Televisione

Roberto Benigni al Presidente Mattarella: “Le farei anche i capelli vestito da corazziere”. Poi le parole sul Pd

Prima di leggere il XXV del Paradiso ("perché è il canto della speranza. In ogni luogo in cui adesso andiamo, è tutto un inno alla speranza, la virtù più popolare, quella che ci conforta più di tutti"), il premio Oscar dà il via a una piccola pagina di satira politica con il Presidente. Il Dantedì ha raggiunto il 15,56% di share per 3.331.000. Tanti, pochi, meno del solito? Che importa. Per una volta si guardi solo alla bellezza, al servizio pubblico nel compimento massimo del suo ruolo

di Claudia Rossi

È Serena Bortone a condurre il Dantedì, l’appuntamento speciale in onda su Rai Uno ieri 25 marzo. Una mano di lucido al servizio pubblico. Siamo al Quirinale, è tardo pomeriggio. C’è il presidente Sergio Mattarella, c’è il ministro della cultura Dario Franceschini. E c’è Roberto Benigni, che nel 2007 riunì 10 milioni di persone davanti allo schermo colorato della televisione, incantanti a sentirlo raccontare La Divina Commedia, Il V dell’Inferno, Paolo e Francesca, l’amore, la passione, i dannati (in replica su RaiTre, in prima serata, con introduzione di Corrado Augias). Benigni è allora l’uomo che più di tutti può celebrare e “rendere pop” Dante Alighieri, il Sommo Poeta, nel giorno che gli è stato dedicato e che cade ogni 25 marzo. In attesa della data che segna il settecentesimo anniversario dalla sua morte, il 14 settembre 1321. E non è tutto: secondo tradizione, è proprio il 25 marzo del 1300 che iniziò il viaggio nella selva oscura. “Celebrare Dante a settecento anni dalla morte significa non soltanto rendere il giusto omaggio a un grande italiano, che ha raggiunto per giudizio pressoché unanime le vette delle letterature di tutti i tempi, significa anche continuare a interrogarsi a fondo sul patrimonio consegnatoci da questo straordinario intellettuale”. Così parla Mattarella. E Roberto Benigni, prima di leggere il XXV del Paradiso (“perché è il canto della speranza. In ogni luogo in cui adesso andiamo, è tutto un inno alla speranza, la virtù più popolare, quella che ci conforta più di tutti”), proprio col Presidente dà il via a una piccola pagina di satira politica. Non ha dimenticato come si fa, è ben chiaro. “Buonasera Presidente – attacca il premio Oscar – ho una stima e una ammirazione per lei che mi verrebbe voglia di abbracciarla ma non si può… Se ha bisogno di qualsiasi cosa io per rendermi utile… Qui siamo nella sala dei corazzieri, ha bisogno di un corazziere? Un giorno uno non sta bene, è in ritardo, c’ha il raffreddore… Mi chiama, ho già l’uniforme. Un cuoco, un autista, un sarto, il barbiere! Una volta l’ho sentita dire in televisione che c’era il barbiere chiuso… Le faccio io i capelli vestito da corazziere guardi“. E il Presidente ride di buon gusto: nonostante la mascherina nasconda la bocca, gli occhi e la mimica non lasciano alcun dubbio. “Dentro di me tutto danza“, dice Benigni, a dimostrazione che il “sono felice di essere qui” è per chi ha una normale immaginazione. Poi ci sono i fuoriclasse. Non risparmia un’altra battuta politica: “Sono qui al Quirinale, il regno della politica che ha a che fare anch’essa con Dante, che amava la politica ed è stato un politico di grande influenza. Sapete che all’epoca di Dante, alla fine del 1200, c’erano solo due “partiti”, i Guelfi e i Ghibellini: Dante è stato con i Guelfi e ha partecipato alla politica della sua città con grandi ruoli. È stato nei priori, poi è stato nel Consiglio dei 100, che corrisponderebbero oggi a ruoli come ministro, sottosegretario… Insomma, un politico di grande influenza. E non gli ha portato bene la politica… lo hanno esiliato, ingiustamente condannato, da Guelfo è diventato Ghibellino, il “Ghibellin fuggiasco“, e alla fine non ne poteva più, non si fidava più di nessuno, non gli piacevano nemmeno i Ghibellini e allora ha detto ‘basta con la politica’. Ha lasciato scritto ‘faccio parte per me stesso‘ e ha fondato un partito dove c’era solo lui, il partito di Dante, il Pd praticamente: non ha vinto mai, mai, è stata una cosa… Insomma, questo Pd sono 700 anni che non trova pace“. La cultura e la satira, che poi vanno sempre a braccetto, s’abbracciano nelle parole di Benigni. Che inizia a leggere il XXV del Paradiso. E dentro gli spettatori tutto danza. Il 15,56% di share per 3.331.000. Tanti, pochi, meno del solito? Che importa. Per una volta si guardi solo alla bellezza, al servizio pubblico nel compimento massimo del suo ruolo. Con la speranza che il ministro Franceschini si ricordi ogni minuto di quanto la cultura sia base e vita nel nostro Paese e lo faccia anche pensando al settore dello spettacolo e della cultura, piegato dalla pandemia e in attesa di risposte. Per una sera, certo, abbiamo goduto di pensieri e parole dal Paradiso.

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