La pandemia non ferma l’Invalsi. Anche quest’anno, nonostante la didattica a distanza alle superiori e nelle classi seconde e terze della secondaria di primo grado nelle zone “rosse”, le prove si faranno. Parola della presidente Anna Maria Ajello e di Roberto Ricci, il “regista” dei famosi test. Il 23 novembre i due hanno presentato un progetto che offre alle scuole la possibilità di valutare le “perdite” dovute alla chiusura delle classi nella scorsa primavera. Nulla di obbligatorio, ma una proposta utile a maestri e professori per testare i ragazzi.

“Invalsi – ha spiegato la presidente – conducendo sistematiche prove censuarie, rivolte a tutti gli studenti dei gradi scolari in cui sono proposte, dispone di una mole enorme di dati, basti pensare al fatto che ogni anno sono coinvolti circa 500.00 studenti per ogni grado. Siamo quindi capaci di rilevare nelle prove gli errori più frequenti, quelli che evidentemente sottintendono difficoltà maggiori per gli studenti e che potremmo considerare dei veri e propri “ostacoli cognitivi”.

Invalsi ha deciso di presentare ai docenti il risultato dell’analisi delle scelte errate, mettendone in luce le ragioni riconducibili alle concezioni che le hanno prodotte, consentendo loro di utilizzare l’esito di questi studi e potersene valere nella didattica. Non solo. Sono stati prodotti dei video in cui docenti esperti, che collaborano alla stesura delle prove, illustrano l’analisi delle scelte errate e suggeriscono itinerari didattici per fronteggiarli. Ogni itinerario inoltre, ha a corredo due prove che possono essere utilizzate all’inizio e alla fine del percorso proposto in modo da disporre di dati che documentino gli esiti raggiunti. I video sono sul sito di InvalsiOpen: la loro presentazione sta avvenendo mediante appositi seminari.

“Il numero di partecipanti – sottolinea Ajello – è molto alto sino a 3300. Sono dati molto incoraggianti e doppiamente importanti perché rispondono evidentemente ad un bisogno professionale autentico dei docenti”. Sui test della prossima primavera, invece, la macchina dell’Invalsi si sta già mettendo in moto: “La nostra – dice la presidente – è una mission istituzionale. A meno che non arrivi la richiesta di sospensione delle prove da parte della ministra dell’Istruzione noi ci dobbiamo preparare per tempo. Consideriamo il fatto che nella scorsa primavera, in Olanda le prove sono state fatte e hanno consentito di mettere in campo le risorse necessarie per evitare perdite scolastiche”.

Chi tra i docenti sperava che anche quest’anno si sarebbe fatto a meno dei test Invalsi resterà deluso. All’Invalsi non spaventa certo il fatto di trovarsi in una situazione dove potrebbe prorogarsi la didattica a distanza: “A meno che le scuole non siano chiuse – specifica Ricci – non vedo ragione per non farle. Siamo pronti a farle in qualsiasi situazione anche perché non dobbiamo stampare nulla”. Il responsabile dell’area prove è particolarmente ottimista: “Le iscrizioni si sono aperte il 16 di novembre. Confrontando i dati degli anni scorsi il numero di partecipanti è più del doppio. Mai più di quest’anno abbiamo bisogno di informazioni evitando che emerga l’idea fuorviante che il riscontro di un risultato meno buono sia l’intenzione di cercare una colpa”.

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