È stato giustiziato in Iran, dopo due anni di prigionia, Mahmoud Mousavi-Majd con l’accusa di essere un informatore di Cia e Mossad, rispettivamente intelligence di Usa e Israele. L’uomo era stato arrestato con il sospetto di aver fornito ai due paesi dati sensibili sulle forze iraniane, tra cui informazioni sul generale della Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, Qassem Soleimani, poi ucciso il 3 gennaio scorso in un raid aereo vicino all’aeroporto di Baghdad.

A diffondere la notizia dell’esecuzione l’agenzia di stampa Irib e quindi la tv di Stato iraniana. L’uomo è stato condannato per essere “vicino a Cia e Mossad” secondo il giudizio del Tribunale di Teheran, e aver fornito in particolare informazioni sensibili sull’unità di spedizione ‘Quds’, una forza speciale del Corpo armato iraniano comandato direttamente da Soleimani. Il generale sarebbe poi stato ucciso molto tempo dopo l’arresto di Majd durante un raid aereo a Baghdad organizzato dagli statunitensi che ha portato alla morte di altri sei uomini tra cui Abu Mahdi al-Muhandis, comandante delle Forze di Mobilitazione Popolare irachene.

Alla morte del proprio generale l’Iran reagì cinque giorni prima dopo con un attacco missilistico diretto alle forze statunitensi presenti in Iraq. Durante l’attacco, però, venne colpito accidentalmente vicino Teheran anche un aereo di linea ucraino, uccidendo 176 civili a bordo. L’Iran, proprio ieri, ha confermato l’invio in Francia delle scatole nere dell’aereo dell’Ukraine International Airlines abbattuto per errore nel gennaio scorso dai Pasdaran. “Le scatole nere sono state trasportate a Parigi”, ha detto il vice ministro degli Esteri iraniano Mohsen Baharvand, citato dal giornale ‘Etemad’, dopo che nelle settimane scorse l’Ufficio francese di indagini e analisi per la sicurezza dell’Aviazione civile (Bea) aveva rivelato che l’Iran aveva chiesto aiuto per decifrare i flight recorder, operazione che inizierà oggi. Tre giorni dopo l’incidente, lo Stato maggiore iraniano aveva ammesso che l’aereo era stato abbattuto per errore da due missili Tor M1, dopo che un funzionario addetto alla difesa aerea lo aveva identificato come un mezzo nemico.

“Dobbiamo discutere con i nostri fratelli iracheni e perseguire la mossa criminale degli Stati Uniti autori dell’assassinio del generale Qassem Soleimani e dei suoi compagni a Baghdad il 3 giugno” ha detto ancora ieri il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif al suo arrivo a Baghdad per una visita di un giorno. Obiettivo della missione l’incontro con il ministro degli Esteri iracheno, nonché con il capo della milizia appoggiata dall’Iran, Al-Hashd al-Shaabi, per discutere degli ultimi sviluppi regionali e dei “crimini statunitensi nella regione“. Il 29 giugno scorso l’Iran ha emesso mandati d’arresto per 36 cittadini di Stati Uniti e altri Paesi, incluso il presidente americano Donald Trump, con l’accusa di aver ordinato, preparato o attuato l’uccisione del generale Soleimani.

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