Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. I consiglieri provinciali del Trentino che lo scorso anno si aumentarono lo stipendio di circa 450 euro al mese, attingendo ad un fondo (congelato) di adeguamento ai costi della vita, adesso scoprono che in questo modo sforano il tetto fissato per legge del guadagno massimo di 11.100 euro. Rischiano così di dover abbattere i rimborsi forfettari o i rimborsi spese per restare sotto soglia.

La scorsa estate la decisione assunta dal consiglio regionale del Trentino Alto Adige divenne un caso nazionale. La Sudtiroler Volkspartei, sostenuta dalla Lega che fa parte della maggioranza, ma con il sostegno di altre forze politiche, aveva sbloccato gli arretrati della rivalutazione Istat di indennità e rimborsi spese che si era fermata nel 2012. Polemiche dell’epoca a parte, considerando i già alti stipendi dei consiglieri, adesso i contabili hanno scoperto che il governo Monti aveva imposto nel 2012 un tetto invalicabile. A cui si adeguarono le Regioni con una legge dei propri consigli.

In Trentino Alto Adige l’indennità fu fissata a 9.800 euro mensili, ma adesso, grazie all’adeguamento Istat, il totale arriva a 10.251 euro. Si tratta della fetta principale di quanto percepito dai consiglieri, a cui si devono aggiungere altre voci già previste: rimborsi spese a forfait pari a 732 euro netti mensili (cresciuti rispetto ai precedenti 700 euro), nonché altri 784 euro (in precedenza erano 750) per il rimborso delle spese documentate. Sommando le prime due voci si arriva a 10.983, ossia pericolosamente vicino al tetto di 11.100 euro che la legge regionale aveva fissato quale limite invalicabile, comprensivo sia delle spese forfettarie che di quelle documentate. Se anche queste ultime arrivassero al massimo, ecco che la soglia è abbondantemente superata, arrivando a 11.767 euro.

A Trento adesso si stanno arrovellando per cercare una soluzione, visto che i consiglieri non sembrano disposti a rinunciare alla seconda voce di risarcimento spese. Il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder ha chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato per capire se ci sia una via d’uscita e ha informato il presidente del consiglio regionale, Josef Noggler, considerato che la legge è regionale.

Le verifiche hanno portato, a Trento, ad un’altra scoperta. Ci sono altre Regioni italiane, come il vicino Veneto, che con astuzia (e sotto il limite degli 11.100 euro) hanno disposto un’indennità di carica più bassa (6.600 euro) a cui hanno aggiunto una diaria forfettaria molto più alta di quella del Trentino Alto Adige, addirittura 4.500 euro. Così le tasse pagate allo Stato sotto forma di Irpef (calcolata solo sull’indennità) sono più basse.

La polemica degli aumenti Istat è scoppiata nel luglio scorso. Nel 2012 il consiglio regionale del Trentino Alto Adige aveva approvato una deliberazione che prevedeva l’adeguamento al costo della vita, introducendo un automatismo a differenza di altre categorie di lavoratori. Però all’epoca l’attenzione sulla spending review era molto alta e così, temendo polemiche, per nove anni l’Uffico di presidenza non aveva mai deciso di dare corso all’incremento, finché nel 2021 il presidente dell’assemblea regionale, Josef Noggler, ha inserito un emendamento alla discussione sul bilancio, prevedendo di scongelare il fondo accantonato degli adeguamenti Istat, così da distribuire gli arretrati a tutti i consiglieri regionali. La norma prevedeva anche i futuri adeguamenti. E’ per questo che i consiglieri in busta paga hanno due nuove voci – “Istat indennità consiliare” e “Istat rimborso spese esercizio di mandato” – che possono far raggiungere il tetto consentito ai consiglieri.

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