Non ci poteva essere festa migliore. E non solo perché dopo tredici anni l’inno della Champions League è tornato a risuonare nell’Olimpico, sponda biancoceleste. La prima giornata del Gruppo F si è trasformata in un piccolo capolavoro per la squadra di Filippo Inzaghi. Merito anche del Club Brugge, che nel tardo pomeriggio ha battuto in trasferta lo Zenit, azzoppando così l’altra grande pretendente al passaggio del turno. Ma il merito è soprattutto della Lazio, che contro il Borussia Dortmund ha giocato una gara praticamente perfetta portando a casa un 3-1 che potrebbe essere fondamentale per volare agli ottavi di finale. Una prestazione più che convincente che regala ai biancocelesti la vittoria in quella che è stata definita la sfida delle difese a tre. Anche perché Favre è costretto a schierare Piszczek e il centrocampista Delaney ai lati di Hummels. Non esattamente una retroguardia imperforabile.

La squadra di Simone Inzaghi aspetta il Borussia, lascia costruire i tre centrali avversari chiedendo tutte le linee di passaggio. E così si ritrova a recuperare parecchi palloni (sono 64 i possessi persi dai tedeschi nei primi 45’). Ma la Lazio è soprattutto verticalità. Sa quando recupera palla a centrocampo e cerca la profondità di Immobile, sia quando inizia a tessere una fitta rete di passaggi buoni per preparata l’imbucata improvvisa. Due tipologie di giocate che mandano spesso in cortocircuito la retroguardia avversaria. E non è un caso che le le azioni pericolose seguano tutte lo stesso copione. Al 6’ Leiva ruba palla a Bellingham al limite dell’area e pesca Correa. L’argentino non deve far altro che spingerla in avanti verso Immobile che brucia Hitz. Quello che era stato definito il peggior acquisto della storia del Borussia impiega appena una manciata di minuti per prendersi la sua rivincita. Il raddoppio, quindici minuti più tardi, arriva grazie a un calcio d’angolo che trova prima la testa di Luis Felipe e poi quella di Hitz. Per l’Uefa si tratta di autorete del portiere ospite, ma l’azione che porta al corner è rapida come una mossa di kung fu: Luis Alberto lancia di esterno Correa, Hummels cicca l’intervento ma l’argentino si fa ipnotizzare dal portiere avversario.

La manovra del Borussia non trova fluidità. Reus non entra mai in partita, Sancho prova a dare qualche accelerazione, Haaland viene servito a intermittenza. Eppure i gialloneri hanno almeno due buone occasioni nel primo tempo: prima Haaland riesce a metter Guerreiro da solo contro Strakosha (ma l’esterno calcia debolmente), poi ancora il norvegese crossa da sinistra e pesca Meunier, che a due passi dalla porta spara fuori. La Lazio non si spaventa e continua a giocare il pallone, a cercare fraseggi. Sempre. Anche nel cuore della propria area. La sinistra è la corsia dove, grazie ai triangoli creati da Acerbi, Correa, Luis Alberto e Fares, riesce sempre a rendersi pericolosa. Nel secondo tempo Favre manda in campo Reyna al posto di Bellingham. Ma la musica non sembra cambiare. Neanche quando Luis Felipe è costretto a lasciare il campo a Hoedt.

La Lazio fa densità in mezzo, chiude tutti gli spazi. Il Borussia ha qualche occasione interessante con Haaland e Guerreiro. Per segnare, però, ci vorrebbe un colpo a sorpresa. E a inventarlo è Patric, che sbaglia un disimpegno e favorisce il gol di Haaland. Il Dortmund passa a un 4-2-4 che non altera la sostanza della partita. Perché al 76’ la Lazio cerca ancora la verticalizzazione. E trova ancora una volta il gol. Un lancio innesca Immobile tutto defilato a sinistra, la scarpa d’oro sente la presenza di un compagno in area di rigore e scarica con naturalezza verso destra dove si materializza Akpa-Akpro. È il gol del 3-1. Ma il passivo potrebbe essere ancora più pesante, visto che neanche un giro di lancette più tardi la Lazio non trasforma in rete un contropiede perfetto. Gli ultimi 10’ sono un infinito attacco a testa bassa del Borussia. I tedeschi chiudono una serie impressionante di scambi, tengono palla, ma non riescono mai a trovare una crepa nel muro biancoceleste. Il fischio finale è una liberazione per il Dortmund, che torna a casa senza punti e con il morale sotto i tacchetti. In 90’,invece, la Lazio è riuscita a ritrovare quell’entusiasmo che il calciomercato e la sconfitta di Genova sembravano aver cancellato. E ora gli ottavi di finale sono qualcosa in più di un semplice sogno.

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