Pronti, partenza, via. È già stata fatta l’iniezione che segna l’inizio, in Italia, della sperimentazione sull’uomo di un candidato vaccino anti Covid in Italia. Il primo volontario sano, una donna, ha ricevuto nell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma il vaccino progettato dall’azienda Biotech Reithera di Castel Romano e finanziato con otto milioni di euro da Regione Lazio e ministero della Ricerca con il Consiglio Nazionale delle Ricerche. Nel resto del mondo sono diversi i candidati vaccini che stanno seguendo le fasi della sperimentazione (Leggi la scheda completa). Alcuni sono già in fase III e nel corso di pochi mesi potrebbero essere le prime dosi da distribuire. “Credo nella scienza italiana. Sono emozionata e orgogliosa. Spero di poter essere utile al nostro popolo – la donna a cui stamattina è stata inoculata la prima dose – Mi auguro che la mia disponibilità possa essere d’aiuto per salvare vite e che le persone siano sempre più responsabili per non mettere a rischio se stessi e gli altri”. A tre ore dalla puntura le sue condizioni sono buone.

Partono così anche in Italia i test destinati a dare una prima risposta sulla sicurezza del farmaco. Un percorso molto lungo, perché a questa prima fase ne seguiranno altre due, condotte su numeri più ampi di individui per dare le risposte sull’efficacia. Il candidato vaccino chiamato Grad-CoV2, sarà somministrato a una sola persona, che in seguito alla vaccinazione sarà tenuta in osservazione per qualche ora. A distanza di quattro giorni si prevede di somministrare il vaccino ad altre due persone, poi ad altre quattro e così via a un numero crescente di volontari, fino ai 90 previsti in questa fase 1. Si prevede di cominciare da chi ha meno di 55 anni e di arrivare solo in un secondo momento a chi ne ha oltre 65. Secondo il protocollo stabilito dall’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) i 90 volontari sono infatti organizzati in due coorti: una di 45 individui sani di età compresa tra 18 e 55 anni e una di 45 individui sani di età compresa tra 65 e 85 anni. Ogni gruppo di età è diviso in tre sottogruppi di 15, ciascuno dei quali riceverà tre dosi crescenti. Per quanto riguarda gli altri candidati vaccini la sperimentazione riguarda già migliaia di persone e tra Gran Bretagna (Oxford), Stati Uniti e Cina ci sono già diversi vaccini che hanno almeno superato la fase I e II senza contare che nei giorni scorsi Vladimir Putin ha annunciato che la Russia ha già un vaccino. Ma in questo caso ci sono i dubbi della comunità scientifica: arrivati per ultimi nella grande corsa, i russi non avrebbero ancora fornito dati.

Il vaccino, che prevede un’unica somministrazione, è uno dei due progettati in Italia (l’altro è quello dell’azienda biotech Takis, sempre di Castel Romano) e si basa su un virus reso inoffensivo e incapace di moltiplicarsi, utilizzato come una navetta per trasportare nelle cellule l’informazione genetica che corrisponde alla proteina Spike, l’arma che il virus Sars CoV 2 utilizza per invadere le cellule. Il virus-navetta fa parte della famiglia degli adenovirus, la stessa cui appartiene il virus del raffreddore, ed è di origine animale.È infatti un virus dei gorilla e, rispetto al suo analogo umano, ha il vantaggio di non essere riconosciuto dagli anticorpi in modo da raggiungere indisturbato le cellule alle quali è diretto per recapitare il suo carico. Giunto a destinazione, il frammento genetico che corrisponde alla proteina Spike stimolerà le cellule a produrre solo quel frammento della proteina, che a sua volta stimolerà la produzione di anticorpi. I test finora condotti sui topi indicano che il vaccino è in grado sia di stimolare la produzione di anticorpi neutralizzanti, sia la riposta delle cellule immunitarie chiamate linfociti T killer, capaci di riconoscere le cellule colpite dal virus.

“L’Italia con questo vaccino entra da protagonista nella guerra dei vaccini, non per arrivare prima ma per arrivare meglio e mettere il Paese in un sistema di parità. Perché avere un vaccino italiano significa non essere schiavi e servi di altri Paesi che diranno ‘io prima’.”ha detto il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito, commentando la prima inoculazione del vaccino italiano stamattina nell’istituto. “Il nostro è un protocollo complesso è scrupolo – ha aggiunto – che garantirà la massima sicurezza”. Ippolito ha inoltre spiegato: “Ci vorranno almeno 24 settimane per completare fase I sperimentazione sull’uomo vaccino. Poi passeremo alla fase II per la qual ci stiamo già preparando. Giocare sui tempi e ridurre la sperimentazione non è utile”.

“A noi interessa che il vaccino sia efficace. Se tutto avviene nei tempi programmati il nostro auspicio è che sia prodotto in primavera – ha spiegato il direttore sanitario dello Spallanzani Francesco Vaia – Il primo volontario a cui stamattina è stata inoculata la dose di vaccino verrà tenuto in osservazione per 4 ore da una equipe poi tornerà a casa e verrà monitorato per 12 settimane. Mercoledì proseguiremo con altri due volontari e così a seguire tutti gli altri fino a 24 settimane. Poi se tutto andrà bene ci saranno la seconda e la terza fase di sperimentazione che probabilmente faremo in un paese dell’America Latina dove il virus è in crescita”. Vaia ha spiegato che molti volontari hanno detto che intendono “devolvere il rimborso spese previsto alla ricerca“.

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