L’operazione “Sistema Cosenza” è scattata stamattina all’alba quando la Guardia di Finanza ha eseguito sei misure cautelari a dirigenti ed ex dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale. Si tratta dell’ex direttore generale dell’Asp di Cosenza Raffaele Mauro, l’ex direttore amministrativo Luigi Bruno e l’ex direttore sanitario Francesco Giudiceandrea per i quali il gip Manuela Gallo ha disposto il divieto di dimora in Calabria su richiesta del procuratore Mario Spagnuolo e del pm Mariangela Farro. Dovranno, invece, dimorare fuori dal Comune di Cosenza gli attuali dirigenti dell’azienda: Remigio Magnelli (Risorse umane), Giovanni Lauricella (Affari legali e contenzioso) e Maria Marano che i pm definiscono “sedicente” responsabile dell’Unità operativa speciale “Protesica”, nonostante sia inquadrata come “collaboratore amministrativo”.

Quindici, in tutto, gli indagati. Tra questi anche l’ex commissario della Sanità calabrese Saverio Cotticelli e il dirigente del “Dipartimento della Salute” della Regione Calabria Antonio Belcastro – attualmente delegato all’emergenza Covid per la Regione – accusati di falsità ideologica in merito all’approvazione da parte dell’Asp di Cosenza del bilancio d’esercizio 2017. Belcastro, secondo l’accusa, ha omesso di svolgere “l’istruttoria necessaria all’esercizio di controllo sul bilancio adottato dall’Azienda sanitaria provinciale”, mentre il generale Cotticelli “in difetto dell’istruttoria e a fronte del parere non favorevole espresso del collegio sindacale, ha omesso l’adozione dei provvedimenti di competenza”.

Lo stesso reato è stato contestato all’ex commissario della Sanita Massimo Scura per quanto riguarda i bilanci del 2015 e 2016. Tutti e tre, assieme agli altri indagati per i quali non è stata disposta la misura cautelare, saranno interrogati dal gip nei prossimi giorni in relazione alla richiesta di misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio, formulata dalla Procura. Abuso d’ufficio, falsità materiale e falsità ideologica sono i reati contestati agli indagati dell’inchiesta “Sistema Cosenza”. Nelle carte compare anche il nome dell’ex consigliere regionale Franco Pacenza, consulente personale per le politiche sanitarie dell’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. “La sua posizione – scrive il gip riferendosi a Pacenza – sebbene esclusa dalla richiesta cautelare è di estrema importanza”. “Se salta Cosenza salta tutto” avrebbe detto Pacenza in un’intercettazione del febbraio 2019.

La Guardia di Finanza ha fatto luce sulle dinamiche che hanno consentito la falsificazione dei bilanci consuntivi dell’Asp nel triennio 2015-2017. Bilanci sempre approvati nonostante le gravi e reiterate irregolarità gestionali e contabili ed i pareri contrari espressi dal collegio sindacale. In sostanza, in quei bilanci la rappresentazione della realtà economico-patrimoniale, già di per sé caratterizzata da cronici e consistenti disavanzi, veniva più edulcorata di quanto non fosse, con lo scopo conclamato di riportare perdite di esercizio di gran lunga inferiori a quelle effettive. In questo modo gli indagati realizzavano quello che gli investigatori definiscono “un allineamento posticcio dei dati contabili dell’azienda sanitaria cosentina a quelli del bilancio preventivo regionale, che consolida i dati di bilancio di tutte le aziende sanitarie calabresi”.

I finanzieri, inoltre, hanno evidenziato una serie di reati di falso (documentale ed ideologico) e di abusi d’ufficio concernenti l’arbitraria attribuzione di incarichi di responsabilità di unità organizzativa all’interno dell’Asp, parallelamente all’adozione di procedure di nomina di dirigenti aziendali, in violazione della specifica normativa di settore nei ruoli di Responsabile dell’Unità Operativa Semplice protesica, di Dirigente Amministrativo e di Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Risk Management e governo clinico. Quello che la Procura ha scoperto è un “sistema di malaffare che ha consentito di occultare un progressivo e inarrestabile depauperamento delle risorse dell’ente sanitario, con inevitabili gravi ripercussioni sulla capacità di garantire livelli essenziali di assistenza qualitativamente e quantitativamente adeguati”.

Secondo i pm è emerso il doloso occultamento di una preponderante quota del contenzioso legale sorto negli anni dal 2015 al 2017. La cifra è spaventosa: i debiti ammonterebbero a oltre mezzo miliardo di euro. L’occultamento del contenzioso legale avrebbe portato, conseguentemente, all’insufficiente imputazione degli accantonamenti annuali al Fondo Rischi e Oneri, risultato del tutto inadeguato rispetto alla sua naturale funzione, ovvero la copertura prudenziale dei possibili rischi di futura soccombenza in giudizio. Il disallineamento dei conti era totale all’Asp di Cosenza. Tra il saldo di cassa effettivo e quello risultante a bilancio, infatti, c’è una differenza di oltre 54 milioni di euro, somme non più disponibili in quanto già pagate dal tesoriere, nella stragrande maggioranza dei casi per effetto dei “pignoramenti presso terzi” ottenuti in sede giudiziale dai creditori dell’Azienda. Per il procuratore Mario Spagnuolo “si parla di una struttura che gestisce un budget da decine di milioni di euro l’anno”.

Dopo quelli oggetto dell’inchiesta, “dal 2018 in poi non si hanno più bilanci”, spiega il magistrato secondo cui “l’Asp di Cosenza governa somme per circa 1 miliardo e 200 milioni di euro l’anno, in particolare ben 700 milioni di euro nel 2017 vengono destinati all’acquisizione di beni e servizi di strutture private convenzionate. I responsabili, ovvero coloro che avrebbero dovuto predisporre il bilancio, erano consapevoli dei falsi che stavano ponendo in essere e si adoperavano per far quadrare i conti”. “Il collegio sindacale – aggiunge Spagnuolo – a più riprese aveva denunciato ai responsabili della struttura tutta una serie di criticità: i crediti in bilancio sopravvalutati o inesigibili, la crisi di liquidità, il fondo rischi, il fondo svalutazione dei crediti”. Tutto veniva messo sotto il tappeto perché “il mancato raggiungimento degli obiettivi economici determina la conclusione degli organi preposti a guidare l’Azienda sanitaria”.

Durante la conferenza stampa il pm Mariangela Farro ha parlato di “criticità a macchia d’olio con gestione domestica della cosa pubblica che viene asservita a logiche personalistiche”. “Abbiamo riscontrato – ha affermato il sostituto procuratore – un sistematico ricorso all’anticipazione di cassa, che ovviamente comporta costi aggiuntivi per milioni di euro. L’Asp di Cosenza non è in grado di chiarire qual è la mole dei beni che possiede, quanti strumenti siano a sua disposizione”.

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