Doveva compiere 51 anni a ottobre e nella vita si era spesso occupato dei punti caldi del mondo, raccontando storie di umanità, dal terremoto di Haiti ai disordini politici in Egitto e Libia fino al movimento dei Black Lives Matter. Brent Renaud, video-giornalista americano, è stato ucciso sotto i colpi d’arma da fuoco a Irpin, in Ucraina, a pochi chilometri da Kiev. Secondo quanto riportato dal capo della polizia della regione di Kiev, Andriy Nebytov, i colpi sono stati sparati dall’esercito russo.

Il reporter è stato inizialmente associato al New York Times. Addosso, infatti, aveva un tesserino della testata americana. Tuttavia il giornale statunitense ha fatto sapere in una nota che Renaud “non si trovava in missione in Ucraina per il quotidiano”. “Siamo profondamente rattristati dalla morte di Brent Renaud. Brent era un fotografo e un regista di talento che negli anni passati aveva collaborato con noi – si legge nel comunicato – Anche se aveva collaborato con il Nyt in passato (più recentemente nel 2015) non si trovava in missione per noi. Le prime informazioni riferiscono che lavorava per noi perché è stato trovato con il tesserino del giornale che gli era stato dato per una missione anni fa”.

Insieme al fratello Craig, anche lui regista indipendente, Brent Renaud ha prodotto tra gli altri “Surviving Haiti’s Earthquake: Children“, vincitore del duPont-Columbia Award 2012, premiato insieme al progetto multimediale del New York TimesA Year at War” come un esempio di narrazione artistica e interattiva vissuta online. Brent ha passato gli ultimi venti anni a produrre film e programmi televisivi con il fratello. Erano noti per aver raccontato storie da diverse parti del mondo, alcune anche coinvolte in conflitti armati. I loro racconti hanno toccato l’Iraq, l’Afghanistan, i disordini politici in Egitto e in Libia, la lotta per Mosul, l’estremismo in Africa, la violenza dei cartelli in Messico e la crisi dei giovani rifugiati in America Centrale. Non ultimo il video-reporter aveva anche realizzato un lavoro sui Black Lives Matter per il Boston Globe dal titolo “Black Lives Matter in un paradiso per i suprematisti bianchi. La storia di una storica marcia di protesta in una piccola città dell’Arkansas”.

Renaud non era solo a Irpin. Secondo il racconto di un altro giornalista, rimasto ferito al checkpoint e portato in ospedale, lui e Brent Renaud stavano “attraversando il primo ponte a Irpin con altri colleghi per filmare i rifugiati in fuga” quando “si è avvicinata un’auto che ci ha chiesto se volevamo andare con loro per passare il secondo ponte”. Poi, ha raccontato dal letto di ospedale, come si vede in un video diffuso sui social, “abbiamo superato il checkpoint e ci hanno sparato contro. Brent è stato ferito e lo abbiamo dovuto lasciare indietro per fuggire. Sono stato portato qui da un’ambulanza. Ho visto che gli hanno sparato al collo, ma non so che fine abbia fatto”.

Anche la Casa Bianca ha commentato la notizia definendola “orribile e scioccante“. “L’ho appena appreso – ha affermato il Consigliere per la sicurezza Usa, Jake Sullivan, in una intervista al programma della Cbs, “Face the Nation” – mi consulterò con i miei colleghi, con gli ucraini, per determinare come sia accaduto, per poi misurare ed eseguire conseguenze appropriate”. “Seguiremo quest’ultimo sviluppo molto da vicino e risponderemo in modo proporzionale”, ha aggiunto.

Foto Facebook Renaud Brothers/Nella foto Brent e Craig Renaud

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