È stato presentato il nuovo Piano Rifiuti Speciali Regione Campania, la cui approvazione è prevista a partire dal 6 febbraio 2022. Nel corso della presentazione dei dati Arpac alle associazioni portatori di interessi diffusi – da cui per l’ennesima volta siamo stati esclusi noi Medici dell’Ambiente Campania nonostante regolare mail di richiesta di partecipazione inviata in data 11/1/2022 – con apprezzabile sinossi grafica, Arpac ha presentato una figura riassuntiva sufficientemente esaustiva ed esplicativa della produzione di rifiuti urbani e speciali in Campania riferita all’anno 2019, ma senza confronti con gli anni precedenti.

Dal momento che nei nostri archivi abbiamo ritrovato la medesima sinossi grafica prodotta sempre da Arpac per l’anno 2009, risulta di estremo interesse e particolarmente chiarificatore fare il confronto tra le due sinossi grafiche (2019 vs 2009).

I rifiuti, in tutta Italia, si dividono in:

Rifiuti urbani: l’unica quota in costante diminuzione nel tempo anche a seguito della crisi economica delle famiglie italiane. 2019 = 2.560.998 tonnellate/anno (t/a) vs 2009 = 2.800.000 t/a = -239.002 t/a;

Rifiuti speciali legalmente dichiarati con Mud cartaceo: 2019 = 8.436.752 t/a vs 2009 = 4.080.000 t/a = +4.356.752 t/a;

Rifiuti speciali legalmente importati: 2019 = 1.146.782 t/a vs 2009 = 260.000 t/a = +886.782 t/a;

Rifiuti oggetto di gestione illegale (in quanto prodotti in regime di evasione fiscale): nella “nuvoletta” Arpac non ci sono cifre né per il 2019 né per il 2009, dal momento che non ci sono ovviamente neanche gli autocertificati cartacei Mud (sempre ottimi per la classica “truffa assassina” del giro bolla nata con i Casalesi) per avere almeno una (sotto)stima ufficiale di riferimento: certamente è una quantità di rifiuti non compresa nelle cifre surriportate ma aggiuntiva.

Per una (sotto)stima quantitativa noi Medici dell’Ambiente abbiamo assunto il riferimento percentuale medio di evasione fiscale in Italia (30%; in Campania in media siamo al 47%, dati Dda) calcolati sul totale dei rifiuti speciali industriali autocertificati Mud, per cui la relativa “nuvoletta” Arpac vuota si riempie con le seguenti cifre: 2019 = 2.531.025 t/a vs 2009 = 1.224.000 t/a, cioè +1.307.025 t/a 2019 vs 2009.

Questa quarta quota di rifiuto prodotto e mai (sotto)stimato quantitativamente è quella quota di rifiuto da smaltire obbligatoriamente in modo illecito, in qualunque modo e che certamente incide con gravissimo danno sulla salute pubblica nei luoghi di smaltimento occulto, intra ed extraregionale, in tutta Italia e in tutto il mondo.

Ne consegue pertanto che, nel corso dei soli ultimi dieci anni, la sola Campania ha prodotto una (sotto)stima di rifiuti speciali industriali da smaltire illecitamente nel proprio territorio regionale o ovunque nel mondo per una quantità compresa tra 1.224.000 (2009) e 2.531.025 tonnellate annue (2019), per un totale quindi che possiamo (sotto)stimare in non meno di 10 milioni di tonnellate per dieci anni per la sola Campania. In Lombardia tale (sotto)stima è maggiore almeno di cinque volte. Questa quota di rifiuti è quella esplicitamente coinvolta in tutte le Terre dei Fuochi in Italia e nel mondo.

Per la Campania possiamo (sotto)stimarla quindi in non meno di 10 milioni tonn/ultimi 10 anni, per la Lombardia in non meno di 50 milioni di tonn/ultimi 10 anni.

In questi ultimi dieci anni tutti abbiamo perso tempo a preoccuparci della buona o cattiva gestione dei soli rifiuti urbani, che nel totale complessivo della Regione Campania 2019 incidono per non più del 17% del totale. Soltanto noi Medici dell’Ambiente abbiamo urlato, inascoltati, che dovevamo monitorare e preoccuparci non “della carta sporca”, rifiuto umido urbano che non uccide, ma della “lastra di amianto”, rifiuto speciale pericoloso cancerogeno al 100%, per il quale eravamo e siamo sempre a zero come impianti di smaltimento finale in Campania.

Abbiamo inutilmente litigato sugli inceneritori tra Campania e nord Italia quando adesso i dati Arpac ufficiali 2019 ci dicono che la Campania incenerisce, ma in un solo unico punto (Acerra), 692.293 t/a (2019) pari ad una percentuale di incenerimento regionale del 27% degli Rsu, in perfetta media Ue (= 27%) mentre in Italia la media è 21.

L’eccezionale incremento complessivo dei rifiuti speciali industriali prodotti negli ultimi dieci anni, in Campania come in tutto il resto di Italia, nella perdurante e gravissima assenza di una tracciabilità certificata di tali rifiuti e di carenza di impianti di riciclo e/o smaltimento finali, significa una cosa sola certissima: danno alla salute pubblica continuo e ingravescente ovunque le ecomafie avranno la possibilità di accumulare, smaltire o bruciare (roghi e capannoni), in tutta Italia e nel mondo.

Una cosa va detta in termini di apprezzamento finale: riteniamo che questa sinossi grafica complessiva e che include tutte e quattro le categorie di rifiuti esistenti sia la sinossi grafica migliore per fare comprendere a tutti gli italiani il problema rifiuti nella sua reale consistenza e gravità.

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