Le scuole riapriranno a settembre nonostante “sia in atto un sabotaggio da parte di chi non vuole che ripartano”. Tradotto: pezzi di sindacato. E sullo sfondo ecco i contrasti sul concorso con prova selettiva. “Si prenda a remare tutti nella stessa direzione”, è il messaggio della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, in un’intervista a La Repubblica, nella quale torna a rassicurare sulla ripresa in presenza delle lezioni al via del nuovo anno scolastico, ma soprattutto attacca i rappresentanti degli insegnanti provocando una reazione feroce da parte di Cgil e Cisl, che parlano di polemiche “gratuite” e “insensate” che “torneranno indietro come un boomerang”. Per la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, “condurre una nave è cosa ben diversa dal volerne solo mostrare a tutti i costi la bellezza. Schettino insegna”. Lo scontro non è andato giù al segretario dem Nicola Zingaretti, che su Twitter scrive: “Sulla scuola il governo usi la collaborazione e non alimenti divisioni. La riapertura in sicurezza è per il Pd la priorità assoluta. Primo banco di prova del doverno alla ripresa e bisogna lavorare insieme al mondo della scuola per raggiungere questo obiettivo”.

La ministra dal canto suo ricorda di aver collaborato fino al 2017 con un sindacato, con il quale continua un confronto aspro sulle modalità di selezione dei nuovi docenti: “Non c’è dubbio però che in questo ruolo mi sia trovata di fronte a una resistenza strenua al rinnovamento. Non è un mistero che i sindacati siano contrari al concorso con prova selettiva: vorrebbero stabilizzare i precari, immissione in ruolo per soli titoli. Ma sa la sorpresa qual è? Per 80mila posti sono arrivate in totale 570mila domande. Di queste solo 64mila sono di docenti con almeno 36 mesi di servizio. Le altre 506 mila sono di neolaureati o giovani docenti. I precari hanno diritti acquisiti, ma i giovani hanno diritto di accesso”, argomenta. Per questo, i concorsi “sono indispensabili” e formazione del personale e digitalizzazione “passano anche dall’immissione di energie nuove nella scuola”.

Le istanze in campo, continua la ministra, “sono moltissime, tutte legittime, e la volontà di accoglierle, fin dove possibile, assoluta”. Quello che a suo avviso non è ammissibile “sono atteggiamenti che mirano a conservare potere e rendite di posizione nell’interesse non di tutti ma di alcuni”. Molti dirigenti scolastici, dice ancora, “mi raccontano di diffide che ricevono in questi giorni, poi le minacce di sciopero, di richieste in massa di aspettativa: viviamo un momento in cui come mai prima dobbiamo collaborare. Io sono dalla parte della scuola. Vorrei tornarci avendo fatto il possibile per migliorare quel che ho trovato”. Un aspetto, quello delle diffide, confermato dall’Associazione nazionale dei presidi: “Stanno pervenendo a molti dirigenti scolastici atti di diffida privi di qualunque fondamento. Non ne conosco la matrice, so che sono stati compiuti molti sforzi, il governo ha investito molto, i presidi hanno lavorato tutta l’estate e non si può vanificare questo lavoro per deliranti richieste e sospetti di inadeguatezza del sistema scolastico”, dice Antonello Giannelli. “Non condivido le posizioni – aggiunge – di coloro che minacciano i dirigenti per ricorso alle vie legali perché non vogliono ci sia la ripartenza della scuola”.

Di tutt’altro avviso i sindacati: “Veramente fuori luogo la polemica voluta e cercata dalla ministra Azzolina, con un attacco insensato ai sindacati sorretto anche da un uso disinvolto dei dati e, almeno per quanto ci riguarda, da un’evidente distorsione del nostro pensiero. Mi chiedo che bisogno aveva di spostare l’attenzione su un tema, quello dei concorsi, che non è affatto centrale e prioritario in questo momento, ma forse l’intento è proprio quello di distrarre l’attenzione dai limiti sempre più evidenti della sua gestione”, replica Gissi parlando di una “scoperta dell’acqua calda” sui tanti neolaureati pronti a partecipare al concorso. Sui rappresentanti dei lavoratori che remano contro, Gissi ricorda che “sono mesi che chiediamo al governo e alla ministra di remare con più vigore verso l’obiettivo di una riapertura in sicurezza delle scuole, obiettivo su cui bisognerebbe oggi concentrare attenzione e energia, senza alimentare polemiche fuori luogo”. La “prolungata inconcludenza” sta “generando una situazione di incertezza, confusione e preoccupazione diffusa, in primo luogo tra gli utenti del servizio” scolastico. “Parlare meno e remare di più. E rimanendo in tema di metafore marinare: condurre una nave è cosa ben diversa dal volerne solo mostrare a tutti i costi la bellezza. Schettino insegna”, affonda la numero della Cisl Scuola.

“Questo tentativo disperato ed imbarazzante di attribuire le responsabilità sui problemi dell’apertura dell’anno scolastico al sindacato, è smentito dai fatti”, la replica di Francesca Sinopoli della Cgil Scuola. Il governo, attacca, “si è mosso con grave ritardo” e le “responsabilità” del ministero dell’Istruzione “sono evidenti” perché “le risorse stanziate sono insufficienti, non sono arrivate per tempo, c’è purtroppo una grave mancanza di coordinamento tra i vari attori istituzionali”. “Credo – aggiunge Sinopoli – che questa accusa gratuita si rivelerà un boomerang per la ministra”. Augurandosi una smentita da parte della ministra, Sinopoli giudica le dichiarazioni un “grave errore comunicativo e, se non smentite, grave errore politico” perché “l’accusa di sabotare è destituita di ogni fondamento”.

“Mentre i nodi arrivano al pettine, assistiamo ad una reazione scomposta del ministro dell’Istruzione, che con il ricorso ad una serie infinita di luoghi comuni e stereotipi – le donne, il sessismo, la resistenza al cambiamento, il sindacato cattivo – si costruisce un ruolo di vittima sacrificale alla vigilia di una apertura della scuola che come un mantra ripete ossessivamente (chissà se ci crede anche lei). Bisogna trovare il colpevole!”, la replica del segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi. “Cosa c’è di più facile che individuarlo nel sindacato, come se ce ne fosse uno soltanto, come il ministero che è, o dovrebbe essere, uno solo”.

Nell’intervista a Repubblica, tra le altre cose, la ministra ha anche ammesso che i dirigenti scolastici, in situazioni particolari, potranno “la didattica a distanza per alcuni gruppi” ma solo nelle scuole superiori. A tre settimane dalla ripartenza, tuttavia, sostiene che le scuole riapriranno per tutti, in presenza, anche se i numeri del contagio dovessero peggiorare: “Tutti ci auguriamo che i dati migliorino. Dipende dai comportamenti. È una questione di responsabilità: individuale e collettiva”, aggiunge sottolineando che gli esami di Stato “si sono svolti in sicurezza, nessun ragazzo si è ammalato. I nuovi contagi sono avvenuti in vacanza, non a scuola”. E tornare in aula, aggiunge Azzolina, è “fondamentale soprattutto per i ragazzi di famiglie fragili”, perché “non farlo significherebbe lasciarli per strada: le criminalità e le mafie non aspettano altro”. In classe, ricorda, “bisogna rispettare le regole. Un metro di distanza. Se non ci sono le condizioni, nel rapporto spazio-numero di studenti, bisognerà usare le mascherine”.

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