Chiusura di bar e ristoranti a mezzanotte , divieto di vendita degli alcolici a partire dalla stessa ora, lavoro da casa raccomandato ed allungamento delle vacanze scolastiche nel periodo natalizio. La Danimarca, spaventata da una curva dei contagi in costante crescita trainata dalla variante Delta e dalla Omicron, corre ai ripari per provare a salvare il salvabile. Lo Statens Serum Institut, che si occupa della salute pubblica, riferisce che al momento ci sono 472 persone ospedalizzate a causa del Covid-19, 65 delle quali sono ricoverate nei reparti di terapia intensiva. Si tratta di numeri ancora gestibili, ma il quadro è incerto dato che i casi di variante Omicron raddoppiano ogni due giorni (al momento sono 1280) e questo ceppo è estremamente contagioso.

L’esecutivo progressista guidato da Mette Frederiksen aveva abolito tutte le restrizioni anti-Covid il 9 settembre e la Danimarca era diventata la prima nazione dell’Unione europea a ritornare alla vita pre-pandemia. A partire da quella data era stato abrogato il Covid-Pass, necessario per entrare in bar, ristoranti, discoteche e palestre, gli uffici e le scuole avevano riaperto a pieno regime. Il punto di svolta ha coinciso con la vaccinazione della maggioranza degli over 50. Il successo della campagna di immunizzazione, che ha raggiunto più dell’80% degli over-12, ha spinto ad abbassare la guardia. Via le mascherine, sì alla riapertura delle discoteche e molto ottimismo.

La Danimarca può contare su un elevato livello di fiducia sociale ed istituzionale, su un livello di polarizzazione politica e di disinformazione piuttosto basso e sulla presenza di un forte spirito comunitario. Questi tre pilastri, evidenziati da una ricerca realizzata dal New York Times, potrebbero consentire a Copenaghen di superare gli insuccessi della stagione invernale e la gestione delle misure di contrasto all’epidemia. Le limitazioni sono state attuate con raccomandazioni e la fiducia della popolazione nel governo si è rafforzata grazie a periodiche conferenze stampa tenute dalla premier. Il Dottor Filip Knop, dell’Ospedale Universitario Gentofte, ha evidenziato come l’alto livello di tassazione ed il basso livello di corruzione governativa contribuiscano a ridurre il livello di ineguaglianza con effetti benefici. “Le differenze tra ricchi e poveri – ha ricordato su MedPage – sono ridotte, il tasso di istruzione della popolazione è alto e ciò fa sì che la maggior parte dei danesi segua le raccomandazioni del governo, giudicate efficaci”.

L’atteggiamento spavaldo mostrato dalla Danimarca ha molti punti in comune con quello dei vicini scandinavi, come Norvegia e Svezia, che sono poi tornati sui loro passi. La forte pressione sui servizi sanitari municipali e sugli ospedali, unita al timore di non essere più in grado di curare chi ha bisogno e alla volontà di rallentare la diffusione della variante Omicron, hanno indotto il governo norvegese a introdurre significative limitazioni nelle ultime due settimane. Tra queste c’è il ritorno delle mascherine nei luoghi pubblici al chiuso, il distanziamento interpersonale di un metro, il divieto di servire alcol dopo mezzanotte mentre la Svezia ha raccomandato, tra le altre cose, di evitare i mezzi pubblici e gli assembramenti per non correre rischi. Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità concordano sul fatto che la riduzione dell’immunità tra le persone che sono state vaccinate per prime e la crescente noncuranza mostrata nei confronti del distanziamento e delle mascherine spiegano il motivo per cui l’Europa è tornata ad essere al centro dell’epidemia globale. “Il messaggio è sempre stato ‘fate tutto’”, ha dichiarato Hans Kluge, Direttore Regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa, le cui parole sono state riportate dal Guardian: “I vaccini stanno facendo quello che era stato promesso. Riducono le forme gravi della malattia e le morti. Ma perdono utilità se non accompagnate da altre misure preventive”.

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