“Non mi sento degno del paragone” con Galileo Galilei, “se non per dire che è da quei tempi che la scienza non è più stata trascinata in tribunale“. Il professor Andrea Crisanti ha commentato così la decisione della Regione Veneto di querelarlo per diffamazione per le sue dichiarazioni sull’inaffidabilità dei test rapidi anti-Covid. In un’intervista al Corriere della Sera, il direttore della Microbiologia di Padova ha spiegato di essere “sorpreso” di tutto il polverone sollevato dal suo studio sui tamponi, al centro di una puntata di Report su Rai3 riguardo alla gestione della seconda ondata in Veneto. “Non ho detto nulla, ho semplicemente parlato dei risultati di un accertamento diagnostico da me condotto all’ospedale di Padova e che dimostra come i test antigenici rapidi non intercettino il 30% dei positivi”.

Crisanti replica anche alle contestazioni di Luciano Flor, direttore generale della Sanità regionale ed ex dell’Azienda ospedaliera di Padova, secondo cui quello studio è stato pubblicato solo a fine marzo 2021. “Il 21 ottobre 2020 io l’ho consegnato a lui, all’allora direttore sanitario Daniele Donato e alla responsabile della Prevenzione in Regione, Francesca Russo. Dico di più: la ricerca ha ottenuto il via libera dal Comitato etico dell’Azienda ospedaliera e quindi è stato inviato a una rivista scientifica. Siamo al preprint (l’ultima bozza prima della pubblicazione, ndr) ma da allora non ho mai ottenuto risposta”, ha aggiunto. Il microbiologo si dice quindi “certo” dei risultati della sua ricerca: “I dati prodotti sono esatti e la mia è una convinzione scientifica, non politica”. È da qui che deriva il suo stupore per la querela depositata in procura dall’avvocato penalista Fabio Pinelli per conto del direttore generale di Azienda Zero, Roberto Toniolo.

“Non l’ho ancora ricevuta”, spiega Crisanti al Corriere. “Se e quando accadrà mi difenderò nelle sedi opportune, ma sono esterrefatto. E’ dai tempi di Galileo che un articolo scientifico non costituiva un reato d’opinione“. Sulla vicenda, continua, “si deve pronunciare la magistratura, sono contento che indaghi. Spero prenda sul serio la segnalazione di Azienda Zero, così si farà chiarezza. Anche se, ripeto, non posso non sottolineare l’unicità del fatto: è la prima volta dal 1633 (quando Galileo fu processato dal Santo Uffizio, ndr) che la magistratura è chiamata a decidere se uno studio scientifico costituisca o meno diffamazione“. L’esperto quindi si chiede: “La scienza diventa diffamazione se non è allineata al pensiero di chi governa? I cittadini avrebbero bisogno di più persone come me, emblema di una scienza che dev’essere indipendente, sennò non è scienza”.

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