Con un graduale ritorno alla normalità Israele, grazie a una campagna vaccinale veloce ed efficace, si conferma il paese apripista per alcune problematiche che potrebbero riguardare in futuro anche altri paesi in tema di vaccini. Le autorità locali israeliane possono impedire l’ingresso a scuola a insegnanti che non sono vaccinati e non presentano test negativi al contagio del coronavirus come ha stabilito il tribunale di Tel Aviv, respingendo il ricorso di una insegnante cui era stato chiesto di presentare un test negativo ogni settimana o vaccinarsi se voleva continuare a lavorare a scuola. Secondo i giudici, nell’attuale situazione la municipalità ha “il diritto e il dovere” di proteggere la salute degli allievi, i genitori e gli altri membri dello staff e ciò prevale sul diritto alla privacy dei singoli. Il tribunale ha anche esortato il Parlamento a legiferare in materia per chiarire la situazione. Si ripropone, come già avvenuto in Italia per i casi di operatori sanitari, il tema della obbligatorietà della vaccinazione per determinate categorie.

Il tribunale ha discusso in particolare il caso di una assistente in un asilo nido che chiedeva – in ossequio al proprio diritto alla privacy – di essere ammessa al lavoro malgrado non si sia vaccinata contro il coronavirus e malgrado si rifiuti di sottoporsi a tamponi. Secondo il quotidiano Globes, la giudice del tribunale del lavoro di Tel Aviv Merav Kleiman ha riconosciuto in principio la legittimità della posizione della assistente, ma ha rilevato che al momento attuale essa non prevale sulla necessaria protezione dei bambini a lei affidati (che nel caso specifico necessitano attenzioni molto particolari) e dello staff dell’asilo. Di fronte a questo interesse reputato superiore, ha aggiunto, la richiesta alla dipendente di sottoporsi a tamponi settimanali “appare un inconveniente marginale”. Intanto la donna continuerà a ricevere lo stipendio. La giudice ha infine lamentato che in merito la legge attuale ha una lacuna. Dovrebbe a suo parere essere colmata il più presto possibile “per chiarezza ed uniformità”.

Intanto è iniziata oggi in Cisgiordania la campagna di vaccinazione contro il Covid anche se per ora riguarda il personale medico, i malati cronici e gli anziani di oltre 75 anni. La ministra palestinese per la Sanità Mai al-Kailah, citata dalla agenzia di stampa ufficiale Wafa, ha spiegato che la situazione epidemiologica in Cisgiordania “desta preoccupazione”. La Wafa aggiunge che fra i primi ad essere vaccinati è stato il presidente Abu Mazen (86 anni), ma non è chiaro se la sua inoculazione sia avvenuta ieri o all’inizio del mese quando furono vaccinati i membri del Comitato centrale di al-Fatah di oltre 65 anni. Le quantità di vaccini a disposizione dell’Anp in Cisgiordania sono limitate. Finora ha ricevuto 5.000 dosi di Moderna da Israele, 8.000 dosi di Sputnik dalla Russia e 64mila dosi di AztraZeneca e Pfizer dall’Organizzazione mondiale per la sanità, nel contesto del Progetto Covax. Ma un terzo di questa ultima fornitura è stato inoltrato a Gaza. Inoltre Israele ha provveduto a vaccinare oltre 100 mila manovali palestinesi della Cisgiordania impiegati nel proprio territorio, finora con una prima dose di Pfizer.

Sempre oggi è scattato da oggi allo scalo Ben Gurion di Tel Aviv l’allentamento delle restrizioni per gli arrivi e le partenze degli israeliani. Secondo le nuove regole sono ammessi in tutto 8 mila passeggeri tra ingressi e uscite; allo stesso tempo, in vista del voto di martedì 23 marzo, non sono più necessari permessi speciali per il ritorno in Israele dei cittadini all’estero. Ogni rientro tuttavia – a parte vaccinati e guariti dal covid – deve osservare la quarantena obbligatoria a casa. Continuano intanto a scendere i nuovi contagi: ieri – riposo sabbatico – secondo il ministero della sanità sono arrivati alla cifra mai segnata finora di 285 con un tasso di positività all’1,7% su oltre 17mila tamponi. Anche il Fattore R – considerato decisivo ai fini della pandemia – scende segnando un inedito 0,63, il più basso dallo scorso ottobre. La campagna vaccinale prosegue a tutto ritmo: oramai ben oltre il 50% della popolazione ha avuto la prima dose e la percentuale di chi ha ricevuto la seconda è poco meno del 50%.

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