Alla fine del 2021 erano stati gli Stati Uniti, a supporto della coalizione guidata dall’Arabia Saudita, a sostenere che il primo obiettivo di Riyad e dei suoi alleati doveva essere quello di fermare gli attacchi aerei delle milizie filo-iraniane degli Houthi. Negli ultimi giorni si è assistito a un avanzamento dell’esercito di Sana’a, sostenuto proprio dalla coalizione delle potenze del Golfo, in diverse aree, come a Marib, mentre a Shabwa un attacco dei ribelli ha ucciso diversi soldati. Oggi, l’offensiva dei miliziani sciiti legati a Teheran ha varcato i confini del Paese e ha colpito con i propri droni tre cisterne che trasportavano petrolio nella zona industriale di Mussafah, ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, Paese che fa parte della coalizione guidata dal regno degli al-Saud, provocando tre vittime, due cittadini indiani e uno pakistano, e sei feriti secondo quanto riferito da al-Arabiya.

Un affronto che rischia di scatenare una dura reazione degli alleati che provocherebbe nuove sofferenze alla popolazione dello Yemen, stremata da 7 anni di conflitto che ha anche aggravato la crisi alimentare e sanitaria del Paese. I miliziani Houthi, intanto, hanno rivendicato l’attacco che ha anche provocato un incendio in un cantiere dell’aeroporto internazionale di Abu Dhabi, come spiega la polizia locale sul proprio account Twitter. Incendio comunque sotto controllo, come riferisce l’agenzia di stampa Wam secondo cui le autorità hanno aperto un’indagine. L’emittente al-Arabiya precisa però che il traffico aereo non è stato influenzato dagli incendi.

Tutto mentre da Teheran arrivano, in realtà, segnali di distensione nei confronti del principale rivale nell’area, ossia l’Arabia Saudita. Diplomatici iraniani si sono insediati nel Paese della monarchia saudita, presso la sede dell’Organizzazione della Cooperazione islamica (Oci), segnando un significativo passo in avanti nel processo di normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi che avevano interrotto le relazioni diplomatiche cinque anni fa. Media iraniani e sauditi fanno sapere che i tre si sono insediati a Gedda, sul Mar Rosso, dopo che nelle scorse settimane avevano ottenuto l’atteso visto d’ingresso dalle autorità saudite. Da Teheran, il ministero degli Esteri ha confermato la circostanza affermando che la presenza a Gedda dei tre diplomatici “può essere un buon preludio per le due parti per inviare delegazioni a visitare le loro ambasciate”.

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