I contagi continuano a crescere esponenzialmente giorno dopo giorno e nella lista dei positivi al Covid spuntano ora anche esponenti del governo. Nelle ultime ore è arrivata infatti la notizia che tre ministri, quello degli Esteri Luigi Di Maio, quello per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà e il collega per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao; si sono contagiati durante il periodo delle festività natalizie. La Farnesina ha fatto sapere che Di Maio è già guarito e “sta bene”, cosa che lo stesso esponente del Movimento 5 Stelle ha poi confermato sul suo profilo Facebook: “In molti mi state scrivendo, vi ringrazio per tutti questi messaggi e per il pensiero che mi state dedicando – ha scritto Di Maio -. Sono stato positivo al Covid, ma voglio tranquillizzarvi: sto bene, il mio ultimo tampone è negativo e già da domani tornerò a lavorare in presenza“.

D’Incà, invece, nonostante abbia già ricevuto la terza dose del vaccino, è in isolamento da qualche giorno, idem Colao, anche lui in isolamento con sintomi leggeri. Questo ha inevitabilmente riaperto il dibattito sull’imminente elezione del Presidente della Repubblica, a causa degli assembramenti che questo passaggio provoca. Una situazione a cui l’Ufficio di Presidenza della Camera e i Questori stanno lavorando, con una nuova riunione in calendario martedì prossimo. Ma anche un’emergenza che incide nel dibattito politico per la scelta del successore di Mattarella al Quirinale. Se infatti Colao, non essendo un parlamentare, non è un grande elettore, lo sono sicuramente Di Maio e D’Incà: ciò che appare evidente è che gli inquilini dei Palazzi della Politica sono esposti al contagio per i numerosi contatti che hanno e, vista la contagiosità della variante Omicron, non si può escludere che nei prossimi giorni non arrivino notizie di altri parlamentari contagiati.

La domanda è dunque se saranno sufficienti le misure che alla Camera si stanno già studiando: ingresso a Montecitorio con mascherina Ffp2; voto attraverso lo scaglionamento dei parlamentari; aumento del numero dei “catafalchi” cioè le cabine entro le quali si vota, togliendo le tendine in tessuto. Il costituzionalista Sabino Cassese ha appoggiato la proposta di Stefano Ceccanti, anch’egli costituzionalista e deputato Pd, di far votare i senatori separatamente a Palazzo Madama per poi scrutinare tutte le schede insieme alla Camera. Per ora i funzionari di Montecitorio sono cauti, e molto dipenderà dall’evoluzione dei contagi. Problema più politico è quello dell’esclusione dal voto dei deputati siciliani e sardi privi del Super green pass, che non potranno venire a Roma perché non potranno salire su traghetti o aerei. Si tratterebbe – secondo quanto afferma Francesca Donato, eurodeputata ex Lega – degli ex M5s Pino Cabras, Andrea Vallascas, Michele Sodano e Simona Suriano e di Guido De Martini della Lega.

Osvaldo Napoli, esperto parlamentare di Coraggio Italia, ha gettato un sasso nello stagno: se il numero dei parlamentari impediti di votare, tra positivi e in quarantena, impedisse di raggiungere il quorum di 505 voti dal quarto scrutinio, andrebbe “rivolto un appello al presidente Mattarella perché rimanga nel suo ufficio” con un “rinvio a data da destinarsi”. In pratica un regime di “prorogatio” di Mattarella che garantirebbe la chiusura della legislatura con l’attuale tandem di inquilini al Quirinale a a Palazzo Chigi.

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