Il governo ragiona su una nuova stretta anti-Covid in vista della scadenza del decreto, valido fino al 15 gennaio, che ha normato il periodo di festività natalizie e gli ultimi giorni. Un incontro le Regioni e i rappresentanti di Comuni e Province, convocate dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, è in programma lunedì alle 10.30 e parteciperà anche il ministro della Salute Roberto Speranza. Sul tavolo c’è un’ipotesi, avanzata dall’Istituto Superiore di Sanità e già condivisa dal Comitato tecnico scientifico, che stringerebbe in maniera importante la possibilità di istituire la zona rossa in una regione. Dopo l’abbassamento della soglia dell’Rt per determinare il posizionamento nelle fasce, si ragiona sullo scatto automatico della zona rossa se l’incidenza settimanale dei casi è superiore a 250 casi ogni 100mila abitanti.

In base all’ultimo monitoraggio, con l’abbassamento dei parametri relativi all’incidenza dei casi, l’unica regione che andrebbe automaticamente in zona rossa sarebbe il Veneto, che ieri aveva un’incidenza a sette giorni di 454,31 casi per 100mila abitanti. A rischio anche l’Emilia Romagna, con un’incidenza a 242,44. In tutto sono cinque ad oggi le regioni o province autonome che superano i 200 casi ogni 100mila abitanti: oltre a Veneto ed Emilia Romagna, ci sono la Provincia di Bolzano (231,36), il Friuli Venezia Giulia (205,39) e le Marche (201). In ogni caso, nessuna regione è sotto la soglia dei 50 casi ogni 100mila abitanti, quella che, dice la cabina di regia del ministero della Salute, permetterebbe “il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e il tracciamento dei loro contatti”. L’incidenza più bassa si registra in Toscana, con 78,95 casi ogni 100mila abitanti.

Si va inoltre verso una proroga dello stato di emergenza, che scade il 31 gennaio. Non è ancora definita la data ma il provvedimento appare una strada obbligata, considerato l’aumento dei contagi. In mattinata Speranza, intervenendo a un webinar della Federazione italiana medici pediatri, ha sottolineato che la “prima grande sfida” è “non pensare di aver vinto” e quindi “tenere altissimo il livello di attenzione e continuare con comportamenti corretti e misure restrittive che sono l’arma fondamentale per la nostra battaglia contro il virus ancora per qualche mese”.

Ieri, ha ricordato il ministro, “ho firmato delle ordinanze che riportano in arancione un pezzo significativo del nostro Paese e in Europa i dati della recrudescenza del virus sono molto significativi”. Sars-Cov-2, ha avvertito il ministro, “continua cioè a circolare e continua ad essere un avversario molto temibile e purtroppo ancora per qualche tempo le misure di mitigazione e le regole sono e resteranno l’arma fondamentale con cui difenderci”. Sulle vaccinazioni anti-Covid “siamo partiti con un ritmo molto determinato” e “ieri abbiamo superato le 500mila vaccinazioni in Italia”, ma “penso che siamo ancora all’inizio del percorso e le dosi di cui disponiamo sono ancora evidentemente limitate”.

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