Alla vigilia del G20 a Roma, un flashmob per tornare a rivendicare la sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid e la condivisione del know-how e della tecnologia necessaria a consentirne la produzione nei Paesi a basso e medio reddito. Lo hanno organizzato Oxfam, Emergency e Amnesty International, membri della People’s Vaccine Alliance. Di fronte alla posizione contraria della Germania e di diversi paesi dell’Unione europea, in particolare, e agli enormi profitti realizzati dalle compagnie farmaceutiche, l’appello è rivolto ai leader mondiali affinché venga garantito l’accesso globale al vaccino come bene comune.
“Nei Paesi a basso reddito meno del 2% della popolazione è stata vaccinata e nei Paesi ricchi siamo al 60%. Chiediamo ai leader di sostenere la proposta presentata oltre un anno fa da Sudafrica e India“, ha rilanciato Sara Albiani, policy advisor sulla salute globale di Oxfam Italia, ricordando come la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità pochi giorni fa abbia sottolineato come “senza un cambio di rotta radicale la pandemia continuerà a fare vittime e aumenterà il rischio di pericolose varianti”. “Il nostro governo, che presiede questa sessione del G20, deve fare di più. Alle prime aperture da parte del nostro presidente del Consiglio, Mario Draghi, non sono seguiti fatti concreti“, hanno sottolineato le diverse organizzazioni, precisando come “solo con la liberalizzazione dei brevetti si potrà porre fine alla disuguaglianza scandalosa nell’accesso”.
E ancora: “L’Italia aveva detto di voler seguire la posizione Ue, che al momento è contro la sospensione dei brevetti. Il nostro Paese non ha svolto un ruolo di leadership e non ha preso una netta posizione”, ha continuato Albiani. “Il programma Covax, nonostante le buone intenzioni, non ha raggiunto gli obiettivi prefissati. Si era deciso che entro fine anno si doveva garantire la vaccinazione al 40% della popolazione mondiale, ma non si è raggiunto nemmeno il 10% al momento, per mancanza di dosi destinate al programma, al di là delle promesse. L’Italia stessa aveva garantito donazioni per 45 milioni di dosi, ma al momento ne ha consegnate soltanto sei”, ha spiegato pure Rossella Miccio, presidente di Emergency, a margine del flash mob. E ancora: “Qui non si tratta però di un problema di carità, ma di diritti e di salute pubblica mondiale. E c’è anche un altro problema: se in Europa si era deciso ad aprile di non somministrare il vaccino Astrazeneca alle persone sotto i 65 anni, fino a poche settimane fa, però, questo era l’unico vaccino disponibile in tanti paesi a basso reddito. Come in Uganda”, ha spiegato. “Cinque milioni di morti credo siano un numero sufficiente per poter chiedere con ancora più forza ai leader mondiali di scegliere di essere veramente solidali e di salvare delle vite prima di volare verso casa”, ha avvertito pure Francesca Loffari, di Amnesty, di fronte al rischio concreto che dal G20 non emerga alcuna novità sul fronte della sospensione dei brevetti.
Senza dimenticare come in tanti Paesi sviluppati, al di là delle richieste dell’Oms, si stia già programmando un’estensione della terza dose per tutti: “Un conto sono le persone vulnerabili, un altro è un’estensione generalizzata, mentre tante persone nel mondo non hanno avuto accesso ancora nemmeno alla prima”, si spiega. Per questo, l’appello è che emerga “una guida politica forte” che possano garantire un accesso equo per tutti: “Non è nulla di rivoluzionario, è previsto dagli accordi costituiti dall’Organizzazione mondiale del commercio, che in situazioni di emergenza, come questa, possano essere adottate norme per sospendere i diritti di proprietà intellettuale
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