“La battaglia contro la casta non è finita”. Il giorno dopo la decisione del Senato di restituire il vitalizio al corrotto Roberto Formigoni, protestano i parlamentari del Movimento 5 stelle. “E’ un atto di ingiustizia sociale”, ha detto il capo politico reggente Vito Crimi. Mentre ieri, poco dopo la sentenza, a parlare è stato il senatore M5s Primo Di Nicola, da sempre in prima linea per il taglio dell’indennità: “Vogliono far tornare l’odioso privilegio”. Intanto l’ex presidente della Lombardia, condannato in via definitiva per corruzione nel 2019, fa la vittima dagli arresti domiciliari: “Contro di me invettive forcaiole. E’ stato semplicemente ripristinato un mio diritto”, ha detto. Ieri la commissione contenziosa del Senato, presieduta dall’azzurro Giacomo Caliendo, ha deciso di revocare la sospensione al vitalizio del Celeste. Lo stop al privilegio era arrivato grazie alla delibera Grasso del 2015 che interrompe l’erogazione dei soldi in caso di “condanne per reati di particolare gravità“. Dal 2019 Formigoni però si lamenta per quell’interruzione, adducendo la sua presunta “indigenza“. Nella delibera non erano previste deroghe: se sei condannato, non puoi ricevere il privilegio. Senza dimenticare che, a novembre 2019, proprio l’ex governatore aveva già ottenuto dal Senato “una pensione sociale” di 700 euro per far fronte alle presunte difficoltà economiche. Una cifra “inaccettabile” per il pregiudicato e così, il politico che secondo i giudici di Cassazione fece “mercimonio della propria funzione“, da ora potrà tornare ad avere il vitalizio pieno di 7mila euro. Anche se l’ex presidente dice: “La sentenza non stabilisce nessuna cifra, ma ad un calcolo approssimativo percepirò meno della metà di quanto è stato riportato”.

Chi protesta sono i 5 stelle. Nell’organo del Senato, insieme a Caliendo e al leghista Simone Pillon, siede una sola esponente dei 5 stelle: Alessandra Riccardi, passata alla Lega nei mesi scorsi e che ha addirittura votato a favore del ripristino del vitalizio. “Una vergogna, altro che ‘rimedio'”, ha scritto Crimi su Facebook. “Una vergogna che oltre agli esecutori vede corresponsabili i loro capi di partito e tutti i colleghi conniventi. Con questo atto di ingiustizia sociale e iniquo non fanno altro che dimostrarci che nel nostro Paese la battaglia di civiltà contro la casta, contro gli odiosi privilegi e i privilegiati che si tutelano a vicenda, a discapito dei signor nessuno, non è affatto terminata“. Il deputato lombardo M5s ed ex viceministro Stefano Buffagni su Twitter ha scritto: “Che schifo, sono senza parole”. Mentre la vicepresidente 5 stelle del Senato Paola Taverna ha aggiunto: “Gli italiani che ogni giorno lavorano e cercano di arrivare a fine mese ringraziano di cuore Caliendo, Pillon e Riccardi che hanno detto sì alla pensione/vitalizio per il condannato Formigoni. Una vergogna inaudita“.

Intanto Formigoni dai domiciliari si lamenta dei presunti attacchi ricevuti: “Si deve chiedere”, ha detto in una nota inviata all’agenzia Ansa, “a quei parlamentari, a quegli intellettuali e a quei commentatori che tanto si stracciano le vesti di fronte a una sentenza, se ritengano che lo stato di diritto sia ancora il baluardo contro gli abusi di qualsiasi potere a protezione della singola persona o se per qualcuno possa invece essere ripristinata una forma di condanna a morire di stenti“. Quindi denuncia le “invettive forcaiole rivoltemi contro in questi anni”. Nella nota firmata assieme all’avvocato Domenico Menorello, Formigoni ricorda di essere “rimasto praticamente senza alcuna fonte reddituale a causa di provvedimenti a tal punto giustizialisti da aver completamente trascurato superiori beni quali quello della vita stessa”. I presunti provvedimenti “giustizialisti” a cui fa riferimento Formigoni sono la condanna definitiva per corruzione con i soldi fuoriusciti dalla casse dell’istituto Maugeri di Pavia e dell’ospedale San Raffaele di Milano. E la condanna di settembre della Corte dei Conti lombarda per danno erariale ai danni della Regione Lombardia: l’ex presidente della Regione, gli ex vertici della Fondazione Maugeri, la Fondazione stessa, il presunto faccendiere Pierangelo Daccò e l’ex assessore Antonio Simone, sono stati condannati a risarcire quasi 47,5 milioni. L’ex presidente della Regione Lombardia deve scontare 5 anni e 10 mesi di pena ed è uscito dal carcere dopo cinque mesi a luglio 2019.

Insieme ai parlamentari M5s ha protestato anche Alessandro Di Battista, ex M5s ed ex deputato. “La restituzione del vitalizio a Formigoni non è altro che l’ultimo tassello della sua indegna riabilitazione“, ha scritto su Facebook. “E’ sempre la stessa storia, la casta politico/mediatica che protegge se stessa. I politici di centrodestra hanno fatto leggi su leggi per impedire che alcuni dei loro culi illustri e flaccidi finissero dietro le sbarre. Il centrosinistra quelle leggi non le ha toccate. Non l’ha fatto sia per non disturbare gli uomini del ‘principale esponente dello schieramento a loro avversò e sia perché un giorno, chissà, le natiche sarebbero potute diventar le loro”. “Formigoni il carcere l’ha visto poco, troppo poco. Ma è l’Italia, per l’appunto, il Paese della riabilitazione dei corrotti e della demonizzazione dei disperati“. E a proposito di riabilitazioni, solo a maggio scorso, in piena emergenza sanitaria, il Celeste scriveva editoriali su Libero in difesa della sanità lombarda: il condannato per tangenti alla sanità della Lombardia schierato per Fontana e Gallera sul quotidiano della famiglia Angelucci (re delle cliniche private).

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