Arretrano i nuovi casi dopo 9 settimane di crescita, frena la crescita dei ricoveri, restano ancora 3,16 milioni di over 50 senza copertura vaccinale e oltre 4 milioni non hanno completato il ciclo. È questa la fotografia scattata dall’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe, riferito alla settimana 1-7 settembre. Rispetto alla precedente, il report segnala una diminuzione di nuovi casi (39.511 da 45.134, -12,5%) a fronte di un incremento dei decessi (417, furono 366 dal 24 al 31 agosto), influenzato tuttavia da ricalcoli. Scendono anche i casi attualmente positivi (133.787 da 137.925) e le persone in isolamento domiciliare (128.917 da 133.129), mentre si rileva un lieve aumento di ricoveri con sintomi (4.307 da 4.252, +1,3%) e terapie intensive (563 da 544, +3,5%).

“Per la prima volta da fine giugno diminuiscono i nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – sia come numeri assoluti che come media mobile dei casi giornalieri”. Solo 3 Regioni registrano un incremento percentuale dei nuovi casi, fa notare Gimbe, mentre in 9 Regioni crescono i casi attualmente positivi. Restano tuttavia 63 Province con un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100mila abitanti e in 5 regioni (Emilia-Romagna, Sardegna, Sicilia, Toscana e Umbria) ciò avviene in tutte le aree. La situazione è particolarmente grave in 7 Province, di cui sei siciliane, dove si contano oltre 150 casi per 100mila abitanti: si tratta di Siracusa (231), Messina (189), Ragusa (170), Trapani (170), Catania (165), Prato (164) e Caltanissetta (159).

“Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari di Gimbe – frena ulteriormente l’incremento dei posti letto destinati a pazienti Covid: rispetto alla settimana precedente crescono solo dell’1,3% in area medica e del 3,5% in terapia intensiva”. A livello nazionale, sottolinea la Fondazione, il tasso di occupazione rimane basso (7% in area medica e 6% in area critica), anche se in Sicilia (15%) e in Calabria (19%) si superano le soglie in area medica, cosa che avviene in terapia intensiva sempre in Sicilia (10%) che in Sardegna (15%). “Stabili gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione – con una media mobile a 7 giorni di 42 ingressi al giorno rispetto ai 43 della settimana precedente”.

Sul fronte dei vaccini, stando al report di Gimbe, restano complessivamente 4,1 milioni di over 50 (pari al 15,2% della popolazione in quella fascia d’età) che “non hanno ancora completato il ciclo vaccinale”. Di questi, 3,16 milioni non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose e sono quindi totalmente ‘scoperti’. “A fronte di un sostanziale appiattimento dei trend di vaccinazione in questa fascia di età, continuano a salire le curve degli under 50, nonostante una flessione di quella 40-49 anni e un iniziale rallentamento di quelle dei 20-29 e 30-39 anni – spiega il monitoraggio – Rimane invece costante la salita della fascia 12-19 anni, segnale incoraggiante vista l’imminente riapertura delle scuole”.

“A fronte di un dibattito politico e di una comunicazione pubblica che rincorrono percentuali target di copertura vaccinale – dichiara Cartabellotta – è bene ricordare che oggi non esistono i presupposti epidemiologici per conquistare la cosiddetta immunità di gregge, in grado di proteggere i non vaccinati grazie ad un’elevata percentuale di persone non più suscettibili al contagio, perché vaccinate o guarite”. Infatti, aggiunge il presidente di Gimbe, “al momento nessun vaccino è approvato per i soggetti sotto i 12 anni compiuti: oltre 5,8 milioni di persone (9,9% della popolazione) tra cui il virus continua a circolare liberamente” e i vaccini anti-Covid approvati “non sono sterilizzanti, ovvero non conferiscono un’immunità totale contro il virus e anche chi è vaccinato ha una probabilità, seppure molto più bassa, di infettarsi e trasmettere il virus”. Al momento, sottolinea il monitoraggio, in Italia l’efficacia del vaccino nei confronti dell’infezione “si attesta intorno al 78%”.

In sostanza, sintetizza Cartabellotta, è “inutile inseguire la chimera di una percentuale di popolazione vaccinata in grado di “spegnere” l’interruttore della circolazione virale”. L’obiettivo di salute pubblica, a suo avviso, è quello di vaccinare “tutti coloro che non presentano specifiche controindicazioni. Visto che quest’obiettivo è oggi “basato su robuste evidenze”, spetta “alla politica scegliere la strategia con cui raggiungerlo: dal punto di vista scientifico tutte le carte sono in regola per istituire l’obbligo vaccinale”.

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