Il massimo è fissato a un mese di permanenza e un solo componente della famiglia può entrare negli Stati Uniti. Con una mossa destinata ad esacerbare ulteriormente le tensioni con la Cina, l’amministrazione Trump prosegue con la guerra dei visti e limita la concessione dei visti di ingresso turistico ai membri del Partito Comunista cinese ed ai loro familiari. Con nuove misure che entrano in vigore immediatamente. Decisioni aspramente criticate da Pechino, dove la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, parla di “escalation di repressione politica contro la Cina da parte di alcune forze anti-cinesi negli Stati Uniti, estreme per pregiudizi ideologici. La Cina – ha continuato – ha presentato proteste formali presso gli Usa, sperando che alcuni vedano lo sviluppo della Cina in modo più razionale, calmo e obiettivo, abbandonando l’odio verso il Pcc”, ha aggiunto.

Ai membri del partito viene negata quindi la concessione del visto di 10 anni, che i cittadini cinesi possono ottenere. La nuova misura comunque non impedirà la richiesta di altri visti non turistici. Le nuove regole potranno avere effetto su circa 270 milioni di persone, stima il New York Times calcolando che il partito comunista cinese ha circa 92 milioni di iscritti, anche se, a parte gli alti funzionari, potrebbe essere difficile stabilire chi appartiene al partito.

La direttiva delega ai diplomatici dei consolati prendere la decisione, sulla base della richiesta di vista e dell’intervista con il richiedente. Un portavoce del dipartimento ha detto che la misura è parte di “una politica in corso, ed un’azione delle forze di sicurezza di tutto il governo americano per proteggere la nostra nazione dalla maligna influenza del Partito comunista cinese“. Con le nuove misure l’uscente amministrazione Trump lascia un altro problema alla prossima amministrazione Biden, anche se la misura è più moderata di quella che si era prospettata nei mesi scorsi, cioè il divieto di ingresso totale ai membri del partito comunista.

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