L’Ats Città Metropolitana milanese riorganizza i centri vaccinali e scivola sulle Rsa. In una circolare inviata martedì dal nuovo direttore Welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, si legge che dal prossimo 23 aprile i centri vaccinali con scarsa attività di somministrazione “non siano più riforniti”.
Fin qui nulla da eccepire. Tuttavia tra i centri sono comprese alcune Residenze sanitarie assistenziali per anziani come la Sant’Erasmo di Legnano che, dall’inizio della campagna vaccinale ad oggi, ha somministrato circa 527 dosi di vaccino a ospiti, operatori, personale esterno dei servizi continuativi e volontari e in questi giorni stava avviando la campagna vaccinale sugli utenti della Rsa aperta.

“Il tutto a costo zero per il sistema sanitario regionale, cioè senza caricare né i costi di
somministrazione (operatori e materiale sanitario), né le spese per l’approvvigionamento dei vaccini (che siamo sempre dovuti andare a ritirare nell’hub a nostro carico) – ha sottolineato in una nota il direttore generale, Livio Frigoli – Non solo: ci siamo già anche resi disponibili ad estendere il nostro campo d’azione al resto della cittadinanza”.

Invece sembra che Regione Lombardia abbia altri piani. Come Sant’Erasmo ci sono altre decine, forse centinaia di strutture che, a partire dal 23 aprile, non potranno più gestire la campagna vaccinale.
“E questo comporterà non poche complicazioni – si legge ancora nella nota -. Innanzitutto, per le stesse Rsa e i loro ospiti, che in ingresso, dovranno gioco forza essere dirottati a chissà quale grande centro vaccinale, dove potrebbero pure andare incontro a rischi infettivi e al rientro, mettere a repentaglio l’intera comunità della Rsa, anche nonostante il debito isolamento di dieci giorni“. Con tutto ciò che comporta per il benessere dell’anziano.

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