Tutto cominciò da un divano. Siamo in pieno boom creativo della Milano anni ’80. Antonio Citterio figlio della solida borghesia brianzola, suo padre produceva mobili, si laurea in architettura, spiccato senso estetico e spirito da pioniere, vola a New York: “Quando l’America era l’America e noi la guardavamo con occhio da provinciale”, ricorda con ingenuità Antonio nel movie “The importance of being an Architect”, una produzione indipendente MyBosswas di Giorgio Ferrero e Federico Biasin, proiettato in anteprima mondiale al Milano Design Film Festival.
Progettare è come scrivere il soggetto di un film. Pensato come documentario corale e musicale che indaga la responsabilità degli architetti nella costruzione della società di domani.
“La mia vita è sempre stata un viaggio attraverso luoghi, idee, esperienze quali fonte continua di ispirazione: questo film mi ha permesso di soffermarmi sui momenti più importanti del mio percorso come architetto e designer, tracciando le linee della mia visione per il futuro – continua Antonio Citterio -. Ho festeggiato 70 anni, 50 straordinari anni di attività e 20 anni dello studio fondato con Patricia Viel”.

Per essere creativi bisogna essere visionari ad ogni costo? “E’ una grande cazzata – sbotta il gallerista Massimo De Carlo, una delle tanti voci che compongono il caleidoscopio del docu- L’architettura deve essere buona e funzionale. Altrimenti è una cattiva architettura”. Si entra in punta di piedi con una certa sacralità negli spazi progettati da ACPV da Miami a Tokyo passando per Amburgo, dalla catena d’alberghi patinati Bulgari al megagalattico Spazio Zegna ricavato dalla fabbrica in disuso. Ha invece trasformato la Tecnogym Village di Cesena in un laboratorio d’innovazione di 60mila metri quadrati sormontati da tettoie a onde. Per tutti il denominatore comune è leggerezza. Anzi, la filosofia della leggerezza. “Non basta più guardare i grandi maestri del passato. Bisogna studiare i fenomeni urbani per offrire una visione del mondo post Covid, nel pieno della crisi climatica e della redistribuzione urbana” si confronta la partner e co-fondatrice Patricia Viel. Eravamo 3 miliardi negli anni ’60, oggi ne siamo oltre 7, saremo 9 miliardi nel 2050. Come sarà l’architettura del futuro? “ Mai invasiva. Bisogna distruggere per ricostruire. E che faccia sinergia tra natura e ambiente costruito in simbiosi con l’ecosistema. Guardare come operano le api nel loro habitat naturale per ambire a una società perfetta come la loro. La forza del team: cooperazione, solidarietà e divisione dei ruoli”, aggiunge Citterio.

E poi ci sono gli intermezzi musicali, incantevoli come il ritmo degli strumenti, percussioni, arpe e violoncello che si applica alla “partitura” dell’architettura.
“La vera creatività è la conoscenza. Capire l’intelligenza degli altri mi dà soddisfazione…” riflette Antonio immerso nel bianco candore meditativo della sua Engadina.
“Erano gli anni ’80, inizio carriera, progettò il mio stand alla Fiera di Bologna – ricorda l’amica storica Carla Milesi di Gresy, oggi artista e scrittrice- Lo fece tutto verde con un colpo di colore giallo sole. Successo immediato”. Dicevamo tutto è cominciato da un divano, oggi diventato un cult il “Sity by B&B”, il modello modulare ad angolo.
Prossimo step? Ci vorrebbe proprio a Milano un bel museo del Disegn, degno dell’archistar Citterio.

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