Si è chiusa alle 12 del 22 agosto la partita per la presentazione delle liste elettorali in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia, le sei Regioni al voto il 20 e 21 settembre prossimi. Una maratona che, per i partiti, va avanti da settimane, tra tentativi di alleanza in extremis e candidati eccellenti fatti fuori dopo lo scandalo del bonus 600 euro incassato da alcuni consiglieri locali. Mentre in Veneto, Toscana e Campania i giochi sono chiusi da tempo, c’era attesa per eventuali colpi di scena in Puglia e Marche, al centro delle trattative tra Pd e Movimento 5 stelle dopo gli appelli all’unità del premier Giuseppe Conte e del ministro Luigi Di Maio. Un’intesa che però è stata raggiunta solo in Liguria con il candidato unitario Ferruccio Sansa. E ora è nelle decine di liste depositata che si nascondono le sorprese (o le conferme) tra gli ennesimi ritorni dei volti noti che hanno deciso di riciclarsi in Regione e impresentabili. In Veneto è spuntato ad esempio anche un fedelissimo dell’ex sindaco Flavio Tosi, che corre dalle liste di Forza Italia in sostegno del leghista, mentre in Puglia l’ex senatore Antonio Azzollini condannato per la vicenda della Casa della Divina Provvidenza. Senza dimenticare Clemente Mastella, regista di una delle 15 liste che sostengono Vincenzo De Luca in Campania. Già nelle scorse ore intanto aveva fatto discutere la candidatura in Puglia con Forza Italia dell’ex assessore di Emiliano all’agricoltura Leo di Gioia, insieme al consigliere indagato con il governatore (già arrestato nel 2019) Napoleone Cera. Decine poi i passaggi di casacca (soprattutto verso Fratelli d’Italia), senza dimenticare gli ex M5s che o corrono da soli puntando alla presidenza o hanno scelto altri partiti.

15 liste per De Luca in Campania. C’è anche quella di Mastella. E tra i candidati un massone in sonno – Il governatore uscente della Campania Vincenzo De Luca può vantare ben 15 liste in suo sostegno, così tante che persino Mastella nei giorni scorsi aveva messo in guardia sull’assembramento eccessivo. Ma di sicuro il presidente-sceriffo si è costruito un impianto che gli garantisce un sostegno bipartisan. Così tra i candidati che lo sostengono c’è ad esempio il demitiano Ernesto Sica, ex uomo di Berlusconi, poi leghista e ora passato a Italia viva di Matteo Renzi. Il suo nome è noto anche perché fu autore, insieme a Cosentino, di un dossier per screditare Stefano Caldoro (che poi lo ha perdonato). Ma non solo. In prima linea appunto anche Mastella, che ha presentato la lista “Noi campani”, completando così una delle sue ennesime mosse di trasformismo: sindaco di Benevento, a febbraio si è dimesso annunciando di voler correre alle Regionali e lamentando di essere stato (proprio lui) “fregato dai voltagabbana”. Poi ha cambiato idea ed è tornato al suo posto, ma alla competizione ha presentato comunque i suoi candidati in sostegno del centrosinistra. Ma per il presidente non è Mastella di certo il problema. Scorrendo la lista, si trovano i radicali di “Più Europa”, che hanno deciso di far correre per De Luca il massone “in sonno” Enzo Peluso. Ma anche su questo De Luca non sembra avere particolari problemi.

Nel campo del centrodestra, invece, che ha schierato per la presidenza Stefano Caldoro, con Fratelli d’Italia si candida Marco Nonno, condannato (maggio 2014) a otto anni in primo grado per devastazione durante l’emergenza rifiuti. Con la Meloni corre anche Enzo Rivellini, che nel 2017 venne trovato da NapoliToday a una messa in piazza del Plebiscito a Napoli in memoria dei caduti della Repubblica di Salò. Saltata l’intesa con i dem per spingere il ministro dell’Ambiente, il Movimento 5 stelle ha candidato di nuovo la consigliera uscente Valeria Ciarambino. Mentre corre da sola anche Sinistra italiana, in campo con Luca Saltalamacchia.

Toscana, terremoto in Forza Italia – Nella Regione rossa gli occhi sono puntati sul dem Eugenio Giani e la leghista Stefania Ceccardi che si contenderanno le presidenza, con una sfida per certi versi molto simile a quella dell’Emilia-Romagna. Ma intanto il terremoto c’è stato in Forza Italia durante la presentazione delle liste in Toscana. Il coordinatore regionale Stefano Mugnai ha rassegnato le proprie dimissioni a causa di una “capolistura” imposta dai vertici nazionali del partito. Il nome della discordia, rivela un dirigente fiorentino, è quello di Marco Stella, vicepresidente azzurro in Consiglio regionale e imposto ora come capolista nella circoscrizione di Firenze da Arcore. Perché arrivare alle dimissioni? “Le voci che si sono rincorse sulla stampa sulle ipotesi di un passaggio” di Stella “dapprima ad Italia Viva, poi addirittura a fianco di Eugenio Giani e infine con la Lega“, non sono “mai state smentite personalmente da lui”. Il cambio di casacca c’è stato invece per Nicola Cecchi, candidato al Senato con i 5 stelle nel 2018 e ora in quota Fratelli d’Italia. Poi c’è una new entry (o almeno si fa per dire).

Dopo 30 anni di assenza, torna alle urne in Toscana il simbolo del Pci con falce e martello. Rinato nel 2016, ora è in mano al candidato governatore Marco Barzanti. Qui è apparso per l’ultima volta sulle schede elettorali nel maggio 1990, pochi mesi prima della nascita del Pds avvenuta dopo la “svolta” di Achille Occhetto. Ma non è la sola vecchia sigla che ritorna. In sostegno del dem Giani infatti è stata presentata la lista civica Orgoglio toscano che vede: Partito Repubblicano Italiano, Partito Socialista, Italia dei Valori e Centro democratico.

Niente accordo nelle Marche tra Pd e M5s: l’ex capogruppo grillino corre per i dem – Archiviato il tentativo di stringere un accordo con i dem, il Movimento 5 stelle corre da solo nelle Marche con Gian Mario Mercorelli. Il centrosinistra e il suo candidato Maurizio Mangialardi dovranno ora puntare sui voti dei grillini delusi e sperare di riuscire a tenere la Regione. Non è un caso che il capolista ad Ancona della lista civica “Marche coraggiose” che sostiene proprio Mangialardi sia Gianni Maggi: ex capogruppo M5s e ed ex candidato M5s alla presidenza della Regione che ha lasciato i suoi in segno di polemica per il mancato accordo con i dem. Il centrodestra si gioca tutto con il candidato Francesco Acquaroli, in quota Fratelli d’Italia, accusato in passato per aver partecipato a una cena ad Ascoli in ricordo della marcia su Roma con un menù con il fascio littorio. Diversi i partiti al debutto: Sabrina Banzato è candidata alla guida della Regione per Vox Italia, il movimento di Diego Fusaro in prima linea contro le misure anti-Covid disposte dal governo. In pista pure Anna Rita Iannetti, esperta in neuroscienze per la Biologia del Comportamento, candidata dal Movimento 3V (Vaccini vogliamo verità).

Puglia, dall’ex sindaco incandidabile al ritorno di Azzollini – Anche qui l’intesa Pd-M5s per convergere su Emiliano non si è fatta. L’uscente Michele Emiliano cercherà la riconferma, nonostante il mancato accordo con i 5 stelle. Anche per lui, come per De Luca, sono 15 le liste che lo sosterranno per oltre 700 candidati e con un’asse che va dal partito animalista al Partito democratico. A imbarazzare Emiliano in queste settimane è stato Angelo Riccardi, ex sindaco di Manfredonia, comune sciolto per mafia a fine 2019. Se non fosse stato per l’intervento del Tar, che a luglio ha stabilito la sua incandidabilità, Riccardi avrebbe corso in sostegno del centrosinistra (anche se a lungo si è vociferato di un suo passaggio con Fitto). Morale: Riccardi non ci sarà in prima persona ma farà campagna per Rino Pezzano e Lucia Trigiani, entrambi nella lista Con che sostiene Emiliano.

La notizia delle ultime settimane però, è che a fare da capolista in tre circoscrizioni per il governatore uscente c’è l’epidemiologo Pierluigi Lopalco. “Serve serietà”, aveva commentato il competitor del centrodestra Raffaele Fitto nell’apprendere la sua candidatura. Senonché anche lui ha deciso di schierare un’esperta nel campo della microbiologia, cioè Danila De Vito dell’Università di Bari. Diverse conferme nelle liste di Fratelli d’Italia, tra cui il capogruppo uscente Ignazio Zullo. Il nome nuovo è quello del generale Giuseppe Silletti, nominato dal governo Renzi come commissario straordinario all’emergenza Xylella in Puglia e dimessosi dopo l’avviso di garanzia ricevuto dalla procura di Lecce. L’indagine poi è stata archiviata nel 2019. Lascia Forza Italia per il partito guidato da Giorgia Meloni l’ex consigliere comunale di Bari Pasquale Finocchio, mentre se ne va per lo stesso motivo dalla Lega il collega Michele Picaro.

Gli azzurri, invece, hanno deciso di schierare l’ex assessore di Emiliano all’agricoltura Leo di Gioia, insieme al consigliere indagato con il governatore (già arrestato nel 2019) Napoleone Cera. Torna, nelle liste di Forza Italia, anche l’ex senatore ed ex sindaco di Molfetta Antonio Azzollini. Per lui risale a gennaio scorso la condanna a 1 anno e 3 mesi per il crac della Casa della Divina Provvidenza di Bisceglie. Essendo la condanna in primo grado per bancarotta semplice e a meno di due anni, per lui non scatta l’incadidabilità secondo la legge Severino. Pochi mesi prima, dicembre 2019, aveva incassato l’assoluzione per l’accusa di truffa sulla costruzione del porto di Molfetta.

Veneto, Zaia non ricandida i 3 consiglieri del bonus. L’uomo di Tosi corre con Fi – Il governatore uscente del Veneto, Luca Zaia, è il grande favorito delle prossime Regionali: in testa ai consensi, non solo locali, punta alla riconferma per poi dare ancora più forza alle mire nazionali. Ma nelle scorse settimane si è trovato a dover gestire lo scandalo del bonus 600 euro incassato da parlamentari e consiglieri regionali. Nell’elenco dei leghisti che ne hanno fatto richiesta, infatti, c’erano tre suoi fedelissimi: Riccardo Barbisan, Alessandro Montagnoli e il vice presidente dell’attuale Giunta Gianluca Forcolin (che però non l’ha ottenuto). Tutti e tre non sono stati ricandidati. Al loro posto sono stati scelti Christian Schiavon, assessore al bilancio a Treviso, l’assessore veronese Luca Zanotto e il segretario del Carroccio a Caorle Gianfranco Gnan.

E’ spuntato nelle liste di centrodestra anche un fedelissimo di Flavio Tosi (sindaco di Verona dal 2007 al 2017), attualmente indagato per concorso in peculato nell’ambito di un’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Verona. E’ in corsa per Forza Italia Alberto Bozza, ex assessore ‘tosiano’ a Verona. Bozza, 43 anni, già di Forza Italia, è attualmente consigliere comunale a Verona, eletto con le insegne della Lista Tosi. Proprio Tosi nel 2015 ha rotto col partito di Salvini.

Zaia correrà con cinque liste, tre della galassia leghista: Lega, Zaia Presidente e Veneta Autonomia più quelle degli alleati Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il principale sfidante è l’ex vice sindaco di Padova Arturo Lorenzoni, appoggiato dal Partito Democratico. Il Movimento Cinque Stelle punta sull’ex deputato Enrico Cappelletti. Candidata presidente, tra gli altri anche l’ex pentastellata Patrizia Bartelle (Veneto Ecologia Solidarietà): nella sua squadra spuntano l’ex assessore regionale dei Verdi Michele Boato e Antonio Pellegrino, per due volte vice presidente dell’Associazoione sordomuti.

Liguria, dalle ex M5s storiche in corsa da sole al candidato Fi che ha dato il posto alla madre – Chiude la partita elettorale la Liguria, dove è sfida a due tra Ferruccio Sansa e l’uscente Giovanni Toti. Anche qui Italia viva ha deciso di correre da sola, candidando Aristide Massardo con +Europa e Psi. Tra i candidati della coalizione Pd-M5s il nome noto è quello di Flavio Gaggero, 83 anni, dentista di Beppe Grillo, Gino Paoli e Renzo Piano e noto per il suo impegno nel curare migranti e indigenti. L’accordo Pd e M5s non è stato però indolore, tanto che alla presidenza si candidano due ex esponenti storiche del Movimento: l’ex consigliera M5s Alice Salvatore (lista Buon senso) e l’ex dissidente Marika Cassimatis (lista Base costituzionale).

Nell’area del centrodestra scende in campo Marco Scajola, nipote del sindaco di Imperia Claudio (ex uomo forte di B.), nonostante Scajola senior abbia più volte sottolineato la sua ostilità al governatore uscente. Poi c’è il caso dell’azzurro Filippo Maria Bistolfi, che si è ritirato per rispettare la regola delle quote rosa ma ha messo la madre al suo posto. E quello del capogruppo di Fi a La Spezia, Fabio Cenerini, noto alle cronache perché nel 2017 scrisse su Tripadvisor un commento razzista contro una cameriera di colore con costume tirolese in servizio a Cortina d’Ampezzo.

*aggiornato da redazione web il 28 agosto alle 11.05

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