Numero dei casi i picchiata, e posti letto occupati sia in terapia intensiva che in area medica più che dimezzati dopo sei settimane. Ma vaccini ancora a rilento. Le consegne delle dosi previste tardano ad arrivare e oltre 4,5 milioni di over 60 risultano ancora scoperti. Sono i dati analizzati dall’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. Un andamento positivo, dunque, che “dimostra come gli effetti ottenuti grazie a 6 settimane di restrizioni stiano lasciando gradualmente il posto ai primi risultati della campagna vaccinale”, spiega il presidente Nino Cartabellotta, che evidenzia anche un “allentamento dell’attività di testing” con una riduzione dei tamponi del 15% tra questa settimana e la settimana precedente.

Nello specifico, il monitoraggio rileva nella settimana 12-18 maggio 2021, una diminuzione dei nuovi casi da 63.409 della precedente settimana ai 43.795 di quest’ultima. Calano significativamente anche i decessi, che segnano un -21,3%: nei sette giorni dal 5 al 12 maggio erano stati 1544, contro i 1.215 di quest’ultimo monitoraggio. In calo anche gli attuali positivi (315.308 vs 363.859), le persone in isolamento domiciliare (302.080 vs 346.866), i ricoveri con sintomi (11.539 vs 14.937) e le terapie intensive (1.689 vs 2.056). Il trend in riduzione, specifica ancora la fondazione, si evidenzia in tutte le regioni.

Ancora più netta, sottolinea Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione, “la riduzione della pressione ospedaliera” che, anche in questo caso, “riflette l’effetto dei vaccini sulle categorie più a rischio”. Rispetto al picco del 6 aprile, dopo 6 settimane i posti letto occupati in area medica sono 11.539, con un’inflessione del 60,7%. Calano invece del 54,9% le degenze in terapia intensiva: il 6 aprile erano 3.743, oggi sono 1.689, trend “in linea con la riduzione progressiva dei posti letto occupati”.

Se ci si sposta sulla campagna vaccinale, però, risulta ancora difficile decollare. “Ad oggi le Regioni – spiega Cartabellotta – hanno somministrato quasi tutte le dosi consegnate (94,2%). Questo significa che, senza un aumento consistente e regolare delle consegne, è impossibile accelerare la campagna vaccinale”. Ad eccezione dell’exploit della settimana 26 aprile – 2 maggio, si legge nel monitoraggio, da metà aprile il numero di consegne è rimasto stabile tra 2,57 milioni di dosi e 2,71 milioni. All’appello nel 2° trimestre, secondo la Fondazione, mancheranno circa 13 milioni di dosi rispetto ai 62 milioni annunciati dal piano: tra le annunciate dal generale Francesco Paolo Figliuolo per maggio e quelle date per certe dal ministro Roberto Speranza per giugno, si attendono infatti circa 25 milioni di dosi. Numeri che, specificano dalla Fondazione, rendono “impossibile” l’ampliamento “a dismisura” della platea delle prime somministrazioni, considerando anche che “un numero rilevante di dosi, in particolare di AstraZeneca, servirà per i richiami”.

A rilento anche l’immunizzazione della fascia considerata a rischio. Il 74,6% degli over 60 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con Veneto, Lombardia, Provincia autonoma di Trento e Puglia che superano l’80%. Mentre rimane ancora indietro la fascia 60-69 anni, anch’essa a rischio elevato di ospedalizzazione. Secondo le stime della fondazione “oltre 4,5 milioni di persone ad elevato rischio ospedalizzazione e morte sono ancora senza alcuna protezione vaccinale, riducendo la sicurezza delle riaperture”, specifica Cartabellotta. Guardando nello specifico alle fasce d’età: l’8,7% degli over 80 (n. 383.473) non ha ricevuto neppure una dose, mentre la percentuale sale nella fascia 70-79: il 21,4% (1.277.134 persone) è ancora in attesa di una dose. La percentuale arriva poi al 38,6% per la fascia 60-69 anni. Percentuali che si abbassano ancora di più se si guarda invece il completamento del ciclo vaccinale: l’80,7 degli over 80 ha ricevuto due somministrazioni, cosa che vale però solo per il 24,9% dei cittadini tra i 70 e i 79 anni e per il 16,4% della platea 60-69 anni. “Questo dimostra che una vaccinazione di massa non può affidarsi solo alla prenotazione volontaria, ma deve essere integrata con altre strategie – si legge nel monitoraggio – dalla chiamata attiva al colloquio individuale per superare l’esitazione vaccinale; da campagne d’informazione con il coinvolgimento di influencer alla cosiddetta “spinta gentile” (nudge)”. Ad esempio, insiste Cartabellotta “man mano che a tutti viene concessa l’opportunità di ricevere il vaccino, nel green pass questo dovrebbe offrire vantaggi maggiori rispetto all’esito di un tampone”. Guardando ai numeri nazionali, aggiornati al 19 maggio, il 32,9% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino e il 15,2% ha completato il ciclo vaccinale.

“Ad oggi – conclude quindi Cartabellotta – la strategia del ‘rischio ragionato’ sembra funzionare: agli effetti delle restrizioni stanno gradualmente subentrando quelli dei vaccini, ‘assorbendo’ l’impatto delle riaperture graduali sulla curva epidemiologica. Tuttavia, in questa fase della campagna vaccinale non bisogna limitarsi a rincorrere i numeri con l’obiettivo primario di non lasciare ‘dosi in frigo’, ma è prioritario vaccinare rapidamente il maggior numero possibile di over 60 e fragili. Solo questa strategia potrà minimizzare l’impatto ospedaliero della ripresa della circolazione del virus”. Il “testing&tracing” infatti, chiosa il presidente, “è stato abbandonato da tempo”, e oggi, con il nuovo sistema per assegnare i colori alle regioni, “fortemente condizionato dall’incidenza dei casi”, si ripropone una situazione “già vista nella primavera 2020: ovvero, meno tamponi, meno casi”.

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