Alla fine la mobilitazione è servita eccome e la vertenza si è chiusa: il cda del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) ha deliberato la stabilizzazione di altri 328 ricercatori e tecnologi in servizio presso l’Ente e che hanno maturato i requisiti ai sensi della legge Madia. Alla fine di una dura battaglia, il cui ultimo atto si è consumato dopo l’annuncio del Cnr, nelle scorse settimane, che sosteneva di avere a disposizione circa 3,3 milioni di euro, oltre a quelle che dovrebbero essere stanziate nella prossima legge di Bilancio per il 2022 e che, ad oggi, sono pari a 10 milioni di euro. Risorse che, quindi, sarebbero bastate solo per 205 precari. Da qui l’occupazione dei centro da parte dei precari che dal 13 dicembre rischiavano di non vedersi più riconosciuto alcun diritto, una volta scaduti i loro contratti. “Il via libera di oggi è una buona notizia. Finalmente i precari del Cnr, in lotta da mesi per vedersi riconosciuto il diritto alla stabilizzazione, sono stati assunti” è il commento dei segretari generali della Cgil, Maurizio Landini e della Flc Cgil, Francesco Sinopoli. Per Alessandro Melicchio, deputato del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura, “il Cda del Cnr ha fatto ciò che doveva fare: riconoscere il merito dei lavoratori rimasti precari, eccellenze del Paese che lavorano al servizio di tutta la collettività”. E aggiunge: “Questa vicenda sia di grande lezione, per il presente e per il futuro: riconoscere a parole il valore della ricerca non è sufficiente. Occorre difenderlo, e con esso i diritti dei ricercatori, nei fatti”.

L’annuncio del Cnr – “Completando il processo avviato nel 2018 e con un investimento complessivo che a regime sarà pari a oltre 144 milioni di euro (di cui 69 milioni finanziati con appositi provvedimenti normativi) – scrive il Cnr in una nota ufficiale – la stabilizzazione ha riguardato in tutto 1.868 unità di personale. E, come già avvenuto negli ultimi giorni, l’Ente punta il dito contro gli scarsi trasferimenti statali. “Questo nuovo passo – sottolinea il Cnr – è uno sforzo di grandi proporzioni per un Ente che, rispetto ad alcuni principali competitor internazionali (CNRS in Francia, Max Planck Institute in Germania, Karolinska Institute in Svezia e NRCC in Canada) presenta il più basso livello di finanziamento statale per ricercatore e la più alta capacità di attrarre fondi di ricerca (circa il 30% del complessivo turnover)”. Secondo il Consiglio Nazionale delle Ricerche il percorso che ha portato alla conclusione del processo di stabilizzazione è stato molto difficoltoso “proprio per la scarsità complessiva dei trasferimenti statali che negli ultimi anni hanno inciso profondamente sui complessivi equilibri economico finanziari e che solo recentemente sembrano essere in controtendenza”.

Il nodo delle risorse – A bloccare la situazione è stato il gap tra quei 13,3 milioni disponibili (compresi i 10 milioni della nuova finanziaria) e i circa 33 milioni che, secondo lavoratori e sindacati, il Cnr avrebbe invece a disposizione. Lo aveva spiegato a ilfattoquotidiano.it Rosa Ruscitti della Flc Cgil: “Ci sono 22,8 milioni di euro, ossia una parte dei 45 milioni stanziati con il decreto Rilancio firmato dal governo Conte Bis nell’agosto del 2020 per assunzioni e scorrimento di graduatorie” e poi “dei 25 milioni di euro stanziati nella Finanziaria 2021, con il decreto 614 del 19 maggio 2021, il ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa ha assegnato al Cnr 3,3 milioni per la stabilizzazione del personale (quelle da subito indicate anche dal Cnr, ndr) e 6,6 milioni per nuove assunzioni”. Tutto questo, senza neppure contare sui circa 10 milioni della prossima legge di Bilancio. Per i sindacati, infatti, era meglio non fare i conti senza l’oste. Su questo aspetto, però, il Cnr non si sbilancia: “Nelle more di una più precisa definizione delle risorse utilizzabili e dei delicati conteggi inerenti la sostenibilità finanziaria complessiva, il consiglio di amministrazione ha comunque deliberato nelle ultime adunanze i passi necessari per arrivare a questa soluzione (ossia la stabilizzazione di 328 precari, ndr)”.

La battaglia – Ma nel frattempo è proprio alle risorse già stanziate e indicate dai sindacati che fa riferimennto il deputato M5S Alessandro Melicchio. “Dentro e fuori il Parlamento, il movimento si è battuto innanzitutto per trovare le risorse necessarie a garantire la loro stabilizzazione, riuscendoci prima con il Governo Conte II e poi con l’attuale Esecutivo. Successivamente – aggiunge – abbiamo fatto il possibile affinché quelle risorse fossero effettivamente destinate allo scopo originario. Finalmente possiamo dire che ce l’abbiamo fatta”. Per i segretari generali della Cgil, Maurizio Landini e della Flc Cgil, Francesco Sinopoli “questo risultato è il frutto di una grande battaglia unitaria delle organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil insieme al movimento dei precari uniti del Cnr. Ora l’impegno è di difendere l’autonomia del Cnr e il suo ruolo centrale per definire un nuovo modello di sviluppo”.

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