ClientEarth, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia, WWF Italia e Greenpeace Italia si oppongono al progetto Teodorico, finalizzato alla ricerca di idrocarburi al confine con un’area marina protetta alla foce del Delta del Po, patrimonio dell’Unesco. In queste ore le associazioni hanno presentato un ricorso straordinario al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere l’annullamento di un decreto emanato a marzo scorso dal ministero della Transizione Ecologica (in accordo con il ministero della Cultura) e con cui si dà parere positivo circa la compatibilità ambientale del progetto, promosso dalla società Po Valley Operations PTY LTD e composto da una piattaforma di sfruttamento del gas, due pozzi e due condutture. La nuova piattaforma si collegherebbe a un’altra già esistente, gestita da Eni. Teodorico, però, scrivono le associazioni, “sorgerebbe al confine con l’area marina protetta ‘Adriatico nord veneziano – Delta del Po’, istituita di recente per la conservazione di specie protette come il tursiope e la tartaruga marina”.

COSA DICE LA LEGGE – Le autorità italiane hanno proposto quest’area come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) o ‘sito Natura 2000’, ai sensi del diritto Ue. Le associazioni fanno riferimento a una legge del 2010 (il decreto legislativo 128, ndr) che vieta le attività di ricerca offshore di idrocarburi entro 12 miglia dal confine con aree marine protette (limite unico fissato poi nel 2012 per gas e petrolio per i quali prima si prevedeva un limite di 5 miglia). Per questa disposizione, dunque, l’autorizzazione concessa al progetto Teodorico andrebbe contro il diritto nazionale e comunitario. “Il parere positivo dato a questo progetto di ricerca di gas che avverrebbe al confine di un’area protetta e senza nemmeno valutare che impatto potrebbe avere su di essa è incomprensibile ed è una palese violazione della normativa nazionale e comunitaria sulla protezione della natura”, denunciano le organizzazioni ambientaliste, secondo cui “le autorità italiane hanno l’obbligo di proteggere il patrimonio naturale del Paese non solo per l’importanza storica ed economica che ricopre, ma anche per il ruolo cruciale che gioca nella salvaguardia del nostro futuro”.

IL PROGETTO – Greenpeace aveva già avuto modo di sottolineare l’anomalia in un post a firma del direttore delle Campagne, Alessandro Giannì, nel quale si faceva riferimento al testo del decreto di Via firmato dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, nel quale si specificava che si dava parere positivo “considerato altresì che il progetto non ricade nelle aree di interdizione definite dall’art. 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152 del 2006, in quanto posto oltre le 12 miglia dalla linea di costa e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette”. “Delle due l’una – il commento – O c’è un errore grossolano e ingiustificabile, oppure per il ministro della Transizione Ecologica un SIC non è un’area protetta”. Tra l’altro si parla di un SIC creato per evitare una sanzione comunitaria, come si legge sul bollettino ufficiale della Regione Veneto: “Il ministero della Transizione Ecologica, per rispondere agli impegni assunti per la chiusura del caso EU-Pilot 8348/16/ENVI (la procedura d’infrazione, appunto) ha invitato la Regione Veneto e le altre regioni italiane coinvolte a trasmettere le rispettive deliberazioni di designazione dei nuovi siti di importanza comunitaria (SIC) in ambiente marino”.

LE PROTESTE – Il progetto Teodorico è già stato accolto da proteste pubbliche e “da critiche provenienti da tutto lo spettro politico”. Un ricorso è già stato presentato dalla direzione del Parco regionale del Po, da nove Comuni e dalla Provincia di Rovigo. Si teme, inoltre, che questo progetto contribuisca ad aumentare ulteriormente il rischio di subsidenza, il progressivo sprofondamento del terreno che già avviene a un ritmo allarmante a causa dello sfruttamento dei combustibili fossili in atto nella regione. Secondo le associazioni, “il via libera a Teodorico è infine incoerente con lo sviluppo del Pitesai”, il piano finalizzato a identificare, sul territorio nazionale, le aree idonee per i progetti legati allo sfruttamento degli idrocarburi. Mentre il piano è in fase di sviluppo, tutte le attività di ricerca e prospezione sono sospese. “Sebbene la sospensione non riguardi direttamente il progetto in questione – aggiungono – il piano potrebbe rivelare, in attesa del rilascio della concessione di coltivazione di Teodorico, che il sito non è idoneo all’esercizio delle relative attività”.

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