Pochi giorni fa lo definiva un “atto di demagogia” senza possibilità di appello, oggi Silvio Berlusconi sul taglio dei parlamentari dice che sta “ancora riflettendo” perché “è molto perplesso”. E anche per questo a militanti ed eletti è deciso a “lasciare libertà di voto”. L’ex Cavaliere prende tempo sul referendum del 20-21 settembre, mentre Forza Italia rimane spaccata. Solo il 17 agosto scorso la capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini ha schierato il partito per il Sì, ma il suo annuncio è stato accolto dalle polemiche di parte del partito (da Brunetta a Malan fino a Baldelli) che invece fa da tempo campagna attiva per il No al taglio. Tra gli azzurri la linea è tutt’altro che condivisa: solo a ottobre scorso i deputati hanno votato a favore della riduzione, salvo poi guidare la coalizione dei “salva poltrone” che neanche due mesi dopo hanno firmato per chiedere un referendum.

Berlusconi fino a oggi non si è mai espresso davvero con chiarezza. Solo il 30 agosto, intervistato da la Nazione, l’ha definito un “atto di demagogia che limita la rappresentanza”. A due giorni di distanza, dopo che sono stati diffusi i sondaggi che danno il Sì nettamente in vantaggio, l’ex Cavaliere ha cambiato i toni e si è preso tempo per riflettere ancora: “Personalmente sono molto perplesso”, ha detto oggi. “Il taglio dei parlamentari è una scelta che noi avevamo già adottato fin dal 2005 con la nostra riforma costituzionale che poi però è stata cancellata dalla sinistra. In questo caso però è un taglio, come dire, russo. Che non si inquadra in una riforma complessiva del funzionamento delle istituzioni e che avrà come probabile effetto una riduzione degli spazi di democrazia con delle Regioni che non potranno essere rappresentate in Parlamento da parlamentari dei partiti della minoranza. Ed anche per questo io sto ancora riflettendo, cosa che mi ha chiesto sul mio voto, fermo restando naturalmente l’assoluta libertà di voto per i nostri militanti e per i nostri eletti”.

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Referendum, Letta: “Voterò Sì convintamente. Tutte le nostre proposte di riforma prevedevano lo stesso taglio. 630 deputati? Ne bastano 400”

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