Nessun esito nella trattativa per evitare che il ddl Zan venga affossato. Mercoledì 27 ottobre il provvedimento riprenderà l’esame in Senato, ma sulle sorti della legge pende la proposta tagliola di Lega e Fratelli d’Italia che chiederanno di “non passare all’esame degli articoli del provvedimento”. E quindi di tornare in commissione, ovvero di far archiviare il ddl. Dopo un pomeriggio di vertici e mediazioni, Lega, Forza Italia e i renziani di Italia Viva hanno proposto un rinvio di una settimana del ddl, congelando di fatto sia la discussione (e quindi l’esame) sia la tagliola, per avere più tempo per arrivare in Aula tra 7 giorni con un’intesa. Ma la discussione non ha prodotto alcun accordo, anzi. Al termine ci sono state scintille tra la Lega e il Pd. “Avevamo proposto un rinvio di una settimana per continuare la mediazione, ora ognuno si prenderà le sue responsabilità”, ha detto il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo. Con la presidente dei senatori dem Malpezzi che ha ribattuto: “Domani si vedrà chi voleva affossare davvero il provvedimento”.

Nel pomeriggio una delegazione Pd, guidata dal deputato Alessandro Zan e dalla capogruppo aveva incontrato le varie forze di maggioranza. Alle 17 poi è iniziato il primo tavolo con le forze di maggioranza convocato da Andrea Ostellari, presidente della commissione del Carroccio. Ma subito sono arrivate le defezioni: M5s, Leu e gruppo Misto hanno deciso di non partecipare all’incontro perché, seppur “favorevoli al confronto”, “il presupposto indispensabile per un serio dialogo è quello di ritirare la cosiddetta tagliola”. La riunione dei capigruppo è durata circa un’ora, con toni molto accesi, ed è stata poi aggiornata al termine dell’Aula. Gran parte della discussione si è concentrata sulla tagliola, non si è nemmeno entrati ancora nel merito del provvedimento e delle eventuali modifiche condivise.

“Siamo al bivio. Se passa la linea Letta, domani si rinvia e si fa un accordo con tutti. Se passa la linea Cirinnà, domani sulla legge Zan si corre si va sotto e si rischia che la legge muoia per sempre”, ha scritto su Twitter il senatore di Italia Viva Giuseppe Luigi Cucca. Proprio i renziani, che alla Camera avevano votato a favore e contribuito a scrivere il testo, ora potrebbero essere l’ago della bilancia e decidere di bocciare il provvedimento. Dopo aver visto la delegazione dem, i capigruppo hanno fatto sapere di essere disposti a ripartire dal testo Scalfarotto, ovvero il provvedimento depurato di alcune degli aspetti fondanti (come l’identità di genere e le attività nelle scuole). Sono proprio questi i due ostacoli principali: l’estensione dei crimini d’odio anche alle discriminazioni basate sull’identità di genere, (formula che tutela le persone trans), e le attività di prevenzione dell’omotransfobia nelle scuole (che comunque sarebbero volontarie e previa autorizzazione di genitori, insegnanti e presidi). Sono questi i due punti che le destre e i renziani chiedono di far saltare, mentre Pd-M5s-Leu si oppongono.

La tagliola di Lega-Fdi e l’ipotesi voto segreto – Qual è il rischio che corre il ddl Zan? Il timore non è tanto sulla proposta di Lega-Fdi in sé, ma sul fatto che si possa chiedere il voto segreto e quindi esporre il provvedimento a lotte intestine e franchi tiratori. L’eventuale voto segreto su un provvedimento all’esame del Senato deve essere richiesto da 20 senatori: lo prevede l’articolo 113 del regolamento di Palazzo Madama che nel caso si applicherà alla richiesta di non passaggio all’esame degli articoli del ddl Zan. In particolare, l’articolo 113 stabilisce che “la votazione a scrutinio segreto può essere richiesta da venti senatori o da uno o più presidenti di gruppi che, separatamente o congiuntamente, risultino di almeno pari consistenza numerica. Prima dello svolgimento della votazione, il presidente verifica il numero dei senatori richiedenti lo scrutinio segreto”. La possibilità di non passaggio ai voti, che sul ddl Zan è stata richiesta da tempo da Lega e Fratelli d’Italia, è disciplinata dall’articolo 96 del regolamento (“Prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, un senatore per ciascun gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame”). Va messa ai voti una volta conclusa la discussione del provvedimento e prevede in sostanza che si bypassi l’esame del testo e degli emendamenti, andando direttamente alla votazione ‘finale’. Perciò se la richiesta di non passaggio agli articoli venisse accolta, il ddl Zan sarebbe di fatto bocciato.

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