Sventata una maxi truffa da 60 milioni di euro legata al reddito di cittadinanza. La Guardia di Finanza di Cremona e Novara, su disposizione della Procura della Repubblica di Milano, ha eseguito stamattina 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti membri di quella che i pm ritengono essere un’associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni e al conseguimento di erogazioni pubbliche. Arresti e perquisizioni sono state condotte nella notte nelle province di Cremona, Lodi, Brescia, Pavia, Milano, Andria, Barletta e Agrigento. Sei governatori leghisti hanno commentato il caso chiedendo lo stop al rifinanziamento della misura, ma il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, invita tutti a non credere a quella che definisce una “ignobile campagna politica”.

Il blitz delle Fiamme Gialle si inserisce in un’indagine ben più ampia che coinvolge 9mila persone. Secondo quanto risulta al Corriere della Sera, infatti, il gruppo criminale composto da una banda di romeni, insieme ad alcuni cittadini italiani (in parte complici o semplicemente vittime di estorsioni), si recava nei centri di assistenza fiscale (Caf) abilitati alle pratiche per il sussidio: a quel punto, presentavano le richieste e i codici fiscali di 9mila cittadini romeni, la maggior parte dei quali non aveva nemmeno mai messo piede in Italia, sostenendo però che queste persone esistessero e vivessero nel Paese da almeno 10 anni. Dall’altra parte, o il responsabile dell’ufficio faceva finta di niente, intascandosi il compenso di 10 euro riconosciuto loro dall’Inps per ogni pratica, oppure se si ribellava diventava oggetto di minacce ed estorsioni da parte dei membri della banda.

Inviate le ‘pratiche’, altri complici si recavano poi alle Poste per ritirare le card su cui venivano erogati i fondi. In inchieste analoghe, ad esempio, alcuni impiegati avevano notato che gli utenti che si presentavano addirittura non conoscevano la lingua italiana e anche quello che stavano chiedendo all’amministrazione pubblica.

In questo modo, secondo il pool reati pubblica amministrazione coordinato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, il gruppo è riuscito ad intascare 20 milioni di euro non dovuti, anche se la truffa poteva portare a un guadagno per i malviventi da circa 60 milioni. Per il gip, gli accusati hanno adottato una “procedura ‘parallela’ caratterizzata dalla completa elusione e disattesa delle più basilari disposizioni, legalmente sancite”, in merito al reddito di cittadinanza. La giudice milanese Teresa De Pascale nella sua ricostruzione ha evidenziato che “l’illecito business” architettato è “imprescindibilmente legato alla conoscenza di cavilli procedurali” da parte degli indagati. La truffa riguarda anche il reddito di emergenza.

Sulla vicenda non sono mancate le reazioni politiche, con sei governatori della Lega, nello specifico Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), Attilio Fontana (Lombardia), Maurizio Fugatti (Provincia autonoma di Trento), Christian Solinas (Sardegna), Donatella Tesei (Umbria) e Luca Zaia (Veneto), che in una nota chiedono lo stop al rifinanziamento della misura: “Il rifinanziamento del reddito di cittadinanza non sortisce solo l’effetto di impegnare ingenti risorse su una scelta assistenzialista, sottraendole a politiche attive capaci di stimolare la ripresa del lavoro e l’innalzamento dei livelli occupazionali, ma espone ulteriormente il sistema-Paese a truffe milionarie ordite da organizzazioni criminali a danno dei conti pubblici”. E si agganciano proprio a questo episodio per rilanciare il loro messaggio: “Alla luce anche di quest’ultimo episodio – concludono – non possiamo che rimarcare la nostra contrarietà nei confronti di una misura che riteniamo socialmente iniqua e strutturalmente fragile, al punto da porsi, tanto sotto il profilo filosofico che pratico, quale antitesi perfetta alle linee di sviluppo promosse attraverso il Pnrr“.

Poche ore prima era stato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che su Twitter aveva messo in guardia da possibili speculazioni politiche: “C’è una ignobile campagna politica in atto che identifica percettori del reddito e ‘furbetti’ – ha scritto – Chi ne ha diritto va rispettato, chi imbroglia colpisce soprattutto chi ha bisogno”.

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