Netto calo dei ricoveri e dei posti letto occupati in terapia intensiva, grazie anche all’effetto dei vaccini, e incidenza in diminuzione in tutte le regioni. Ma la campagna vaccinale rischia ritardi visti i ritardi nelle consegne: secondo il piano a 5 settimane dalla fine del secondo trimestre rimangono da consegnare ancora 42,6 milioni di dosi, ed è “irrealistico” pensare che si raggiungano i numeri “previsti entro la fine di giugno”. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe che mette l’accento soprattutto su tre criticità: “Innanzi tutto i nuovi criteri per assegnare i colori alle Regioni disincentivano la ripresa del contact tracing proprio quando la riduzione dei casi lo renderebbe fattibile à- spiega il presidente Nino Cartabellotta – in secondo luogo, la mancata implementazione di strategie vaccinali a chiamata attiva per aumentare la copertura delle fasce più fragili; infine, non è nota la strategia per identificare tempestivamente ogni possibile ripresa del contagio”.

Nello specifico il monitoraggio rileva che nella settimana appena trascorsa, dal 19 al 25 maggio, rispetto alla precedente si è verificata un’ulteriore diminuzione di nuovi casi, scesi dai 43.794 dei sette giorni dal 12 al 18 maggio, ai 30.867 dell’ultima settimana, con un calo del 29,5%. In diminuzione anche i decessi: sono stati 1004 rispetto ai 1215 della settimana precedente. In picchiata soprattutto i ricoverati con sintomi, arrivati a 8557 rispetto agli 11.539 della settimana precedente, e si svuotano anche le terapie intensive, con un calo del 21,7%: i posti letto occupati sono 1.323, con un calo di -366. “Per la decima settimana consecutiva – specifica il presidente della Fonazione – continuano a scendere i nuovi casi settimanali, in parte per la ridotta circolazione del virus, come documenta la riduzione del rapporto positivi/casi testati, in parte per la crescente diminuzione dell’attività di testing”. Secondo i dati del report, infatti, calano del 12,2% le persone testate (-69.010) rispetto alla scorsa settimana. Numeri che aumentano al 24,9% se si guarda invece il testing di due settimane fa. Il trend del calo dei contagi, in ogni caso, si registra in tutta Italia, con 8 regioni, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Molise, Provincia Autonoma di Trento, Sardegna, Umbria e Veneto, con un’incidenza settimanale inferiore ai 50 casi per settimana per 100mila abitanti, cioè la soglia sotto la quale è possibile recuperare il tracciamento.

Ad incidere sui numeri in calo dei ricoveri, specifica Gimbe, è anche l’elevata copertura vaccinale degli over 70. Non si può dire lo stesso, invece, “per i casi in isolamento domiciliare”: essendo mediamente più giovani, infatti, non sono ancora largamente immunizzati e quindi la curva decresce più lentamente. In dettaglio, se dal picco del 6 aprile i posti letto occupati in area medica sono scesi da 29.337 a 8.557 (-70,8%), e quelli in terapia intensiva da 3.743 a 1.323 (-64,7%), le persone in isolamento domiciliare dal picco del 28 marzo sono passate da 540.855 a 258.265 (-52,2%)

Nonostante l’influenza positiva della campagna vaccinale, le persone da immunizzare sono ancora parecchie: “Complessivamente – sottolinea Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – oltre 3,7 milioni di over 60 ad elevato rischio di ospedalizzazione e decesso non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino e più precisamente: 7,6% degli over 80 (n. 336.061); 18,4% della fascia 70-79 (n. 1.099.757); 31,3% di quella 60-69 anni (n. 2.306.916)”. Di fronte a un calo delle somministrazioni per la fascia 60-69 anni, spicca l’impennata della fascia 50-59. “Più in generale – commenta Cartabellotta – alcune Regioni, piuttosto che utilizzare altre strategie per aumentare la copertura vaccinale degli over 60, stanno ampliando in maniera molto diversificata i target anagrafici con l’obiettivo primario di mantenere elevato il numero delle somministrazioni”. Le differenze regionali, poi, sono evidenti: Puglia, Veneto, Lombardia, Molise, Provincia autonoma di Trento, Lazio ed Emilia-Romagna superano l’80% di over 60 che hanno ricevuto la prima dose, mentre regioni come Calabria e Sicilia restano ancora sotto il 70%. Complessivamente, in Italia, il 78,9% degli over 60 ha comunque ricevuto la prima dose di vaccino, con l’82,2% degli over 80 che, invece, ha completato il ciclo vaccinale.

A impensierire sono soprattutto le consegne dei vaccini. Al 26 maggio risultano consegnate 33.618.267 dosi, pari al 44,1% di quelle previste per il 1° semestre 2021. Ne dettaglio di Pfizer-BioNtech dovevano arrivare oltre 41 milioni di dosi, ma ne sono arrivate appena 22 milioni. Moderna, invece, ha consegnato il 56,4% delle dosi previste, cioè 3.371.357. Più indietro AstraZeneca, ha dato all’Italia 7.382.080 milioni di dosi, cioè il 52,1%. Quasi assenti le consegne di Johnson&Johnson: dovevano essere consegnate 7.307.392 dosi, ma ne sono arrivate appena 723.750.

I numeri parlano chiaro: “Considerato che mancano 5 settimane al termine del 2° trimestre, per rispettare le forniture previste dal Piano vaccinale entro fine giugno mancano ancora 42,6 milioni di dosi“, spiega ancora Cartabellotta. Per questo, secondo la Fondazione Gimbe, “è irrealistico” che entro fine giugno “disporremo” di tutte le dosi previste. I motivi sono tre: “le consegne irregolari da AstraZeneca, le pochissime dosi consegnate da Johnson & Johnson che ha annunciato ulteriori ritardi, la mancata presentazione ad EMA della la domanda di autorizzazione condizionata al commercio da parte di CureVac che doveva consegnare all’Italia, nel primo semestre, otlre 7,3 milioni di dosi.

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