Bisogna innanzitutto chiarire un concetto: la libertà non è mai stata il diritto di fare quel che si vuole. Significherebbe assenza di regole e assenza di regole significherebbe assenza di tutele alla stessa libertà. Il suo opposto. Il limite alla mia libertà, lo sanno tutti, è la libertà di qualcun altro. Solo la libertà d’opinione scivola frequente nella libertà a dire stupidaggini, ma quelle non fanno male a nessuno in particolare – a volte a tanti, ma a nessuno in particolare – e in genere si lascia correre.

Il limite, che come ogni dovere ha meno fascino di un diritto, lo sancisce la Costituzione. Verrebbe da dire anche il buonsenso, ma atteniamoci a ciò che è scritto. Art. 32: la salute è riconosciuta sì come diritto del singolo ma anche come interesse della collettività. Entrambe: è la tua salute, ma riguarda tutti. Ed è per questo che l’articolo dice: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Se non per disposizione di legge. E poi aggiunge ancora: “La legge non può comunque violare i limiti imposti dalla persona umana”.

Sacrosanto, purché non fingiamo di dimenticarci dei Tso (Trattamenti sanitari obbligatori); delle diverse sentenze di cure somministrate contro la loro volontà a persone non in stato di coscienza, che normalmente le avrebbero rifiutate (per motivi religiosi, ad esempio); non fingiamo di scordare che dal 1948 a oggi ci sono state cinque diverse vaccinazioni obbligatorie. Sono tutti esempi di cure a interesse della collettività, che non hanno superato i limiti della persona umana perché con un palese rapporto benefici-rischi a favore dei primi.

Quando infatti la libertà personale potrebbe essere causa della malattia o peggio ancora della morte altrui, lo Stato ha il diritto e il dovere di disporre degli obblighi. Come mai allora non ha stabilito l’obbligo vaccinale per il Covid? Perché il vaccino, lo dicono tutti, aveva finora un’autorizzazione sperimentale, d’emergenza; 4,48 milioni di morti Covid nel mondo sono, a parer mio, un’emergenza. Non ho scritto né morti “con” Covid, né “per” Covid; perché quando è un tuo parente o un tuo amico ad andarsene, che il Covid sia stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso o tutto il vaso ha poca importanza. Senza il Covid tanti, milioni, sarebbero ancora qui.

Ora che – non bastasse il palese rapporto rischi-benefici – la Food and drug administration ha approvato definitivamente il vaccino Pfizer, forte di una quantità sterminata di somministrazioni caratterizzate per lo più da un certo fastidio al braccio, credo che l’obbligo sia doveroso. È esattamente, paro paro, il principio sancito dalla Costituzione e dal buonsenso: se la tua libertà a non vaccinarti crea danni ad altri, allora la tua libertà finisce. Basta.

La tua libertà no vax finisce quando chi si ammala di una qualsiasi malattia infettiva non trova posto in reparto, e allora è meglio che si curi a pagamento o come riesce, cavoli suoi: è successo e succede ancora. La tua libertà no vax finisce quando le nostre – tanto tue quanto mie – terapie intensive vanno in sofferenza. La tua libertà no vax finisce quando la mia regione torna in zona gialla. Finisce quando una città che, guarda un po’ la coincidenza, ha una bassa percentuale di vaccinati, rientra addirittura in zona arancione. Finisce quando i bar e i ristoranti devono chiudere; finisce quando cinema, teatri e ogni luogo di cultura deve spegnersi, finisce quando “alle 22 tutti a casa”. E non è dittatura e tu non sei un rivoluzionario: sono regole, e servono a tutelare quanto più possibile la libertà a vivere di tutti. Di tutti.

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