“Abbiamo dei numeri ancora nei limiti della normale gestione, ma dobbiamo prepararci alla possibilità che crescano“. Mentre il governo dà il via libera al nuovo decreto Covid che impone la mascherina obbligatoria anche all’aperto, il commissario straordinario all’emergenza Domenico Arcuri si affida ai numeri per cercare di rassicurare i cittadini, sottolineando che per ora la situazione è sotto controllo. “Ieri eravamo il 18esimo paese per numero di contagiati e il 21 marzo eravamo il secondo. La Francia ha registrato 34mila nuovi contagi, la Spagna 23mila, la Gran Bretagna 11mila e l’Italia 2.677, cioè 15 volte meno che in Francia”. Qualora però la diffusione del coronavirus nel nostro Paese dovesse ricominciare a correre, Arcuri è fiducioso: “Siamo attrezzati a contenere la forza di una eventuale seconda ondata pandemica. Per ora – ha spiegato nel corso del 77esimo convegno Fimmg a Villasimius – abbiamo stabilizzato 7mila posti di terapia intensiva e 15mila di sub intensiva, e abbiamo già avviato un piano di rafforzamento delle reti ospedaliere Covid che porteranno altri 3.500 posti stabili in intensiva e 4.500 in sub intensiva”. All’inizio dell’epidemia, invece, “avevamo 5.179 posti di terapia intensiva e 6mila nelle malattie infettive e pneumologiche”.

Il commissario all’emergenza poi si è concentrato sull’altro tema caldo delle ultime settimane: la scuola. “Dobbiamo essere orgogliosi come italiani: all’inizio della pandemia facevamo fatica a distribuire le mascherine essenziali nei luoghi di maggiore fragilità. Oggi ne distribuiamo 11 milioni in 18mila istituti scolastici e le produciamo tutte da soli. Si tratta di una grande operazione di riconversione industriale“. Per quanto riguarda la consegna dei banchi monoposto, invece, garantisce che “entro ottobre” la distribuzione verrà completata.

Prima di concludere il suo intervento al convegno, Arcuri ha dedicato un pensiero ai medici presenti, ricordando che “durante l’epidemia la medicina del territorio è stata sotto stress e ha perduto molte vite con comportamenti spesso eroici”. Diverso il caso di chi non rispetta le regole perché nel suo territorio il virus è stato meno devastante. “Non è accettabile che la propensione a fronteggiare il virus possa dipendere dal luogo in cui si risiede“. Nel mondo, ha aggiunto, “ci sono ad oggi 35,5 milioni di contagiati e oltre 1 milione di morti e le persone più fragili hanno pagato il prezzo più alto, come quelle più sole e svantaggiate. Il virus – ha detto – è stato una livella, ma non per tutti purtroppo”. La pandemia, ha concluso, “ci ha spiegato che siamo tutti vulnerabili e che siamo tutti connessi , insomma ci ha ricordato quanto noi siamo una comunità. Noi italiani abbiamo spesso perso il senso della comunità nei decenni scorsi. La prima lezione che questa tragedia ci ha portato è di farcelo ricordare”.

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