Ci sono bambini che sono diventati anoressici o bulimici, altri che hanno iniziato a manifestare una tosse cronica nervosa dopo aver assistito al ricovero della mamma affetta da Covid-19. Altri svengono frequentemente o cercano di farsi del male procurandosi delle ferite. Si sta pericolosamente abbassando l’età in cui si inizia a fare uso di droghe. E poi ci sono i bambini e gli adolescenti che avrebbero avuto bisogno di un supporto maggiore, perché già soffrono di patologie. Invece continuano a peggiorare. Anche gli autistici, per i quali la pandemia non rappresenta solo un rischio dal punto di vista fisico, che non possono permettersi, ma anche uno stravolgimento delle loro routine, un’interruzione di rapporti sociali fondamentali, l’isolamento totale. Tutto questo sta già accadendo, più frequentemente di quanto si possa immaginare. Lo racconta a ilfattoquotidiano.it Lucia Romeo, chirurgo specializzato in pediatria e fitoterapia, responsabile del servizio di supporto alle fragilità familiari Timmi, nato nel 2019 all’interno dell’ospedale Buzzi di Milano, grazie alla collaborazione tra l’Azienda Asst Fatebenfratelli Sacco e Fondazione Terre des Hommes Italia. È qui che da mesi, insieme al suo team, raccoglie i cocci di bambini, adolescenti e famiglie a cui il Covid-19 ha stravolto la vita. Molti di loro il virus nemmeno l’hanno contratto.

Il suo è un grido di allarme, un invito ad agire prima che sia troppo tardi: “La situazione è ormai incontrollabile, rischiamo di distruggere il nostro futuro”. Per la pediatra “la conta dei contagiati e dei vaccini non basta, bisogna vivere. C’è poco da essere negazionisti, anche io ho avuto il Covid-19 e lo so bene. Ma credo che, con le dovute precauzioni, sia ora di aprire i cancelli di scuole, musei e centri sportivi”.

COSA STA ACCADENDO – Nei giorni scorsi la rivista scientifica Lancet Regional Health ha pubblicato uno studio condotto da diverse università europee per il quale sono stati utilizzati dati raccolti da 200mila cittadini di Francia, Danimarca, Olanda e Regno Unito e secondo il quale gli effetti del lockdown sulla salute mentale sono allarmanti, soprattutto per i giovani sotto i 30 anni e le persone con problemi psichiatrici pre-esistenti, perché sono loro a vivere i maggiori livelli di solitudine e ansia. Ma per i bambini e ragazzi fino ai 18 anni è anche peggio. “Studi internazionali evidenziano gravi danni nei ragazzi in termini di identità, emotività, educazione, personalità e apprendimento”, spiega Romeo, secondo cui si stanno creando “dei vuoti nella formazione, esperienza, socializzazione”, mancanze “difficilmente colmabili per la generazione futura”. “Questa generazione ‘persa’ – aggiunge – si affaccerà all’inizio della vita adulta, del lavoro e della socialità priva di una serie di sperimentazioni fondamentali sul versante educativo, sociale, culturale che peserà sul proprio futuro”.

LE VITE STRAVOLTE – Gli adolescenti e i pre adolescenti, in particolare, stanno soffrendo molto perché non vanno a scuola, non hanno più momenti di socialità, se non attraverso i mezzi tecnologici che stanno diventando uno strumento molto rischioso. “Pur di apparire e mantenere legami speciali – spiega la pediatra – i ragazzi sono disposti a trasgredire sovraesponendosi per paura di restare soli e fuori dal gruppo. Si è pensato che sarebbe stato più facile proporre la didattica a istanza agli adolescenti, già privati della possibilità di fare sport, di mangiare una pizza per socializzare, perché sono più grandi e avrebbero capito. Ma loro non sono adulti”. E tutto ciò ha portato delle conseguenze: “Si sentono poco motivati, si lasciano andare, si impigriscono”. In alcuni casi, il team del servizio di supporto ha riscontrato un aumento delle violenze in famiglia a cui assistono anche i ragazzi, dell’aggressività negli stessi adolescenti e di un aumento dei casi di abuso di alcol e droghe. Se fino a poco tempo fa l’età in cui si iniziava a fare uso di sostanze stupefacenti era intorno ai 14 anni, oggi siamo sui 12. “Lo fanno perché hanno troppa ansia, per sentire sollievo dal dolore provato, per attirare l’attenzione degli adulti o per esprimere il proprio disagio”.

Gli effetti li leggiamo tra le notizie di cronaca. “Sono continuamente in contatto con altre realtà ospedaliere – spiega la pediatra – a Roma, Firenze, Torino, Padova e tutti i colleghi riscontrano le stesse dinamiche e una serie di sintomi secondari che non eravamo abituati a leggere. Le nostre unità sono piene”. Eppure in questi lunghi mesi, le esigenze degli adolescenti sono state dimenticate, come quelle dei più piccoli, dagli 8 anni in su, “la fascia d’età più sensibile, più delicata, perché non ha ancora filtri”. Loro assorbono tutto e rispetto al passato, non si capisce per quale motivo, assistono ai discorsi degli adulti, anche quelli carichi di paure e ansie sul Covid-19, che non riescono a codificare”. Anche a questi bambini è stato tolto molto, spesso senza rendersene conto, perché le priorità sono altre. “Ho visto un bambino piangere disperatamente perché, dopo due anni, finalmente era stato ammesso in una scuola di calcio, ma poi c’è stato il lockdown e il suo sogno è crollato. Questi sono traumi”, commenta il medico che spiega come negli ultimi mesi i ragazzi che erano in cura per una serie di patologie hanno fatto tutti passi indietro.

VICINI AL COLLASSO – A tutto ciò si aggiunge una perdita di fiducia nello Stato e nelle istituzioni in generale. Le famiglie sono allo stremo psicologicamente ed economicamente e questa impotenza trasmette un’incertezza così forte, che sfocia nei ragazzi con stati depressivi e ansiosi, attacchi di panico, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare, stati ipocondriaci conseguenti alle caratteristiche della pandemia e comportamenti devianti. “Siamo di fronte ad un incremento di quelle psicopatologie che mai avremmo desiderato riscontrare in così basse fasce di età”, commenta la responsabile del servizio Timmi. Cosa fare? La pediatra non ha dubbi: “Dobbiamo porre rapidamente l’attenzione sulla salute psicologica dei giovani, mentre il governo deve organizzarsi per garantire la riapertura di scuole, musei, teatri, palestre, sempre in sicurezza, progettando momenti di aggregazione monitorati. Questo lockdown ormai troppo lungo ruba la giovinezza e la fanciullezza e le patologie che già riscontriamo possono solo aumentare. Basta restare a guardare dalla finestra, è tempo di agire”.

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