Mondo

Il G20 presieduto dall’Italia verso il no alla liberalizzazione dei brevetti sui vaccini. E’ quanto emerge dalla bozza delle conclusioni

Il testo non va oltre il sostegno alla cessione volontaria e dietro compenso delle licenze, sposando la posizione della Commissione Ue. Impegni molto generici anche per quanto riguarda il sostegno finanziario al programma vaccinale nei paesi poveri. Il documento può ancora subire modifiche ma difficilmente verrà stravolto

Il G20 dice, nuovamente, no alla liberalizzazione dei brevetti sui vaccini anti Covid e sulle tecnologie per produrli. Nonostante l’avvallo statunitense alla richiesta originariamente avanzata da Sudafrica ed India, in rappresentanza di 92 paesi, l’organizzazione delle principali economie del mondo (in cui hanno sede le multinazionali titolari delle licenze) non va oltre una sollecitazione alle licenze volontarie. In sostanza un invito alle case farmaceutiche a cedere, dietro compenso, i loro brevetti a produttori terzi. Già in marzo, in sede Wto, i paesi occidentali e il Brasile si erano espressi contro la liberalizzazione. Nel frattempo è cambiata però la posizione degli Stati Uniti dove hanno sede Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson.

E’ quanto emerge dalla bozza delle conclusioni visionata dall’agenzia di stampa Reuters. Il testo è ancora suscettibile di modifiche ma, vista la distanza delle posizioni in campo, non dovrebbe subire stravolgimenti prima di essere adottato venerdì prossimo in occasione di un vertice globale sulla salute a Roma per coordinare le azioni globali contro la pandemia. La bozza prevede anche un incremento dei fondi da destinare all’Organizzazione mondiale della sanità ma non in termini piuttosto generici, senza stabilire impegni finanziari precisi a sostegno del programma vaccinale. A plasmare l’orientamento soft del testo è stata soprattutto la Commissione europea, insieme al governo italiano che quest’anno detiene la presidenza del G20.

L’amministrazione Biden è scesa in campo per sostenere la liberalizzazione nella speranza di favorire un aumento della produzione di vaccini e, soprattutto, agevolare la creazione di un network globale di siti produttivi di vaccini con tecnologie mRna in grado di fornire risposte farmaceutiche rapide a questa e altre probabili future epidemie. La posizione statunitense aveva raccolto l’iniziale piena adesione di diversi paesi europei tra cui Francia e Spagna. Ma la posizione dei membri Ue si è successivamente ricompattata dietro a quella tedesca, molto scettica sull’utilità della liberalizzazione delle licenze. Il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva affermato che visti gli ingenti aiuti pubblici ricevuti le case farmaceutiche avrebbero dovuto “restituire qualcosa” e che una sospensione temporanea dei brevetti non avrebbe avuto ricadute significative sull’attività di ricerca.

Va detto che gli Stati Uniti sono stati sinora molto parchi nell’autorizzare l’esportazioni di fiale prodotte negli Usa. Solo ora che la campagna vaccinale è a buon punto si registra la disponibilità di Washington a trasferire ad altri paesi dosi e materie prime per produrle. Il drammatico caso dell’India ha dimostrato inoltre come la pandemia possa danneggiare l’economia anche dei paesi occidentali sfiancando uno dei gangli vitali delle filiere della produzione globale.

Il piano dell’ Organizzazione mondiale della sanità lanciato nell’aprile 2020 è ancora ampiamente sotto finanziato. Degli oltre 34 miliardi di dollari necessari per sviluppare, procurare e distribuire vaccini e farmaci anti-Covid in tutto il mondo ne mancano ancora 19 miliardi. Covax, che è il pilastro del programma incentrato sui vaccini, è molto in ritardo nel raggiungimento dei suoi obiettivi anche in seguito alla decisioni degli stati più ricchi di dare la priorità alle proprie popolazioni. Il numero uno dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha detto lunedì che il mondo ha raggiunto una situazione di “apartheid da vaccino”.