Chiedete alla polvere della strada, alla polvere del Liberty Buffet, a quella dannata segatura polverosa, e vi dirà che sì, arrivano certi pezzettini di carta ed sono le mie pagelle della quarta serata del Festival di Sanremo. Una lunga marcia, che probabilmente non affronterò per intero: arriverà il sonno e io, come d’abitudine, lo asseconderò.

Buttiamo lì un primo pezzettino di carta, per entrare in zona Ariston. Amadeus è intonato e a una voce più baritona del compagno di ventura, il favoloso Fiorello. Canterebbe, Amadeus, meglio di molti cantanti in cara, volesse farlo (dopo qualche lezione).

PrimaFestival. Spiace dirlo, ma è un’anteprima mal riuscita. D’altronde, questo spazio così importante come lo è ogni apripista, non ha mai brillato per scrittura, conduzione, simpatia. Una tradizione che si conferma. 5

Annalisa. Dieci. Gira ma non apre. 6 1/2

Aiello. Ora. Urla un filo meno della prima esibizione. Ma resta sempre lui quello che fa fare quell’espressione che ben conosciamo alla faccia dipinta nel capolavoro di Munch. “Aiello flagello di Dio PARTE II”. 4

*Secondo il British Museum, l’interpretazione del quadro popolare potrebbe essere sbagliata, perché l’immagine rappresenta “chiaramente una persona che sente un urlo, non una persona che urla”.

Maneskin. Qualcuno ha scritto “i ragazzi pestano, portano il metallo sul palco”. James Hetfield lo ha letto e ora non smette di piangere. Contenti? Ridimensioniamo 5/6

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