Un nuovo Consiglio dei ministri convocato per martedì sera che darà il via libera alla proroga dello stato di emergenza. A seguire, la firma del nuovo Dpcm per nuove misure restrittive anti-Covid. Sono questi i passaggi previsti dall’esecutivo per rispondere all’aumento dei contagi, stabilmente oltre i 2mila casi da diversi giorni, e delle ospedalizzazioni di malati di Covid. Il nuovo dpcm dovrebbe avere una durata di trenta giorni: si confermano tutte le misure vigenti e la stretta sull’utilizzo delle mascherine, che diventeranno obbligatorie anche all’aperto. Lo ha annunciato il ministro della salute, Roberto Speranza, nell’incontro in videoconferenza con gli enti locali. Al momento non sono previste ulteriori eventuali misure che possono portare a stretta su attività. Tutte le scelte, hanno annunciato Speranza e il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, saranno comunque sempre prima condivise.

Dopo l’informativa del ministro Speranza alle Camere, martedì si riunirà il Cdm per la proroga dello stato di emergenza, al momento in scadenza il 15 ottobre. Il dpcm, ha sottolineato Speranza, arriverà solo dopo il confronto con il Parlamento e un nuovo passaggio con i rappresentanti di Regioni, Comuni e Province. Per quanto riguarda lo stato di emergenza l’orientamento resta quello di prorogarlo al 31 gennaio. Poi si procederà, come nella prima fase dell’epidemia, con l’aggiornamento periodico dei dpcm. I ministri hanno ribadito un percorso di massima condivisione in ogni passaggio: ci si tornerebbe a confrontare se in futuro si rendesse necessaria una stretta agli orari di apertura dei negozi o ad altre attività, ma il nuovo dpcm, hanno spiegato i ministri, non prevederà nessuna limitazione in tal senso. Così come, per ora, non c’è nessuna nuova stretta alle attività produttive. “Unità massima” così come fatto nella fase più critica della pandemia e “leale collaborazione“, avrebbe sottolineato Boccia, sono i principi che il governo vuole continuare a seguire nel confronto con gli enti locali.

Durante il confronto tra il governo, le Regioni, i Comuni e le province sul prossimo Dpcm, il governatore del Veneto Luca Zaia ha condiviso la necessità di mettere in campo misure nazionali per fronteggiare il Covid, ma ha chiesto anche che margine di intervento avranno le Regioni, se verrà consentito loro di adottare misure più restrittive se necessarie. Lo scrive l’Adnkronos, aggiungendo che il governatore veneto ha inoltre invitato il governo a fare attenzione “a non far passare l’Italia per lazzaretto“, rimarcando la necessità di “ribadire che l’Italia è un paese sicuro” e sottolineando come vada a suo avviso rafforzato “l’impegno di tutti per garantire test e tamponi” a tappeto. La situazione è sotto controllo, ma serve uno stretto raccordo per questa fase autunnale: è il concetto espresso dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti nel corso del confronto.

Le misure previste nel Dpcm
Il governo accoglie le richieste di gran parte dei governatori e non va oltre la stretta sull’obbligo di mascherine all’aperto e all’ipotesi di maxi-multe per i trasgressori. Ma dalla bozza del documento spunta la possibilità di chiusure “selettive” di settori – compresi bar e ristoranti – e nuovi provvedimenti sul distanziamento sociale in caso di “scenario avverso” sui contagi.
Il premier Giuseppe Conte ha deciso di far prevalere la logica politica di misure proporzionate all’andamento della situazione epidemiologica e di varare un documento il più condiviso possibile. Resta ferma l’ipotesi sul divieto per le Regioni di adottare norme anti-contagio meno restrittive di quelle del governo e la spinta verso l’incremento dei controlli da parte delle forze dell’ordine, supportati eventualmente anche dai militari. Ed è ancora sul tavolo l’idea di un inasprimento delle multe.

La mozione ‘soft’ dei governatori prevale sulle indicazioni dello stesso Cts e il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, si dice fiducioso per “una soluzione ponderata sul tema della capienza” negli impianti sportivi, teatri e locali di eventi. L’idea del presidente emiliano è quella di superare il numero assoluto di presenze (finora il limite è di mille all’aperto e duecento al chiuso) e di fare invece “riferimento ad una percentuale“, ipotizzata da alcuni intorno al 10% della capacità delle singole strutture. Non cambia per ora – garantisce il ministro dei Trasporti De Micheli – la quota massima dell’80% di passeggeri consentita sugli autobus.

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