L’indice di contagiosità Rt, attualmente con un valore pari a 0,83, “potrebbe sottostimare leggermente la reale trasmissione del virus a livello nazionale”. Lo rivela il consueto bollettino settimanale dell’Istituto superiore di sanità sull’evoluzione della pandemia. Secondo gli scienziati, il motivo è che nel periodo compreso fra il 30 luglio e il 12 agosto l’indice è stato calcolato “sui soli casi sintomatici“. Il numero dei nuovi positivi al Covid (con sintomi), si legge ancora nel rapporto, “è stato sostanzialmente stazionario nelle scorse settimane”. Si rileva quindi che “in questo particolare momento dell’epidemia l’indice di trasmissione (Rt) calcolato sui casi sintomatici, pur rimanendo l’indicatore più affidabile a livello regionale e confrontabile nel tempo per il monitoraggio della trasmissibilità”, deve essere sempre interpretato “tenendo anche in considerazione il dato di incidenza”.

Diverso è il caso di chi non manifesta febbre, tosse o altre spie del virus: secondo l’Iss, il numero di asintomatici è in aumento. Lo dimostrano le attività di tracciamento dei contatti e i casi importati dall’estero. A questo proposito, gli scienziati osservano che a partire da metà giugno le nuove infezioni da Sars-Cov-2 sono avvenute soprattutto localmente. Se si prende in considerazione solo il periodo tra il 3 e il 16 agosto, risultano “779 i cittadini italiani di ritorno da un viaggio all’estero risultati positivi”. Si tratta solo del 27,2% del totale. L’Italia, segnala il documento nelle conclusioni, “si trova in una fase epidemiologica di transizione con tendenza ad un progressivo peggioramento. Nelle due ultime settimane si rileva la trasmissione diffusa del virus su tutto il territorio nazionale che, quando si verificano condizioni favorevoli, provoca focolai anche di dimensioni rilevanti. Questo aumenta lo stress sui dipartimenti di prevenzione, incaricati di tracciare tutti i casi e i contatti”.

Nonostante questo, concludono gli esperti, il 63,8% dei nuovi casi di Covid-19 tra il 3 e il 16 agosto è stato trovato grazie all’attività di indagine con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti, oltre che di screening. Nello specifico, il 31,5% dei casi è stato individuato grazie al contact tracing, mentre il 32,3% è stato identificato tramite attività di screening. I rimanenti casi sono stati identificati in quanto sintomatici (31,2%) o non è riportata la ragione dell’accertamento diagnostico (5%).

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