“Nel mio negozio sono arrivate scolaresche e cittadini da ogni parte d’Italia. Mancano le istituzioni. Nessuno è venuto per dirmi ‘mi dispiace per quello che ti è accaduto”. Così, nel corso della seconda giornata della Festa de Il Fatto Quotidiano (QUI IL PROGRAMMA COMPLETO), Savina Pilliu ha raccontato la battaglia per la legalità e contro la mafia portata avanti per oltre 30 anni insieme alla sorella Maria Rosa (morta poche settimane fa). Una storia di resistenza civile riportata anche nel libro “Io Posso” di Marco Lillo e Pif (edito da PaperFirst e Feltrinelli). E sono stati proprio i due autori insieme al responsabile di Fq Millennium, Mario Portanova, a intervistarla sul palco della festa, in un incontro intitolato “Le sorelle coraggio e l’agenda della legalità” (QUI L’INTEGRALE). Savina Pilliu ha spiegato anche a che punto è arrivata la loro battaglia. “Il 13 settembre abbiamo l’udienza per il Fondo di rotazione per le vittime di mafia, speriamo che il magistrato riveda la prima posizione. Io la mia lotta l’ho fatta e mi è stata riconosciuta. Non capisco perché non debba essere risarcita per quello che ho fatto finora. Non è un buon esempio, lo Stato è assente. E qualcuno potrebbe chiedersi se ne è valsa la pena. La mia è sempre stata una lotta di legalità e ora non mi pare giusto che le mie case rimangano così. Devono rinascere, se no avremo perso tutti”

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