Non ci fosse stato il movimentato arresto del candidato no vax Ugo Rossi per resistenza e lesioni ai carabinieri in un ufficio postale, a causa di un paio di mascherine non indossate, la campagna elettorale a Trieste sarebbe filata via senza particolari sussulti. La città è comunque una ribalta nazionale e costituisce un test interessante, considerando che la Lega governa la Regione Friuli Venezia-Giulia e cinque anni fa aveva preso il doppio dei voti di Fratelli d’Italia (9,79% contro 4,33%). Ma da allora di acqua sotto i ponti ne è passata molta, se si pensa che nel 2016 Forza Italia era il primo partito della coalizione vincente di centrodestra con il 14,47%, cifre impensabili oggi. Il Pd, pur sconfitto al ballottaggio, ebbe la maggioranza relativa con il 18%, seguito a ruota dal Movimento Cinquestelle con il 17,58%. Cosa è rimasto di quei rapporti di forza?

Di certo la corsa è a due, anche se le elezioni non hanno niente da invidiare alla Barcolana, la regata più grande del mondo che si terrà nel Golfo di Trieste una settimana dopo il voto. Con 21 liste, dieci candidati alla prima poltrona e circa 800 per quelle di consiglieri comunali, il numero dei contendenti è davvero imponente. In realtà le palpitazioni politiche sembrano essere ristrette al dilemma tra il centrodestra compatto e il centrosinistra che in caso di ballottaggio cerca l’appoggio dei Cinquestelle, che hanno scelto di correre con un proprio candidato.

Sindaco uscente è quel sempreverde della politica giuliana che porta il nome dell’imprenditore Roberto Dipiazza. Nel 1996 fu primo cittadino di Muggia per Forza Italia. Poi si candidò nel capoluogo con una propria lista, ma con il solido appoggio del centrodestra. Eletto nel 2001, si ripeté nel 2006. Ha sempre portato con sé una notevole dote di voti personali, come dimostrato nel 2011, quando dopo due mandati si candidò solo ad un posto in consiglio, non riuscendo però ad impedire l’elezione di Roberto Cosolini per il centrosinistra. Successo personale nelle regionali del 2013, poi sembrava che la sua parabola fosse calante quando nel 2014 non riuscì ad entrare nell’Europarlamento. Invece rieccolo nel 2016, sindaco per la terza volta seppure al ballottaggio.

Adesso che ci riprova per la quarta volta (sarebbe un record per una città capoluogo di regione), si trova sulla strada il vicepresidente della Regione Friuli Venezia-Giulia, Francesco Russo, del Pd. Terza incomoda Alessandra Richetti per i Cinquestelle, presidente uscente della sesta commissione consiliare, che può contare su un passaggio pre-elettorale dell’ex premier Giuseppe Conte che le ha dato sostegno. Inevitabile che in caso di ballottaggio i grillini appoggino Russo che, secondo i sondaggi, è costretto alla rincorsa.

Una città in via di sviluppo o ripiegata su se stessa, per i consueti problemi demografici di una popolazione sempre più anziana e per quelli legati alla sicurezza? La sparatoria di alcune settimane fa in strada, con una spedizione punitiva da parte di kosovari per il controllo della manodopera in edilizia, non ha contribuito a diffondere un’immagine positiva. A Russo, che gli ricordava la discesa sotto la soglia dei 200mila abitanti, il sindaco uscente ha replicato davanti ai commercianti parlando di sviluppo del porto come preludio di “un nuovo periodo come quello di Maria Teresa, quando la città passò da 40mila a 250mila abitanti”. Russo gli ha rinfacciato degrado, criminalità e droga dilagante: “Negli ultimi mesi abbiamo avuto risse, accoltellamenti, adesso una sparatoria. L’Istat dice che a Trieste aumentano i fatti di sangue, in controtendenza con la media italiana”. Dipiazza: “I dati forniti dal questore ti smentiscono, dovresti vergognarti perché dici cose sulla città che non sono all’altezza. Nel 2004 eravamo primi per qualità della vita, nel 2009 di nuovo, e quest’anno eravamo quinti. Tutti impazziscono per la nostra città”.

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