La politica italiana ha un grande, enorme difetto trasversale: spacca il mondo e non lo unisce, provoca odio e non fiducia.

Cosa si può pensare di questa fase? Innanzitutto che il presidente Sergio Mattarella non poteva fare null’altro di fronte al fallimento della ormai ex maggioranza parlamentare. L’incapacità di solidarietà e collaborazione è la vera tragedia della politica italiana. Da oggi Mario Draghi non sarà più un tecnico, sarà un politico. Anzi, a ben vedere, Draghi lo è stato già un politico, eccome. Perché un altro difetto della politica italiana è quella di mettere muri invece che costruire ponti. Anche tra ruoli che per loro natura non hanno confini precisi. Draghi cosa è stato quando ha salvato l’euro (e l’Europa)? Più politico che tecnico. Sicuramente tutte e due le cose.

La sfida dovrebbe essere quella di vedere tratti comuni anche tra personaggi che la cronaca e il gossip vogliono dividere per forza. Tra Conte e Draghi (figure diversissime) esiste comunque un filo conduttore al di là della maggioranza parlamentare, al di là delle appartenenze, delle storie personali. Draghi è un socialista liberale attaccato dai tedeschi per aver difeso l’Europa mediterranea.

Cos’è stato Conte? È stato l’avvocato del popolo (definizione insopportabile perché la politica è altro, tutt’altro) diventato politico. Il suo maggior pregio? No, non è stata la gestione della pandemia, nella quale comunque non ha sfigurato. Il suo maggior pregio è quello di aver trasformato un movimento populista e antieuropeo in una forza di governo ed europeista. Per questo non possiamo che ringraziarlo. Oltre il gossip, oltre la cronaca. Oltre, anche, agli inevitabili errori.

Adesso però Conte dovrebbe aver il coraggio di portare alle estreme conseguenze il suo percorso. Dovrebbe mettersi a disposizione del suo successore come servitore della patria. Perché questo è stato. E questo dovrebbe continuare ad essere.

Lo dovrebbe fare Conte ma lo dovrebbe fare, soprattutto, la politica tutta: mettersi a disposizione con spirito altruistico, con senso delle istituzioni. Ecco quale è la drammatica esigenza del nostro Paese: avere subito una politica moderata, moderna, liberale, europeista, competente anche su questioni complesse, capace di dialogare con tutti, anche e soprattutto a livello europeo. Una politica che sappia fare anche un passo indietro per il bene del Paese e che abbia il coraggio di osare quando invece i tempi lo impongono.

Ecco, sì, serve una politica altamente istituzionale, profondamente patriottica.

Per questo la svolta non può che arrivare da destra. E questo è il momento di osare. Non c’è più tempo di attendere. Da parte loro, Salvini e Meloni hanno dimostrato tutta l’irresponsabilità di cui sono portatori. Le elezioni anticipate avrebbero significato l’ingovernabilità della nazione nel suo momento più drammatico dal dopoguerra ad oggi, con i cittadini abbandonati al loro drammatico destino.

L’incapacità di questi soggetti di mettersi al servizio delle persone è, dunque, ampiamente certificata. È arrivata l’ora di smetterla con questa destra estrema, è arrivata l’ora di seguire l’esempio di Francia e Germania che hanno una destra moderna e liberale. Capace di entrare in campo senza dividere il campo, capace di attenuare il tasso di propaganda e accentuare il tasso di buone decisioni. Capace di apprezzare il bene senza steccati di partito.

Meno fake news e più verità. Patriottismo, appunto.

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