“Perché non parli?”, Michelangelo nell’estasi della contemplazione del suo Mosè, gli lanciò sul ginocchio lo scalpello che impugnava. Chissà se a Massimiliano Flory Finazzer, regista, drammaturgo, attore, insomma poliedrico, sarà venuto in mente il leggendario aneddoto. Lui le statue le ha fatte parlare nel cortometraggio di 18 minuti “Ali Dorate” durante il tempo sospeso del lockdown. Perché sono rimaste sole. Dove sono finiti quegli ometti piccoli e fragili che gridano e si agitano…

Il cortometraggio girato con un drone fa dialogare la Madonnina con la statua di Alessandro Manzoni, un severo Giuseppe Verdi convinto che solo se torneremo all’antico ci sarà progresso. La città raccontata dal punto di vista di 19 statue ( allusione al Covid-19). Sole. Ma non in silenzio. Sant’Ambrogio che ci rassicura che il tempo ci guarirà. Il film allude a un viaggio verso il ritorno, un invito a credere alla rinascita di Milano. E non solo. Perché le statue, angeli della storia, quando gli umani usciranno a vedere le stelle, loro saranno ancora lì.

Il docu è un omaggio a Giulio Giorello, il fifosofo della scienza, recentememte scomparso. Lui che amava tre cieli, quello di Milano, quello dell’Irlanda e quello di Kant (perchè due sono le certezze dell’uomo: la legge morale dentro di noi e il cielo stellato sopra di noi).
Come nei Sonetti di Michelangelo la poesia si fa scultura, uno scolpire parole come ha scolpito la Pietà e il Mosè, in “Ali Dorate” la statua si fa poesia. E Flory Finazzer strizza l’occhio all’iconico “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders.

“In città il silenzio sapeva di attesa. Dunque veniva dal teatro della vita. Bisogna avere il coraggio di dire che il silenzio è stato bellissimo. Infatti ora manca. È vero che in realtà come tutti i silenzi aveva le sue voci. Le sirene, ma anche le fontanelle d’acqua, il vento, i cani, le colombe”, ricorda il regista che ha messo in scena per la prima volta in lingua rinascimentale lo spettacolo Essere Leonardo da Vinci. Un’intervista impossibile. In tournée mondiale fino al 2019.
“Qui ci siamo detti: non è vero che le città sono vuote. Esse sono piene d’arte. Guardatele”. Candidato al Festival di Venezia e di Toronto, co-prodotto da Rai Cinema, pur rimanendo degli indipendenti, da ottobre, finalmente, nelle sale. Lunga Vita al Cinema.

pagina Facebook di Januaria Piromallo

Articolo Precedente

Lamento di una mascherina. Da scudo di protezione a OSM (Oggetto Socialmente Modificato)

next
Articolo Successivo

Capri in maschera(ina). Prevenire è meglio che curare. Gli anemacorizzati ballano a distanza di sicurezza ma non rinunciano a un selfie con Belen

next