrente anche e non è possibile di ripristinarle a causa dei combattimenti”, racconta il primo cittadino, spiegando che i 5-6mila civili rimasti in città, su una popolazione che prima del conflitto contava quasi 50mila persone, sono allo stremo: “Da 3-4 settimane la gente è costretta a nascondersi nelle cantine, a vivere senza connessione internet, senza corrente, senza gas, praticamente senza ricevere consegne di cibo e medicine da fuori”. Una tattica, quella della “distruzione delle infrastrutture, che è alla base di terrorismo contro la popolazione civile: così i russi cercano di stroncare la resistenza, perché quando la gente ha freddo, sta al buio e ha fame, diventa più docile”. L’entità dei danni – riferisce Fedoruk – è diversa da zona a zona, ma tutti i 14 centri abitati che fanno parte della comunità di Bucha ne hanno subiti. “Scuole, asili e strade sono danneggiate. Sono stati distrutti i centri commerciali e le basi della maggior parte delle industrie situate nella regione. Sono state colpiti dagli spari condomini residenziali, per lo più nel quartieri nuovi di Bucha, in cui vivevano molte famiglie giovani”, racconta il sindaco, rimandando “l’analisi dei danni a dopo la liberazione della città”, ma dicendosi comunque convinto che “resisteremo e ricostruiremo tutto ciò che è stato distrutto. Ad ora è difficile fare progetti, ma so che gli abitanti di Bucha amano molto la loro città”. Dal primo cittadino, infine, un appello all’Italia: “Siate accoglienti con chiunque sia venuto nel vostro Paese a causa della guerra. Aiutate gli ucraini, le nostre donne e i nostri bambini, a sopravvivere a questa tragedia, avremo bisogno di loro per ricostruire la città”.

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