Tra le cose che un governo non dovrebbe mai fare e un presidente del Consiglio mai dire è l’annuncio della riforma della legge elettorale. Le regole del gioco deve deciderle il Parlamento. Punto. Il governo deve fare da spettatore neutrale. Punto. Ricordiamo tutti la stagione del Porcellum, il sistema col quale il governo Berlusconi organizzò la sua resistenza al comando del Paese. Ricordiamo che per raggiungere lo scopo fu chiesto a Roberto Calderoli, il ministro delle Riforme, di organizzare una trappola, un sistema di voto che aiutasse gli uni a danno degli altri. E disciplinatamente il ministro leghista eseguì l’operazione truffa e candidamente confessò di aver fatto una “porcata”, con l’aiuto e la connivenza di parecchi tra coloro che allora erano all’opposizione.
Non è certo questo l’intento dell’esecutivo, e ciò nonostante l’idea che debba essere il premier a proporre al Parlamento le regole con le quali andare al voto non sembra affatto una buona idea. Annunciare, pur nel giubilo dei tanti che in Parlamento attendono speranzosi, che è ora di ritornare al sistema proporzionale significa annullare anche la riflessione su ciò che l’Italia per decenni ha sperimentato e per decenni ha contestato.
Se è vero che l’avvento di una terza forza (i Cinquestelle) ha rotto lo schema bipolare e reso inapplicabile il maggioritario, bisognerebbe sempre ricordare che ciò che stiamo provando oggi con l’addio di Italia Viva e l’apertura della crisi, col proporzionale lo proveremmo sicuramente – soprattutto se il nuovo sistema non avesse correzioni – domani e dopodomani. Con questo o un altro governo. Il proporzionale rende pieno il criterio della rappresentanza ma danneggia quello della governabilità. Dà voce a tutte le istanze ma aumenta la capacità interdittiva, a volte unicamente ostruzionistica e/o ricattatoria delle forze minori. Tutti coloro che si sentono ago della bilancia faranno valere il diritto di decidere a chi la bilancia debba dare più peso.
Detto ciò, sarebbe meglio che a nessuno venisse in mente di cucirsi addosso la legge per vincere le elezioni, anche perché, è storia recente, poi il sarto, che sarebbe il Parlamento, non sempre si rivela all’altezza con le forbici.
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